L’uomo e l’orgasmo femminile

L’uomo e l’orgasmo femminile

Come posso portare la donna all'orgasmo?

Gigi: Sono Gigi di Venezia, ho 22 anni e stavo leggendo una delle vostre rubriche riguardo ai disagi sessuali. Ho una compagna da circa un anno. Lei ha un modo solo di raggiungere l’orgasmo, molto difficoltoso, nel senso che richiede tempo e una certa resistenza da parte mia, in quanto è un orgasmo vaginale. Questo fatto mi ha portato a “temere” questa cosa: ho paura di non riuscire più a portarla all’orgasmo e questo a volte mi porta a non riuscire nemmeno ad iniziare, tanta è la poca fiducia che ormai ho di me.

Elmar: Caro Gigi, l’orgasmo di lei è principalmente il suo tema, non il tuo. Quando come uomo ti senti responsabile per l’orgasmo della donna, sei già nei guai, perché t’intrometti in qualcosa che non puoi gestire e nemmeno controllare. Tu puoi stimolarla e amarla, ma poi è lei che si deve abbandonare all’orgasmo e lì non ci puoi fare proprio niente. Anzi, più ti dai da fare, più tensione crei in te e di conseguenza trasmetti questa tensione anche a lei.
Ma spiegami una cosa, non so se ho capito bene: la tua ragazza raggiunge l’orgasmo soltanto attraverso la stimolazione vaginale? Col clitoride no? Quanto tempo ci vuole?

Gigi: Ti ringrazio moltissimo per avermi risposto. L’orgasmo della mia compagna è di tipo interno o vaginale. Il tempo che ci vuole è variabile e dipende molto dal suo stato d’animo, dall’eccitamento e da mille altri fattori. Il fatto è che la mia ansia adesso fa sì che io non veda l’ora che finisca il ‘suo’ turno perché ho paura di non riuscire ad arrivare alla fine. Questo sta provocando molti problemi. Avrei solo bisogno di tornare il ragazzo sicuro che sono sempre stato, perché all’epoca non c’era nemmeno l’ombra del problema.

Elmar: Caro Gigi, vedo due vie d’uscita:

  1. La tua compagna inizia ad accarezzarsi il clitoride mentre fate l’amore, così viene stimolata doppiamente, dentro da te e fuori dalle sue dita
  2. Tu allunghi i tempi dell’atto amoroso. Abbiamo un programma che dura circa 3 – 4 mesi a questo scopo.

Quale opzione ti piace di più?

Gigi: Il problema non è la durata ma la fiducia in me, nelle mie capacità da amatore. Questo è il vero problema poiché di fisico non ho assolutamente nulla.

Elmar: Infatti non sto parlando di ginnastica, ma di un programma per lavorare sulla tua autostima e per riportare in sesto questa dinamica incastrata tra di voi. Te lo ripeto un’altra volta: ti stai accollando un problema che non ti compete e perciò stai minando la tua fiducia che una volta c’era. Tu non puoi (!) fare l’orgasmo per lei. Il suo orgasmo è il suo ed è lei che – se vuole – deve darsi da fare per raggiungerlo, finché lei non inizia a prendersi cura del proprio orgasmo, tu non puoi fare nulla, proprio nulla.
Chiedile cosa può aiutarla per raggiungerlo: carezze prima di penetrarla con la mano o la bocca, accarezzarsi il clitoride durante l’atto con movimenti circolatori, premere con due dita, cambiare angolatura, strofinare il tuo pube contro il suo… Ci sono tanti modi, ma trattandosi del suo orgasmo lo deve decidere lei.

L'orgasmo di mia moglie è più intenso del mio

Riccardo: Io e mia moglie abbiamo letto, un po’ di tempo fa, il vostro libro Tantra. La via dell’estasi sessuale e ne siamo rimasti molto colpiti. Lei ed io facciamo l’amore spesso (2-4 volte alla settimana) e lei viene ogni volta anche se con diverse intensità. Anch’io vengo sempre e riesco a durare quanto voglio (in genere 15 o 20 minuti) ma quasi mai il mio orgasmo è intenso come il suo. Provo un grande piacere a stimolare la sua fantasia e anche la mia in viaggi erotici mentali con altri uomini ma dopo l’orgasmo ne sono quasi geloso. Sento che mi sto perdendo qualcosa. Avete un consiglio da darmi?

Elmar: Caro Riccardo, non c’è nessun consiglio da darti. L’orgasmo della donna è “naturalmente” più intenso e più coinvolgente di quello maschile, invece la donna di norma trova più ostacoli nell’arrivarci; ma la tua è fortunata. Questo è il punto di partenza, ma entrambi, con le pratiche descritte nel libro che hai letto, potete aumentare la profondità dell’orgasmo.

La mia compagna non conosce l’orgasmo vaginale

Adel: Cari Elmar e Michaela, anche se quando facciamo l’amore c’è una buona armonia delle energie, la mia compagna non prova mai l’orgasmo vaginale (non l’ha mai provato in tutta la sua vita, anche con i suoi precedenti partner). Intuisco che la sua non sia un’assenza dettata da un fatto biologico, ma una qualche forma di blocco. Vorrei saperne di più sull’argomento, e sui primi passi da compiere per andarle incontro e poterla aiutare, per quello che mi compete.

Elmar: Caro Adel, più della metà delle donne non prova l’orgasmo vaginale. E’ assai normale. Se l’orgasmo clitorideo non è un problema e lei ci arriva facilmente, avete già una buona base di partenza. Se lei vuole godere di più, trovi una guida esatta all’orgasmo interiore nel nostro libro Il punto G. La ricerca iniziatica del piacere sessuale, che spiega come arrivare a un orgasmo situato nella vagina e non nel clitoride. Se vuole imparare a lasciarsi più andare in generale, si presta un corso come Ardore nel cuore.

Come posso procurare alla mia ragazza un orgasmo vaginale?

Stefano: Da tre anni sto con una ragazza meravigliosa che fra poco sposerò, ci amiamo ma c’è una piccola macchia nella nostra relazione: lei non raggiunge l’orgasmo con la penetrazione. Ci arriviamo soltanto attraverso la stimolazione manuale od orale, che comunque non è niente male lo stesso. Lei ha questo problema non solo con me ma anche con i suoi precedenti ragazzi.
Allora ho pensato che come regalo di nozze vorrei farle provare quanto bello sia raggiungere l’orgasmo anche attraverso la penetrazione. Mi chiedo quindi se a un vostro corso potrei imparare una tecnica per portarla all’orgasmo vaginale.

Elmar: Caro Stefano, se vuoi passare nozze felici, scordati questo regalo.
Ci sono molte donne che non arrivano all’orgasmo senza stimolazione manuale e queste sono la maggioranza, per questioni anatomiche. Per loro la distanza del clitoride dall’ingresso vaginale non permette una stimolazione diretta durante l’atto sessuale. Trovi una descrizione precisa nel nostro libro Tantra. La via dell’estasi sessuale a pagina 128.
Se la tua fidanzata volesse sperimentare altre forme di orgasmo, è benvenuta, però dovrete venire a un corso insieme, perché alla fine dei conti l’orgasmo femminile è suo e non tuo. Non sei tu che glielo procuri, anche se molti uomini sono convinti di “farla venire”, ma è lei che arriva all’orgasmo. Forse ti ho deluso un po’, ma l’ho fatto per risparmiarti un’ulteriore frustrazione con questa cosiddetta “macchia”. Invece la tua ragazza è del tutto naturale.
Se vuoi conoscere una tecnica per aiutarla a provare l’orgasmo nella vagina, le puoi fare il massaggio al punto G, ma sii preparato a delle sorprese: nemmeno questo tipo di piacere corrisponde a ciò che gli uomini si immaginano come orgasmo vaginale.

Stefano: Innanzitutto grazie per la risposta che non credevo così sollecita e poi nessuna delusione anzi, con poche parole mi hai sollevato dalla preoccupazione atavica dell’uomo di dover “dare” piacere alla donna. A parte gli scherzi, noi siamo molto felici anche così, eppure qualche piacere in più non avrebbe certo guastato. Per quanto riguarda il massaggio al punto G, ho parlato con lei e lo faremo presto.


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Relazione di coppia e corsi di tantra

Relazione di coppia e corsi di tantra

Mi preoccupa invitare mio marito al corso

Giuliana: Una parte di me attende con curiosità e piacere di partecipare al corso Ardore nel cuore, un’altra parte si preoccupa per ciò che succederà al mio compagno. Ho paura che non capisca e pensi “male” di me, che l’ho convinto (o costretto) a seguirmi.

Michaela: Cara Giuliana, mi ricordo che questo era il tuo timore già quando ci siamo incontrati l’altra volta. Il tuo compagno attualmente pensa male di te? Quanto peggio potrebbe ancora pensare? Lo hai verificato, gli hai chiesto se si sente veramente costretto, o ti fai la domanda e la risposta da sola?
Quando scopri in te un pensiero del tipo “So cosa lui vuole da me, perciò non glielo chiedo nemmeno” oppure “Questa cosa non glielo chiedo, tanto so già cosa mi risponde” significa che:

  1. interrompi la comunicazione con lui;
  2. ti illudi di conoscere tuo marito meglio di quanto lui conosca se stesso;
  3. anticipando la sua risposta in base ai discorsi fatti nel passato, non gli dai la possibilità che ti possa rispondere in modo diverso. Se lui nel frattempo fosse cambiato, non ti accorgeresti nemmeno. Alla fine, gli potresti fare il classico rimprovero “Tu mi dici sempre le stesse cose, non cambi mai”.

Prova a chiedere semplicemente a tuo marito se vuole venire con te al corso di agosto. Poi prendi per buona la sua risposta senza aggiungere le tue interpretazioni. Successivamente gli puoi chiedere cosa pensa di te e di nuovo credi alle sue parole. In fondo è così semplice come chiedere “Vuoi mangiare un gelato insieme a me?”. Finora sei stata tu a complicare le cose, non tuo marito. Lui non sa nemmeno che vuoi fare il corso con lui.

Da quando il mio partner ha partecipato a un vostro corso, mi stressa

Cristina: Il mio compagno ha partecipato a un corso sul tantra e ogni volta che facciamo l’amore mi dice che mi vuole sentire più libera, più spontanea nell’esternare ciò che sto provando, di fargli sentire tutte le sensazioni attraverso la voce. Dice che il mio piacere è anche il suo piacere. Io mi sto impegnando, anche se a volte mi viene difficile dire quello che provo. Perchè? Che devo fare?

Michaela: Cara Cristina, dì al tuo compagno di farti meno pressione. Che libertà sarebbe la tua, se serve a soddisfare un suo bisogno? Libertà e spontaneità per definizione non possono essere indotti da qualcun altro. Se il suo piacere è il risultato del tuo piacere, vuol dire che lui è dipendente da te. Allora è lui che si dovrebbe liberare. Se tu vuoi sentirti più libera, va bene. Però ogni impulso in questa direzione può nascere soltanto dal tuo desiderio, non dal suo.
Vedo che siete iscritti al corso Comprendersi nel corpo. È l’occasione giusta per fare chiarezza sulle tue e sulle sue esigenze.

Dopo il sesso tantrico ho paura di perderla

Pasquale: Da questa estate molte cose sono cambiate. Ho incontrato una donna meravigliosa. Lei ha fatto tanta meditazione e diversi periodi in diverse comunità. Grazie a lei mi sono aperto alle esperienze della kundalini, dello yoga e dei mantra buddhisti. Inizio a sentire una specie di “palla”, di gonfiore a livello di osso sacro. Credo di aver iniziato un percorso stupendo. Tempo fa abbiamo deciso di iniziare un percorso tantrico all’estasi sessuale e abbiamo iniziato a fare le pratiche descritte nel vostro libro. Poi tra noi due le cose sono peggiorate, credo perché io mi sono attaccato troppo a lei, alla sua vita, pensando troppo poco alla mia. Recuperare me stesso, la mia libertà, il mio essere individuale. Purtroppo, però, tremo al solo pensiero che lei incontri un altro e se lo porti a letto.

Elmar: Bene, bene: le cose si stanno muovendo. Ti puoi immaginare che questo incontro così splendido abbia portato qualche mostro alla superficie della consapevolezza? Il percorso tantrico non è sempre facile, come vedi, ed è normale che dopo una bella relazione tocchiamo di nuovo le zone scure dell’anima: la gelosia, la paura di perdere l’altro, ecc. Se ti interessano queste dinamiche, puoi leggere i capitoli 2 e 3 del libro Tantra e meditazione.
Se sei disposto a conoscerti in tutte le tue parti, comprese quelle meno piacevoli, allora puoi usare la via del tantra come un valido strumento senza “ritirare in fuga”, altrimenti è meglio non continuare su questa strada. Prima di smuovere nuove energie, prenditi del tempo per consolidare una buona relazione con la tua donna. Ogni relazione sopporta una certa dose di cambiamento, e se in un periodo felice facciamo dei passi da giganti, serve un periodo di pausa per integrare le energie e per guardare in faccia quelle paure che non vorremmo mai avere.


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Anatomia vaginale, eiaculazione e vaginismo

Anatomia vaginale, eiaculazione e vaginismo

Mi interessa la tipologia anatomica femminile che usate nel tantra

Markus: Buongiorno Michaela, vorrei avere delle informazioni sulla “classificazione animale” che il Tantra assegna alle donne. Una mia amica me ne ha parlato e ricordo vagamente una “donna elefante”, ma non altre.
Grazie.

Michaela: Ciao Markus, La classificazione alla quale ti riferisci è quella del kamasutra che divide le donne in relazione alla profondità della vagina in donna-cerbiatta, donna-giumenta e donna-elefante.
Noi preferiamo un’altra caratterologia che proviene dal Quodoushka (il tantra degli sciamani d’America) perché con 9 animali descrive i caratteri sessuali femminili (esiste l’analogo per gli uomini) in modo più diversificato, in un’ottica che tiene anche conto della dinamica del piacere femminile. La trovi nel nostro libro Tantra. La via dell’estasi sessuale, alle pagine 127-132. Buona lettura!

Come affrontare il vaginismo?

Miriam: Come affrontare e superare il problema del vaginismo? Premetto che il partner con cui sto cercando di affrontare il discorso, non è molto presente (viviamo in città diverse) sia fisicamente che psicologicamente. Grazie per le eventuali indicazioni.

Michaela: Cara Miriam, per il vaginismo c’è un programma che ti spieghiamo meglio in una consulenza diretta invece che per e-mail, perché viene adattato alle tue esigenze personali.
La poca presenza del tuo partner combacia perfettamente con la tua chiusura sessuale; perciò potrete intraprendere il percorso di aprirvi insieme: tu impari ad aprirti sessualmente e lui impara ad aprirsi psicologicamente. Nel momento in cui uno di voi inizia ad aprirsi, l’apertura diventa un invito all’altro ad aprirsi a sua volta.

Mi chiedo se sto eiaculando

Chiara: Salve, ho un buon rapporto di coppia sia a livello sentimentale che a livello sessuale. Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse un orgasmo, pur essendo arrivata alla veneranda età di 33 anni, ma con il mio nuovo compagno credo di aver trovato quella felicità sessuale alla quale ognuno di noi aspira. In coincidenza con questa nuova fase ho iniziato ad avere anche delle abbondanti perdite ogni qual volta sono al massimo del piacere e questo può succedere anche più volte durante il rapporto. Inizialmente mi sono anche preoccupata e vergognata, ho pensato di aver fatto pipì, poi ho realizzato che invece era un fenomeno che accadeva ogni volta che sentivo prima i miei muscoli vaginali contrarsi e poi nel momento che si rilassavano c’era questa enorme fuoriuscita di liquidi. Anche il mio compagno asserisce che queste perdite sono più abbondanti della norma. Che spiegazione potete darmi al riguardo?

Michaela: Ciao Chiara, si chiama “eiaculazione femminile” ed è una cosa normale, ce l’ha circa un terzo delle donne. Nel nostro libro Il punto G. La ricerca iniziatica del piacere sessuale abbiamo dedicato un intero capitolo a questo fenomeno. Spero che ti sia utile.

Chiara: Cara Michaela, grazie per la tua risposta, sino ad ora tutte le donne con le quali avevo parlato di questa eiaculazione femminile, mi avevano detto che era una cosa anomala, tanto che quasi me ne vergognavo. Io ho letto molti libri di Osho, mi entusiasmavano, mi sentivo diversa mentre li leggevo, ma poi chiuso il libro, pur provando a seguire le sue indicazioni per iniziare delle meditazioni non sono mai riuscita ad arrivare a nulla, provando solo una grande delusione. Arrivare a questa consapevolezza di se stessi di cui sia lui che voi parlate mi rimane qualcosa di inarrivabile. Mi sono avvicinata, come un po’ tutti credo, a questa disciplina per ciò che avevo sentito dire sull’amore tantrico. Mi affascina l’idea di perdermi nel fare l’amore con il mio uomo che amo tanto e che so che fa di tutto per darmi la massima felicità durante l’atto sessuale. Però non riesco quasi mai a far rilassare la mente: a far sì che sia lei a seguire il mio corpo e non viceversa; rimane sempre vigile, spettatrice, mentre io vorrei tanto provare con la testa ciò che provo con il mio corpo: lasciarmi andare. Non so se sono riuscita a spiegarmi, so solo che amo il mio uomo e vorrei avere e dare molto di più durante l’atto d’amore. Le nostre unioni mi danno tanto amore e mi mettono tanta allegria dentro, mi sembra che il cuore mi diventi più grande al solo pensare di fare l’amore con lui. Forse sono un po’ folle, o forse è proprio per questa nostra comunione che vorrei andare “oltre”, dove neanche io so.

Michaela: Ciao Chiara, ti posso dire da personale esperienza, che tutto questo è fattibile. Non sono illuminata come Osho, ma chiunque lavori su se stesso può arrivare all’estasi.
Questo cammino non dipende solo dalla buona volontà, è anche una questione di pratica e di continuità nella pratica. Non a caso il nostro training che ha questo obiettivo, di arrivare a uno stato di coscienza sottile accompagnato da una mente libera, dura 52 giorni, come puoi leggere nel programma.
Ma se intanto vuoi iniziare, puoi metterti un grande asciugamano sul letto e la prossima volta che fate l’amore provare a lasciarti completamente andare. Successivamente annusa il liquido. Scommetto che non sa di urina.

Quando faccio l’amore ho delle perdite

Lorella: Ho 23 anni e da 2 anni sono in una relazione con il mio compagno, ma non sono sicura di aver mai raggiunto un orgasmo. Quando facciamo l’amore a volte ho delle perdite, ma pur amandolo non provo quel piacere immenso; mentre quando durante la masturbazione mi tocco il clitoride sento un brivido che parte dall’interno coscia fino alla vagina, mi si contraggono tutti i muscoli delle pelvi e il clitoride diventa sensibilissimo ma non ho nessuna perdita! Ho sentito dire che quando si raggiunge un orgasmo si possono avere delle perdite, perciò desidero sapere qualcosa di più particolare sull’orgasmo femminile e su come si manifesta!

Michaela: Cara Lorella, se chiami perdita la fuoriuscita di un liquido trasparente con un odore diverso dal lubrificante vaginale, è tutto a posto.
Sembra che durante l’atto sessuale con il tuo ragazzo venga stimolato il tuo punto G che provoca questa “perdita”, mentre non viene stimolato durante la masturbazione, e allora non esce nessun liquido. Toccandoti il clitoride arrivi all’orgasmo, ma senza “perdita”, perché il liquido viene prodotto da una ghiandola parauretrale che si tocca soltanto insieme al punto G. Sono due eventi diversi e la gran parte delle donne le vive così. E’ tutto normale.
Se ti piace sperimentare con i tuoi orgasmi puoi fare due esperimenti:

  1. Mentre ti masturbi sul clitoride, prova a toccare anche il punto G con la mano libera, oppure con un vibratore se non lo raggiungi con le dita.
  2. Mentre fai l’amore e senti che il pene del tuo ragazzo stimola il punto G, toccarti il clitoride con la mano. In questo modo puoi arrivare a una combinazione delle due sensazioni e probabilmente avrai una “perdita” e il tipo di orgasmo che conosci.

Buon divertimento!
PS: Nel nostro libro Il punto G. La ricerca iniziatica del piacere sessuale trovi una descrizione dettagliata dell’orgasmo femminile.


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Masturbazione maschile e femminile

Masturbazione maschile e femminile

Con le 4 chiavi la masturbazione è diventata un vero piacere. Come continuare?

Markus: Ciao, ho 22 anni, sono più di due anni che soffro di eiaculazione precoce. Tutto iniziò quando in un brutto periodo provavo a fare l’amore e mi accorgevo che “non mi si alzava”. Allora mi sforzavo a tal punto per farlo funzionare che da allora soffro di eiaculazione precoce. L’ultima storia è finita per questo motivo.
Allora ho iniziato a leggere il vostro libro Tantra. La via dell’estasi sessuale e mi ha aperto un nuovo orizzonte stupendo. Finalmente un libro che non mi dice di controllarmi e di spremere il muscolo “pubo-coccigeo” fino a farlo esplodere (che stress). Ho iniziato a mettere in pratica quello che ho letto sul libro: il movimento del bacino, gli esercizi per sciogliere il bacino e le 4 chiavi del piacere. Il tutto solo durante la masturbazione e vi dico che “è stata più bella la sensazione provata con la nuova masturbazione” che con il sesso fatto con una ragazza fino ad ora. Sono 3 settimane che non ho una ragazza e in questo periodo sto cercando di scoprire tutte le raffinatezze della mia sessualità. Ora che non mi devo preoccupare di qualcuno finalmente mi piace masturbarmi e non lo faccio solo per sfogo, ma per il piacere di sentire quel nuovo brivido di energia che mi sale dai genitali fino alla punta dei capelli.
Vorrei sapere una cosa: secondo voi ora che sto provando queste nuove sensazioni, dovrei provare con una ragazza, oppure continuo fino a quando mi sento completamente sicuro? La voglia di provare con una ragazza c’è, ma la paura di fare una brutta figura permane. Che cosa mi consigliate?

Elmar: Caro Markus, complimenti! Hai risolto un bel po’ di problemi mettendo in pratica ciò che hai capito dai libri.
Se aspetti finché ti senti completamente sicuro, può darsi che dovrai aspettare il giudizio universale; di fronte alla donna è abbastanza naturale diventare un po’ insicuri, fa parte del gioco amoroso. Un’alternativa migliore è comunicare alla donna molto apertamente la tua insicurezza. Vedrai che il mondo non cadrà, perché anche le donne spesso nel sesso si sentono un po’ insicure e comprendono bene come si sente l’uomo. Quell’ idea di avere tutto sotto controllo è un mito maschile che rende la vita molto complicata agli uomini, specialmente nella sessualità che, per la sua intensità emotiva ed energetica, è il momento dove è più consigliato lasciarsi andare. Una volta che hai espresso la tua insicurezza alla donna, non puoi più fare “brutta figura” e ti togli un’ansia inutile. Successivamente puoi introdurre nell’atto amoroso tutte le chiavi che hanno funzionato bene nella masturbazione.

Esistono diversi modi di masturbarsi per provare più piacere?

Adam: Ciao, ho 19 anni e dopo aver letto il vostro sito, vi vorrei chiedere un consiglio. Io e la mia ragazza abbiamo deciso di aspettare ancora prima di fare sesso, però spesso ci masturbiamo a vicenda. Ecco la mia domanda: esistono tecniche o modi di masturbarsi per provare più piacere?

Elmar: Sì Adam, esistono. Un modo molto bello per masturbarsi si chiama “orgasmo del cuore”, perché convoglia tutta l’energia sessuale al cuore per alimentare l’amore. Lo trovi nel nostro libro Tantra. La via dell’estasi sessuale a pagina 237.
Molte altre indicazioni riferite all’atto sessuale, come il respiro, la mobilità nel bacino, la focalizzazione sulle sensazioni, ecc. li potrai tradurre facilmente anche nel vostro modo di eccitarvi. Vanno benissimo per aumentare il piacere anche durante la masturbazione. Buon divertimento!


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Testimonianze di crescita personale

Testimonianze di crescita personale

Ho compreso cosa significa espandersi nella meditazione

Luisa: È stato un bel viaggio, intenso, culminato con qualcosa di miracoloso che ha a che fare con l’onda dei chakra. Ero così espansa che ero diventata la stanza: ero bianca e grande come tutta la camera da letto, ero una farfalla luminosa e palpitante. Poi mi ha attraversato un circuito interno infinito, con passaggi nel cuore e nella gola accompagnati, di volta in volta, dal riso e dal pianto… E poi silenzio dorato in chi è più grande. Mi inchino con amore davanti a ciò che non si può nominare. E vi ringrazio profondamente.

Questa meditazione mi ha svegliato un'emozione inaspettata

Laura: In passato sentii parlare varie volte di “tantra”, ma senza capire di cosa si trattasse. Così quando venni al primo corso ormai mi ero fatta un’idea piuttosto strana. Arrivai lì molto prevenuta, difesa e in chiusura. Tuttavia (e nonostante mi stessi proteggendo molto), facendo una di quelle meditazioni, che non riesco a fare quasi mai, presi contatto con una mia emozione (precisamente la rabbia) che veniva da luoghi sconosciuti. Era una novità per me e, a dispetto del tipo di sentimento provato, mi entusiasmò. Così sono tornata una seconda volta perché mi eccitava e mi dava vitalità, ma anche molta paura, l’idea, appena percepita, di un viaggio dentro di me. Anche se ho la consapevolezza che per me questo viaggio sia vitale, mi pare di aver intuito che lo debba fare piano piano, a piccoli passi.

Ho compreso cosa significa parlare di ciò che sento dentro

Claudia: Carissimi Elmar e Michaela, volevo dirvi un grazie che sento dentro di me dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli. Per me è stato folgorante sentire che avevo creato dei compartimenti stagni: da una parte il sentire del corpo, che in questo corso con voi mi ha portato dei momenti di presenza totali e appaganti, e dall’altro l’intuire e il comprendere le connessioni, il farne tesoro, il comunicarle.
Per la prima volta nel corso Ardore nel cuore ho sentito la differenza di cosa significa parlare di tutto quello che è vero per me, che mi emoziona profondamente, ma restando contemporaneamente nel corpo. La comprensione è venuta per me dal momento in cui ho parlato nel gruppo della mia esperienza dello streaming. Mentre parlavo di qualcosa che avevo sentito dentro di me, in un momento in cui sono stata molto presente nel corpo, di qualcosa che mi aveva portato molte comprensioni, con emozione, vedevo in te Elmar un sì convinto e in te Michaela un sì molto più tiepido.
Mi sono chiesta perché ed ho compreso che, mentre parlavo, non mi sentivo più ed ero tutta nella testa. Allora ho compreso che tu, Michaela, mi stavi specchiando. Ho ricollegato nella memoria tutti i momenti in cui ho ricevuto da te un sì pieno, con un sorriso, una parola o uno sguardo ed erano momenti in cui ero completamente presente nel corpo, in genere dopo un’esperienza che mi aveva consentito di superare le mie barriere e andare oltre. Il tuo corpo reagisce ad una donna che non è presente, come il tuo, Elmar, reagisce a quello di un uomo che non si sente.
Ora è tutto molto più chiaro e riesco a distinguere più facilmente per cosa dire grazie a mio padre e per cosa dire grazie a mia madre.
Come il corso dell’anno scorso è stato una pietra miliare della mia vita segnando un nuovo inizio, sento che questo è una seconda pietra miliare dalla quale mi porto a casa questa preziosa comprensione che, come tutte le grandi comprensioni, è semplicissima. Vi abbraccio forte forte.


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Quando la donna non raggiunge l’orgasmo

Quando la donna non raggiunge l’orgasmo

Non riesco a raggiungere l'orgasmo vaginale. Sbaglio qualcosa?

Anna: So che esistono due orgasmi femminili: l’orgasmo clitorideo e quello vaginale. Io raggiungo quello clitorideo sia con il sesso orale che con l’auto-stimolazione durante il rapporto, ma non ho mai raggiunto l’orgasmo vaginale, sbaglio in qualche cosa?

Michaela: Cara Anna, non sbagli niente. La maggior parte delle donne arriva all’orgasmo come lo fai tu. L’orgasmo vaginale dipende per una buona parte anche dall’anatomia. Trovi informazioni dettagliate nel nostro libro Tantra. La via dell’estasi sessuale nei capitoli a pagina 128 e 174. Se questo non ti bastasse, mi puoi chiamare per telefono.

Ho 39 anni e non ho mai avuto orgasmi

Cecilia: Ho 39 anni e in 25 anni di attività sessuale (in cui 11 di matrimonio) non ho mai avuto orgasmi. Ho una forte eccitazione cerebrale, desiderio di trasgressione, mi piace certo avere rapporti sessuali ma non ho mai conosciuto l’orgasmo. Mi domando se il tantra mi può aiutare a raggiungere questo mio grande desiderio. Inoltre devo confessare che sono afflitta dalla bulimia. Mio marito dice che questa grande fame interiore che ho, la tramuto in fame bulimica e in fame di sesso, però questo buco non trova mai fondo. Potrò mai trovare una maniera per disgregare questo problema? Io da dieci anni mi sono data alla meditazione, al rebirthing, alla dinamica mentale e devo dire che sono molto migliorata rispetto a prima, ma ancora sono lontana dai miei obiettivi prefissati. Potete aiutarmi? Io farei i corsi di tantra con mio marito, tanto per cominciare il Weekend d’assaggio. Mio marito è d’accordo di farlo con me.

Elmar: Cara Cecilia, si, un corso ti può aiutare. Non è una garanzia per raggiungere il tuo obiettivo, ma ti può insegnare nuovi approcci alla tua sessualità che ti porteranno a quella porta che tanto desideri vedersi aprire. Se poi tuo marito ti accompagna in questa scoperta, meglio ancora. Quando ci vediamo al corso, ricordami il tuo desiderio, così vi darò degli esercizi disegnati a misura per la vostra situazione. Intanto puoi fare già una cosa: osservare se in momenti d’intensa eccitazione noti qualche contrazione involontaria dei muscoli vaginali o del perineo. Mi raccomando, non focalizzare troppo la tua mente su questo fenomeno per non perderti il piacere del momento, un’attenzione sfiorante è sufficiente. Auguri!

Posso venire a un corso di tantra se non ho mai provato l'orgasmo?

Claudia: Sono interessata ai vostri corsi, ma ho un problema per cui non so se sono idonea alla partecipazione: non ho mai provato un orgasmo. Pensate che eventualmente i corsi possano aiutarmi a risolvere questo problema?

Michaela: Cara Claudia, come ti ha già detto la nostra segretaria per telefono, puoi tranquillamente venire ad un corso. Come ci dicono le statistiche sessuologiche le difficoltà ad arrivare all’orgasmo sono molto diffuse e più frequenti di quanto si pensi.
Se vuoi iniziare subito a fare più luce sul problema, possiamo iniziare già via e-mail. Ti pongo alcune domande per poterti dare delle indicazioni più mirate:

  • Quanti anni hai? Vivi attualmente in una relazione stabile? Se si, da quanto tempo?
  • Ti sei già consigliato con qualcuno come p.e. ginecologo, psicologo…..sulla tua difficoltà? Se si, cosa hanno detto?
  • Quando dici di non aver mai provato un orgasmo, questo vale solo per il rapporto sessuale o anche per la masturbazione?

Claudia: Cara Michaela, ti illustro brevemente la mia situazione. Ho 37 anni e al momento non ho alcuna relazione di coppia. In passato sono stata “fidanzata” un certo numero di volte, ma nessuna storia ha mai superato l’anno e mezzo di durata. In ogni caso in nessuna relazione la mia mancanza di orgasmo è stata vissuta in maniera negativa, né io l’ho mai considerata un problema.
Questa mancanza è presente anche nel caso della masturbazione. Da qualche anno ho deciso di provare a vedere se era possibile cambiare la situazione. Ho fatto analisi a mediazione corporea per circa un anno e mezzo. Attualmente faccio analisi Gestalt con un omeopata. Ovviamente, tra le altre cose, gli ho esposto anche la carenza d’orgasmo, che è tra “quelli in scaletta” da risolvere. Ho però pensato che nel frattempo potevo provare a seguire anche un’altra strada, ed è per questo che vi ho contattato. Pensate che eventualmente i vostri corsi possano aiutarmi a risolvere questo problema? Sono interessata. Un abbraccio.

Michaela: Cara Claudia, se hai già lavorato tanto su di te, direi di saltare il Weekend d’assaggio
e di venire direttamente ad uno dei primi corsi del training di Tantra. In Ardore nel cuore e in Comprendersi nel corpo lavoriamo molto sulla capacità di lasciarsi andare abbandonandosi alla saggezza del proprio corpo. In Intimità e carattere sull’andare oltre le proprie barriere nelle relazioni intime, in modo che diventino anche più durature nel tempo. Mi pare che questi siano i corsi più indicati per te. Ti darò poi anche degli esercizi da fare a casa per aumentare la probabilità di arrivare all’orgasmo. Per altre informazioni chiamaci pure per telefono.

Non ce la faccio a raggiungere l'apice con mio marito

Petra: A 19 anni ho conosciuto l’amore e l’orgasmo nel rapporto sessuale. Dopo questa prima esperienza durata due anni non sono più riuscita ad avere l’orgasmo con la penetrazione, ma solo con la masturbazione, da sola o in coppia. Ora ho 44 anni e dopo un divorzio ho ritrovato l’amore. Quello che mi manca è questa capacità di godere con il mio compagno durante la penetrazione, vorrei tanto che accadesse di nuovo dopo 20 anni, so che è possibile perché lo ho già provato, e ne sarei felice non solo per me ma per lui, per noi. Lui crede di non essere in grado di darmi piacere, ma io so che il problema è nella mia testa, perché dopo la mia prima esperienza sessuale ho sempre avuto questo problema.
Vorrei sapere se la conoscenza e la pratica tantrica possono aiutarmi. Vorrei iniziare un cammino con il mio compagno, quale tipo di corso mi consigliate?
Vorrei iniziare un cammino con il mio compagno, quale tipo di corso mi consigliate?

Michaela: Cara Petra, si, la pratica tantrica ti può aiutare. Se ti riconosci nella tipologia anatomica a pagina 132 del nostro libro Tantra. La via dell’estasi sessuale, puoi vedere se per un motivo anatomico il tuo clitoride durante l’atto sessuale non venisse stimolato. In tal caso oltre al pene ci vuole una stimolazione in più, per esempio con il dito, come lo fa la gran parte delle donne. Se invece è più una questione di abbandonarti al piacere, allora puoi sperimentare con le quattro chiavi descritte nel capitolo 2. Per iniziare a lavorare consapevolmente sulla tua questione si prestano i corsi Ardore nel cuore e Comprendersi nel corpo.
Una mia domanda a te: cosa era diverso tra il primo amore a 19 anni e quelli successivi?

Petra: Molte sono le diversità e molte anche le somiglianze ma io credo che il problema sia: “cosa c’è in me di diverso?” In quel primo amore io mi sono abbandonata completamente e mi sono data anima e corpo a quell’uomo. Nelle relazioni successive non sono più riuscita a farlo e penso che il mio problema sia il non riuscire più ad abbandonarmi, a rilassarmi, a fidarmi, a consegnarmi completamente all’altro. Eppure non sono mai riuscita neanche ad usare l’altro per il mio piacere. Mi sento bloccata, osservata, il mio cervello non smette mai di pensare quando faccio l’amore. Il mio orgasmo poi non è solo clitorideo. Quando arrivo all’orgasmo, esso parte dal profondo della vagina e si irradia intensamente fino al clitoride. Lo aumento e ne prolungo il piacere contraendo i muscoli vaginali e stimolandomi il clitoride, mentre il mio partner mi tocca la vagina e l’ano con le mani oppure con la lingua. Quindi non ho problemi di orgasmo vaginale, né problemi anatomici. Il mio dilemma è: “Perché non riesco a ottenere lo stesso piacere durante la penetrazione?” Ho provato, durante il coito, a stimolarmi il clitoride. Mi sono detta: se può riuscire un dito o un oggetto qualsiasi perché non il pene dell’uomo che amo? Eppure sono 3 anni che stiamo insieme e non è mai successo. Il mio partner è molto scoraggiato perché è convinto sia colpa sua e non riesco a fargli cambiare idea. Questo problema sta minando il nostro rapporto. Pensi che dovremmo accettare questo mio tipo di sessualità o pensi sia giusto insistere per un cambiamento? Ti ringrazio tanto.

Michaela: Cara Petra, non ti conosco di persona e perciò è difficile fare uno screening accurato, ma dalle informazioni dettagliate che mi hai dato nell’ultima mail, ho l’impressione che il tutto non sia un problema sessuale, ma un problema di abbandonarsi emotivamente nella coppia che si manifesta nella sessualità, perché diventa il momento dove oltre a essere eccitati sessualmente siete anche più intimi. Se raggiungi degli orgasmi soddisfacenti in tutti i modi tranne con il pene dell’uomo, allora non è una questione di stimolazione, ma è l’abbandonarsi in presenza dell’uomo che manca.
La chiave per uscirne non è di abbandonarsi totalmente all’uomo come hai fatto a 19 anni, oggi come donna matura si tratta più di abbandonarti a te stessa mentre sei in rapporto con l’uomo, il che è diverso. Nel tuo caso ritengo l’orgasmo soltanto l’espressione fisiologica bloccata in seguito ad un blocco energetico a monte, cioè l’abbandonarti alla vibrazione intima che potrebbe scuotere la tua anima e la tua mente. Sul piano relazionale lo stesso blocco si manifesta nell’attaccamento a quel giovane amore un po’ idealizzato che t’impedisce di vivere le stesse sensazioni con il tuo uomo di oggi.
Prova a completare le seguenti frasi velocemente senza riflettere prima scrivendo la prima cosa che ti viene in mente:

  • Gli uomini sono…
  • Le donne sono…
  • Il vero amore è…
  • Un vero uomo è…
  • La monogamia è…

Petra: Grazie per la tua risposta, mi ha fatto riflettere su alcune cose. Ti mando le frasi completate:

  • Gli uomini sono insensibili.
  • Le donne sono sole.
  • Il vero amore non esiste.
  • Un vero uomo ama incondizionatamente.
  • La monogamia è amore e rispetto.

Michaela: Mi sembra proprio che il problema origini nella tua testa: con queste convinzioni è difficile lasciarsi andare. Con l’idea in testa di “rimanere sola” e “senza amore” accanto ad un “uomo insensibile” è difficile abbandonarsi completamente, non ti pare? Non mi stupisce che stai con un uomo che si sente in colpa, questo conferma le tue convinzioni completando così il quadro.
Ora mi è anche chiaro perché ti puoi abbandonare benissimo all’orgasmo quando sei da “sola” o comunque non penetrata, ma non quando sei con lui. Se tu ti dovessi lasciare completamente a quell’onda orgasmica che toccherebbe il tuo cuore, quando sei con lui, necessariamente inizieresti ad amarlo. Ma siccome nella percezione della tua realtà soggettiva “l’amore non esiste”, devi tenere a bada il culmine del piacere sessuale che altrimenti potrebbe spazzare via tutte le certezze che hai nella testa. Insomma: una bella fregatura! Quando verrai al corso, lavoreremo prima su queste dinamiche mentali e poi sull’abbandono completo.
Nel frattempo, vuoi fare una cosa paradossale? Fai l’amore con lui e ti masturbi con la mano mentre lo fai, e quando l’eccitazione è alta, ti immagini nella fantasia di essere da sola e di avere un vibratore dentro di te. Provalo e poi ci sentiamo.

Petra: Ci ho provato tante volte, ma non ci riesco. Quando faccio l’amore con lui ho sempre l’orgasmo mentre lui mi masturba l’interno della vagina ed io il clitoride, ma con il pene non ce la faccio. Voglio venire presto al corso, il mio partner mi sta facendo la guerra per questa cosa.

Michaela: Cara Petra, se mi dici che “non ce la fai”, questo diventa il punto dove iniziare il lavoro. Come esattamente fai a non riuscirci? Ti invito di raccogliere del materiale tra oggi e il corso osservando attentamente cosa fai, pensi, senti quando “non ce la fai”. Osserva quel momento accuratamente secondo per secondo: le sensazioni corporee nei genitali, le sensazioni corporee in altre parti del corpo, la qualità del respiro (profondo, superficiale, trattenuto, sospiri…). Osserva i vari pensieri che ti passano per la testa, i sentimenti che provi per te, i sentimenti che provi per lui.
Annota tutti gli elementi che riesci a individuare nel tuo diario. Così al corso non devi partire con l’analisi, ma possiamo arrivare subito al sodo. Buone osservazioni!

Non so nemmeno cosa mi piace quando faccio l’amore

Suki: Ciao Michaela, mi chiamo Suki e sto leggendo il vostro libro Tantra per due. Mi sono pienamente riconosciuta nell’esempio riportato a pagina 149 “Quando lei non viene”, e vorrei chiederti un chiarimento o un’indicazione su come proseguire. Esattamente io mi trovo in questa condizione:

1° Chakra
mentale: il sesso è vergognoso e sporco
strategia: blocco il mio corpo, rigidità e insensibilità
emozione: paura delle energie forti, insicurezza, paura di perdere il controllo
2° Chakra
mentale: sesso si, ma solo con affetto
strategia: molte coccole per non eccitarsi e fare l’amore come compito
emozione: vergogna, timore degli aspetti erotici
3° Chakra
mentale: le donne dipendono dall’uomo per il piacere
strategia: vittima
emozione: paura di essere attiva
4° Chakra
mentale: non mi merito il piacere, il piacere non fa per me
strategia: agency, l’importante e’ il benessere del partner
emozione: tristezza e finta allegria

L’aspetto che considero più grave è che non ho realmente idea di cosa mi faccia piacere e quindi anche passando a una fase più attiva con il mio partner non so cosa chiedergli. Se lascio fare a lui, dopo un po’ fingo piacere per velocizzare i preliminari e finire con la penetrazione così almeno lui è soddisfatto. Ho provato a rimanere consapevole in quei momenti e mi attraversano pensieri del tipo: ” lui sta perdendo tempo, lui non sta veramente provando piacere nel toccarmi, quello che lui vuole è solo la penetrazione, lui lo fa per me, io non arriverò mai.”
Ho anche provato a masturbarmi, da sola. Ho provato un po’ più di eccitazione solo concentrandomi su fantasie in cui subivo violenza e procurandomi del dolore stringendomi i capezzoli, però ho sentito che continuare questo tipo di pratica non mi faceva bene e ho smesso. Raramente sento come il desiderio di abbandonarmi a un piacere voluttuoso, ma poi non so cosa fare e in genere è il mio partner che prende l’iniziativa e che sente più spesso il desiderio di fare sesso. Per rimanere più in contatto con le mie sensazioni gli ho detto recentemente anche dei no, ma questo ha rafforzato il suo essere agent nei miei confronti e preoccuparsi ancora di più per il mio benessere.
Vorrei sperimentare delle tecniche di respirazione per innalzare la probabilità di un mio orgasmo e vorrei anche chiederti come posso esprimermi liberamente a livello corporeo in presenza del mio partner, visto che non so da che parte cominciare. Un caro abbraccio.

Michaela: Ciao cara Suki, grazie della lettera sincera e precisa. Sincerità e precisione sono già due “ingredienti” fondamentali per proseguire nella tua ricerca.
Leggo che hai molta voglia di provare cose nuove e che ne hai già provato alcune di tua iniziativa.
Come hai intuito nella lettura del libro il respiro è una cosa essenziale per innalzare il piacere e ti consiglio vivamente di dedicarti alla sua scoperta. Prova a diventare sempre più consapevole del tuo respiro, cioè osservare come entra l’aria, come si alza il petto o la pancia (dipende con quale parte sei abituata a respirare). Successivamente fallo anche durante l’atto amoroso: come cambia il ritmo, dalle prime carezze fino ai momenti più caldi? Lo trattieni o lo lasci fluire liberamente? Ti permetti di sospirare, di ansimare, di respirare forte, di respirare con passione? Anche l’esercizio di comunicazione con tuo marito può essere un valido sostegno in un rapporto, quando comincia a cambiare o rinnovarsi. In questo, uno parla per 5 -10 minuti della propria sessualità (come la vive, cosa vuole intraprendere, come si sente…) e l’altro ascolta soltanto. Lo trovi nel libro Tantra – La via dell’estasi sessuale a pagina 92.
Nella tua lettera ci sono alcuni temi che si intrecciano. Non vorrei mettere troppa carne al fuoco per ora, ma proseguire gradualmente. Come primo passo prova con i due esercizi che ti ho detto prima, poi potrai dare un occhio sul tema dell’agency: quante cose fai per far star bene tuo marito? Fra due mesi, a settembre abbiamo un corso specifico su questo tema, Comprendersi nel corpo, dove potremmo fare il secondo passo. Lì possiamo anche dare degli esercizi personalizzati per la vostra coppia.

Suki: Grazie, proverò a conoscere meglio il mio respiro. Con il dialogo, dove uno ascolta l’altro, abbiamo già iniziato. Verremo sicuramente a settembre.


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Mantenere l’erezione

Mantenere l’erezione

Vivo il rapporto con stress e non mantengo l'erezione

Alberto: Ho 42 anni e sono sposato da 20. Da circa 6 mesi durante la penetrazione non riesco a mantenere una normale erezione. Se mi masturbo non ho nessun problema di erezione e di mantenimento. Non riesco a capire cosa mi succede. Vivo il rapporto con un fortissimo stress. Non penso che sia un problema fisico e se mi potete dare qualche consiglio ve ne sarei grato. E’ possibile fare un corso individualmente? Quale mi consigliate?

Elmar: Caro Alberto, se la difficoltà dell’erezione si presenta soltanto quando fai l’amore e non durante la masturbazione, non è dovuta a una disfunzione fisica o organica, altrimenti ci sarebbe sempre. Per fare un po’ più luce sulla faccenda ti chiedo queste domande:

  • Quale è lo stress che vivi nel rapporto?
  • Cosa pensi durante l’atto sessuale? Cosa provi emotivamente?
  • Ti preoccupi e se sì, di che cosa?
  • Cosa è successo 6 mesi fa? E’ cambiato qualcosa nella vostra relazione?
  • Come lo vive tua moglie? Cosa dice lei?

Alberto: Nel ringraziarvi vedo di rispondere alle domande:
Lo stress che vivo nel rapporto è quello di non poter mantenere un’erezione durante l’atto.
Questo pensiero m’ irrigidisce e provo un grande senso di inadeguatezza.
Mi preoccupo dell’incapacità mia e dell’insoddisfazione o delusione che posso arrecare al partner. Arriviamo al dunque, 6 mesi fa è entrata un’altra donna nella mia vita in seguito ad una crisi con mia moglie. Con lei ho lo stesso problema anche se mi eccita di più e la frustrazione è maggiore. Con mia moglie non avevo tanti rapporti sessuali e questa situazione, lei, la vive come un distacco da parte mia.

Elmar: Caro Alberto, è sempre difficile uno screening via e-mail ma considerando le tue parole direi che la disfunzione erettile è la punta dell’iceberg di un processo che è già iniziato molto prima: cioè: la crisi con tua moglie, le seconda donna, l’immagine di te di non essere adeguato ecc. A proposito: tua moglie è al corrente? Se tieni la seconda relazione segreta, questo crea un’ulteriore pressione mentale che in questo caso è deleteria per l’erezione.
Tutto il problema mi pare in prima linea una difficoltà di abbandonarsi al piacere in due, di essere intimo, di mantenere una relazione intensa e che soltanto di riflesso si riversa sul piano sessuale. Penso che in questo caso bisogna lasciare l’e-mail e passare ad una consulenza personale.

Alberto: Grazie per la risposta. Mia moglie non è al corrente della relazione con l’altra donna. Comunque rifletterò sul coinvolgerla a fare una consulenza insieme, ti farò sapere. Ma indipendentemente da mia moglie vorrei arrivare a vivere una sessualità serena senza stress e condizionamenti.

Elmar: Beh, in questo caso potresti intanto iniziare con una parte del problema, cioè quello della disfunzione erettile nel senso stretto. Trovi un capitolo dedicato a questo tema nel nostro libro Tantra per due a pagina 157. Prova insieme alla tua compagna a seguire le indicazioni quando fate l’amore e poi dimmi com’ è andato. Buone sperimentazioni

Alberto: Grazie per il consiglio, acquisterò immediatamente il testo. Domani parto per un lungo viaggio di lavoro e quando tornerò proverò a seguire le indicazioni e ti terrò informato.

Dopo un grande desiderio iniziale l'erezione diminuisce

Nicola: Durante i rapporti sessuali, mi succede di avere un grande desiderio iniziale e di conseguenza un’ottima erezione del pene, ma questa situazione non dura a lungo, quasi mi passa l’eccitazione mentale e di conseguenza anche l’erezione del pene diminuisce. Pensi che possa migliorare questa situazione e migliorare l’erezione? Ciao e grazie in anticipo

Elmar: Caro Nicola, prima di tutto dobbiamo chiarire se la tua disfunzione erettile (o impotenza, come si dice) è dovuta a fattori organici o non. Nel primo caso devi fare una terapia medica, nel secondo caso ti posso consigliare io.
Il prossimo passo perciò è di vedere un andrologo o urologo e fare i test relativi al tuo disturbo.

Nicola: Mi dispiace, sono stato dal medico con la diagnosi che la perdita di erezione è dovuta a una fuga venosa. Inizierò la terapia con lui, farà un piccolo intervento. Ti ringrazio lo stesso.

Desideriamo un figlio, ma mio marito fa cilecca

Robie: Mio marito ed io, sposati da circa due anni, desideriamo avere un figlio e, forse, proprio perché lo desideriamo così intensamente (e lo consideriamo come l’espressione più profonda del nostro intenso amore), quando siamo insieme, spesso mio marito fa “cilecca” (cosa mai avvenuta prima). Cosa possiamo fare? Io gli ho detto che dobbiamo cercare di essere più rilassati e non pensare allo scopo di fare un figlio, ma non è così facile. Per favore, suggeritemi qualcosa.

Elmar: Cara Robie, puoi trovare qualche indicazione utile nel nostro libro Tantra per due e faccio alcune domande a tuo marito per riflettere:

  • Vuoi anche tu ardentemente un figlio o è più il desiderio di tua moglie?
  • Questo obiettivo gli crea una certa pressione o tensione mentale?
  • Potete fare un figlio tranquillamente con la penetrazione morbida?
  • L’erezione è il vero problema?

Tutto sommato però il vostro dilemma mi sembra difficilmente risolvibile via e-mail, ma che abbia bisogno di una consulenza personale, per esempio con uno psicoterapeuta di vostra fiducia.

Robie: Mio marito ha fatto le analisi dall’urologo e sono tutte negative. Ho letto il vostro libro e ho avuto l’impressione che dobbiamo affrontare certe questioni di fondo del nostro matrimonio. Ci sentiamo presto.


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Affrontare periodi difficili della vita

Affrontare periodi difficili della vita

Mi sto avvicinando alla menopausa ma non so cosa comporterà

Amelia: Ho conosciuto il vostro libro in concomitanza a una fase bellissima con mio compagno dove è avvenuto il miracolo. Con il tempo, la pratica e l’approfondirsi del nostro rapporto d’amore ho conosciuto l’estasi dell’amore nelle sue varie forme. Se ci ripenso mi viene ancora da piangere per tanta grandezza e profondità. Ma a volte nella vita capita che quello che ci viene dato ci viene anche tolto. Ora ho 47 anni e sento l’avvicinarsi dei cambiamenti della donna. Ho paura perché non so cosa comporta la menopausa. Sento di poter dare ancora molto, so di avere una mia ricchezza, ma come sarò fisicamente domani? Ci sono corsi per la mia età?

Michaela: Cara Amelia, sento nella tua lettera una freschezza nello spirito e tanta voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, qualcosa che hai annusato nell’incontro che descrivi. La scintilla può essere stato l’incontro, ma potrebbe essere anche arrivato il momento giusto per te! Incontri intimi e profondi sono come regali dell’universo, ci lasciano un ricordo che diventa poi anche un’ancora di speranza nei momenti più difficili da attraversare nel cammino. Mi pare che ora ti tocca integrare consapevolmente in te l’estasi che ti è “caduta dal cielo” con la comprensione della tua vita terrena e la tua relazione.
La menopausa o il suo inizio può essere un buon momento per ripassare tutto il tuo vissuto in questi termini: in che misura ti sei permessa di vivere ed esprimere te stessa? In che misura hai vissuto conformandoti ad altri o alle circostanze? Se il bilancio della tua vita fino ad oggi è equilibrato, con la menopausa inizia un nuovo modo di vivere i rapporti, diventiamo autonome e libere, soprattutto abbiamo più energie per le cose essenziali della vita. Se invece abbiamo trascurato un aspetto importante, questo ritorna, viene a galla, nel peggiore dei casi sotto forma di depressione o di malattie psicosomatiche. La menopausa essenzialmente è un cambiamento che tra alti e bassi ti porta a diventare una donna saggia e amorevole. Perciò puoi utilizzare il periodo pre-menopausa per riflettere su tutto ciò che non hai vissuto, non intrapreso, non espresso, non affrontato, non assaporato, non cambiato, ecc. E puoi anche riflettere come concludere le cose vissute a metà, come chiudere le gestalt aperte. Allora sarai pienamente disponibile al prossimo passaggio che non diventerà un lutto ma un vero festeggiamento.
Il corpo nella menopausa certamente cambia, e se siamo molto identificati con il suo aspetto, è arrivata l’ora di rivedere i valori che riguardano la tua vita femminile. Con lo spirito che hai basta fare le domande giuste e prenderti ogni giorno un po’ di tempo per riflettere su di te. Per riflettere non intendo un’attività intellettuale, ma lasciar emergere una domanda e rimanere con la domanda in silenzio. Se lo fai anche soltanto 5 minuti ogni giorno, molto può cambiare. Qualche volta una domanda si dissolve mentre dormi e il giorno dopo semplicemente sai, oppure la risposta si manifesta quando viaggi in autobus o nell’incontro con una persona.
Riguardo all’ultima domanda: puoi venire a qualsiasi corso. Siccome il Tantra è una via spirituale, si rivolge a persone di tutte le età, nei nostri corsi trovi persone giovani e anziane che si arricchiscono a vicenda approfondendo le tematiche della loro vita. Le tematiche ovviamente differiscono con l’età, ma il processo di arrivare ad essere pienamente se stessi e di espandere la coscienza è lo stesso.
Carissimi saluti e buone riflessioni!

Amelia: Un po’ stavo già facendo le mie riflessioni, ma ora ci darò più peso. Se non ci arrivo da sola ti richiamerò. Grazie tante.

Mi sento nel deserto, non c'è più niente, non so cosa fare

Antonella: Carissimi, grazie al corso con voi, sono cambiate molte cose nel mio modo di vedere la vita. Quel velo che mi avvolgeva, m’impediva di vedere e mi faceva ripetere all’infinito gli stessi schemi dolorosi. Un po’ si è sollevato e riesco a capire meglio quello che faccio e perché lo faccio anche mentre sta accadendo. Vivo un po’ più serenamente, apprezzo tutta la fatica che ho fatto prima e durante il corso, e intuisco perché, mentre ero lì, avevo bisogno di buttarmi anima e corpo nelle esercitazioni e nei colloqui di gruppo.
Ho “destrutturato” me stessa, non ne potevo più di quello che mi stava succedendo, volevo capire a tutti i costi. Solo che ora non so da che parte incominciare. Presa dalla foga di buttare via tutto, non ho tenuto nulla per me e, ora, mi sento scoperta, indifesa, impaurita. Mi sento come se fossi dentro ad un deserto, non c’è nulla intorno a me e nulla su cui fare forza. Non so più cosa mi piace, e adesso cosa faccio? Un abbraccio.

Elmar: Cara Antonella, sono appena passati 2 giorni dal corso I mostri interiori che per certe persone è il più sconvolgente di tutto il training. E’ assai normale che dopo una tale ristrutturazione ti senti per un periodo nel vuoto, nell’incerto, nel “non so che pesci pigliare” ed è bene così. Quando i vecchi schemi se ne vanno e i nuovi non sono ancora arrivati, si apre una specie di buco nella sfera dei sentimenti e dei pensieri. Questo momento è prezioso, non chiudere subito il buco cercando nuove soluzioni, altrimenti rischi di ripescarle tra i vecchi schemi, lasciale maturare con i loro tempi naturali.
Vedi, all’inizio hai intrapreso un viaggio interiore perché volevi liberarti dai vecchi condizionamenti e ora che ti sei liberata, ti lamenti: mi sento nel deserto, non c’è più niente, non so cosa fare; beh, l’improvviso mostrarsi della libertà comporta anche un certo disorientamento, uno spazio vuoto dove non sappiamo ancora navigare, perché ci troviamo al di fuori di qualsiasi abitudine consolidata. E se nella “foga di buttare via tutto” hai buttato via un po’ troppo, il disorientamento prevale al senso di liberazione. Ma non c’è da preoccuparsi, la nostra mente è talmente abituata a pensare in binari schematici e abitudinari, che ben presto s’installeranno da soli, vedrai.

Dopo una settimana di meditazione sono crollata.

Morena: Cari Elmar e Michaela, sono uscita dalla bolla meravigliosa che abbiamo creato per una settimana durante il corso “Spazi di meditazione”, e tornata al mondo il mio rientro è stato veramente davvero difficile. Una settimana lontana dal mondo, in un ambiente di accettazione e silenzio, con  persone positive e la serenità, è stato il posto che mi ha permesso di tornare nella mia vera me, nell’essenza delle cose. Lì dove tutto è bello tranquillo e sereno (Esagero? Forse ma è come mi sento). Facendo il medico, avevo portato con me tristezza e morte, tanta durante la terza ondata del Covid-19. La morte di chi assisto ogni giorno e la morte di un caro amico che era morto il giorno prima del corso! Il mio lavoro logorante che, con tutte le difese che ho comunque alzato negli anni, mi crea ancora un grande sconvolgimento nell’anima. E non è per la morte come evento ultimo di una vita, ma è la sofferenza altrui che è difficile da gestire. Sofferenza di colui che va e di quelli che restano.
La mia vita privata piena di pensieri. Una madre anziana e malata che vive da sola e tanto lontana, un nipote, figlio di mio fratello che non c’è più, orfano, problematico e con un mondo attorno molto poco comprensivo nei suoi confronti, un fratello che non sapendo gestire la sua frustrazione e tristezza comincia ad avere problemi con l’alcool, una vita che ho sempre vissuto da sola perché è il miglior modo o forse l’unico che conosco per viverla e difficilmente permetto agli altri di entrare. E, come disse Elmar, ancora non ho imparato né a chiedere, né a prendere. Ci provo però e sto anche migliorando.
Sono rientrata nel mio mondo e le faccende mi sono cadute addosso. Pensavo di poter rimanere ancora un po’ nella mia “bolla”, ma niente di più errato. Ho preso l’influenza e mi sono ritrovata in uno stato di depressione profonda, pensieri cupi, sogni vividi violenti intensi mi hanno portato a uno stato di malessere interiore che non comprendo. Avevo pensieri talmente cupi da farmi pensare veramente si essere scivolata in una depressione maggiore dalla quale si potrebbe uscire solo con l’ausilio dei farmaci e vi assicuro che non ho mai pensato che avrei preso in considerazione una cosa simile. Un po’ perché da medico (definizione: mammifero appartenente alla categoria dei primati che considera che avendo studiato e imparato i malesseri corporali riesce anche a scansarli come per magia) non ammetto di averne bisogno, ma soprattutto perché non avevo mai sentito il bisogno. Certo ci sono stati periodi molto difficili di profonda tristezza, ma la depressione è un’altra cosa. Ed era quello che ho sentito in quei 3 giorni: un buio profondo dove era scivolata l’anima, dove la luce non arrivava e da dove non riuscivo a uscirne.
Sono cresciuta in una famiglia cattolica molto credente e praticante e fin dalla tenera età sono stata molto vicina al divino, a tutto ciò che è più e oltre tutti noi e la morte non l’ho mai considerata una fine e di conseguenza non ho mai avuto particolarmente paura di essa. La mia convinzione era che tutto ciò che si trova oltre quella porta non è peggio, anzi è meglio di tutto ciò che è qui. Ma in quei giorni questa mia certezza è vacillata e una paura profonda mi ha invaso l’anima, accompagnata da sensi di colpa e solitudine.
La mia vita non è stata una passeggiata fino ad ora, ho dovuto combattere e spesso l’ho fatto da sola. Non sono mai stata una persona abbattuta o lamentosa. Tutt’altro, ho sempre cercato di vedere il lato positivo delle cose, anche quando era veramente difficile. Il mio ex e qualche amico mi hanno pure rinfacciato di essere troppo positiva e allegra. Ma questi ultimi momenti vissuti erano un po’ troppo. E’ possibile che in questi giorni felici vissuti con tutti voi si è attivato qualcosa di sconosciuto dentro di me?
Spero di non avervi tediato troppo con la mia lunga lettera. (Ooops!!!)
Vi abbraccio con affetto, Morena

Michaela: Carissima Morena, grazie della tua lettera.
La situazione buia nella quale ti trovavi, è senz’altro molto sconcertante per te, perché inaspettata e violenta. In genere quando entriamo in un divario di sensazione spiacevoli, non spiegabili, apparentemente senza causa, sono coinvolti talmente tanti fattori che è difficile decifrarli od ordinarli. Questo lascia una sensazione di impotenza e di essere in balia degli eventi. Dunque prendiamo per prima in esame alcuni fattori noti:

  1. Hai passato un periodo di lavoro molto stressante con tematiche magari non del tutto digerite. Due anni, nei quali l’anima riceve poco sostegno, anzi deve dare sostegno agli altri. Non per agency, ma per vocazione. Due anni senza vacanze. Due anni con tanti episodi non elaborati, per esempio: il rapporto con colleghi, i cambiamenti improvvisi di struttura e/o contenuti.
  2. Hai alle spalle un periodo famigliare travagliato e segnato di morte; dunque con tematiche che riguardano il lasciar andare, l’addio e la perdita di persone care. Un periodo, nel quale anche il sistema famigliare non dà sostegno ma si trova in una fase di riorganizzazione che riguarda tutti coloro che sono rimasti. Dunque un cambiamento che non è stato scelto da nessuno. Potrebbe essere segnato dal sentirsi vittima degli eventi e questo sentimento potrebbe farsi strada tra tutti i coinvolti all’interno della famiglia.
  3. Un amico che muore significa un addio per sempre e lascia uno strascico di lacrime, pensieri di tutti i tipi, ricordi del vissuto comune. Soltanto per questo servirebbe un rituale sull’addio come quello che abbiamo fatto durante la La porta della beatitudine.
  4. Inoltre in questi ultimi anni non c’era tempo per le tue tematiche personali che di conseguenza si sono accumulate e si sono fatte più pressanti: come sto io, dove sto andando, cosa mi fa piacere, quale prospettive ho per il futuro?

Come vedi ho elencato solo quanto hai scritto, ma mi immagino che queste tematiche si intreccino con il dialogo interiore e formino un aggrumolo di pensieri che come un filo di lana fa gomitolo su se stesso.
Vorrei chiarire una cosa: la depressione maggiore, lo sai meglio di me, secondo il DSM5 viene diagnosticata solo quando si presenta almeno per due settimane di continuo e si ripete nell’arco di sei mesi per almeno tre volte. Dunque non è il tuo caso! Perciò la chiamerei diversamente, perché è apparsa dopo il corso di meditazione durante il quale hai vissuto, anche grazie al gruppo, una vita più luminosa. Mi posso immaginare che, nel contrasto, il buio appare ancora più buio. È un fenomeno che si incontra quando ci si avvia verso una via meditativa: tutto diventa più intenso, nel bene come nel male.
Dunque ciò che chiami depressione, la chiamerei apparizione dell’ombra, che infatti è l’argomento del prossimo corso. Cosa fare nel frattempo? Innanzitutto cercare di districare gli argomenti ed elaborarne uno alla volta per bene, differenziare bene tra lavoro, famiglia, amicizie, stare da sola, percorso spirituale. Poi se c’è qualcosa che vuoi elaborare in particolar modo, siamo disponibili, ci puoi chiamare.
Un abbraccio forte, Michaela

Elmar: Cara Morena, come vedi, Michaela mi ha anticipato nella risposta. Posso soltanto aggiungere alcuni punti:

  1. Prima di tutto non ci hai annoiato o tediato con la tua lettera. Sai che non amo le persone prolisse che si dilungano per il piacere di sentirsi parlare, ma la tua lettera era intensa e sincera dalla prima fino all’ultima riga.
  2. Ripeto quanto detto dalla mia carissima moglie: non hai una depressione. Una persona depressa (secondo i canoni clinici) non riuscirebbe a scrivere quella frase autoironica sui “mammiferi, primati che credono di …”. Ho riso di cuore.
  3. Meditazione non ha la funzione di farci stare meglio, ma rende la vita più consapevole e di conseguenza più intensa. Perciò anche la sofferenza diventa più intensa. Lo confermano i mistici che hanno meditato tanto, come Santa Caterina di Siena, Santa Teresa d’Avila, Santa Gemma di Lucca, Meister Eckhardt, Milarepa, per citarne soltanto alcune/i. Con la meditazione la luce della consapevolezza diventa così acuta, che nel contrasto le ombre sembrano più scure; proprio come avviene con la luce fisica.
  4. Se hai preso questa settimana come una specie di vacanza dalla tua quotidianità burrascosa, dopo ti ritrovi nella stessa, ma hai in memoria la pace del tempo passato prima. Ti posso solo dire che conosco bene questo processo: c’è chi si trova nell’inferno durante la meditazione e nel paradiso le settimane dopo (come è successo a me varie volte), chi si trova nel paradiso durante la meditazione e nell’inferno dopo (come è successo a te), chi vive in un continuo purgatorio. Alla fine conosciamo comunque tutti e tre i reami.
  5. Shunryu Suzuki, il maestro zen, dice: “Se ti sembra di aver meditato male, perché durante o dopo hai sentito tante sofferenze, vuol dire che hai meditato bene”.

Ti mando un abbraccio caloroso
Elmar

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Menopausa: come migliorare la sessualità

Violetta: Come migliorare il desiderio e il piacere sessuale in menopausa?

Michaela: A questa domanda rispondo io. Proprio in questo periodo sto preparando una videolezione sulla menopausa che uscirà a breve. La tua domanda implica che durante la menopausa il desiderio cala. Questo non è vero per tutte le donne. Soprattutto per le donne che non hanno questa convinzione, spesso non si verifica, perché è una convinzione autoavverante. In più, spesso si innescano dei cortocircuiti per cui, meno faccio sesso, meno mi tocco, meno mi masturbo, meno piacere provo. Quest’ultimo fenomeno non è legato alla menopausa. Lo posso sperimentare a 18 anni, a 40 o a 50. Io stessa sono in menopausa e ho verificato che, se mi masturbo o se faccio l’amore, il calo di desiderio non avviene. Dunque la domanda sarebbe da modificare in: “Quanto tempo e quanto piacere ho dedicato al mio corpo, alla mia sessualità, al mio piacere?”. La menopausa è un periodo per fare un bilancio intermedio della vita, per rendersi conto di cosa c’è stato, cosa si desidera ancora e cosa il futuro avrà in serbo per me.
Ho voluto rispondere brevemente, però ci sono tante altre cose da dire.

Elmar: Cara Violetta, ho con me un libro di sessuologia di oltre 600 pagine, scritto da una sessuologa clinica che si chiama Helen Singer Kaplan. Dice che nella menopausa le donne si polarizzano: su un lato ci sono quelle che dicono “Adesso ho finito, mi sto seccando, non voglio più fare l’amore” e si spengono. Dall’altro lato dicono “Adesso non sono più fertile, non devo più badare alla contraccezione” e quindi si scatenano, fanno sesso alla grande. Non come lo facevano a trent’anni, ma meno fulminante e più tranquillo; una sessualità sensuale, delicata, intensa, intima. A te la scelta!

Conoscete un metodo per smettere di fumare?

Marzia: Cara Michaela, sono anni che vorrei smettere di fumare, ma finora tutti i tentativi sono falliti. So che questa domanda non c’entra niente con il Tantra, ma provo lo stesso. Ho provato con il diminuire il numero di sigarette, con lo smettere di colpo (ho una volontà ferrea), con i cerotti, con metodi naturali, ma niente. La sigaretta è più forte di me.

Michaela: E’ vero Marzia, non rientra nella mia specializzazione, eppure ho una buona notizia per te: c’è un metodo! Anch’io dopo 14 anni di fumo mi sono trovata nella tua stessa situazione: non riuscivo più a smettere. Dopo l’ennesimo tentativo fallito, ho confidato la mia delusione a mio marito e insieme siamo arrivati al seguente ragionamento: per smettere di fumare dovevo comunque superare due soglie.

La prima è quella psichica: cambiare abitudine, non poter succhiare qualcosa in bocca, andare oltre la dipendenza, ecc.

La seconda è quella fisiologica: disabituare il corpo a una molecola che ormai fa parte di lui. Se ultimamente fumavo 10 sigarette al giorno con 0.8 mg di nicotina ciascuna, il mio corpo si era abituato a 8 mg giornalieri di nicotina. Se solo avessimo trovato un metodo per poter superare una soglia dopo l’altra anziché tutte e due in una volta, lo sforzo sarebbe stato minore.

Qualche giorno dopo trovammo la soluzione: non provare a diminuire il numero di sigarette, come fanno tutti, ma mantenere lo stesso numero e diminuire soltanto la dose di nicotina. Così sono andata in tabaccheria per farmi un panorama sulle varie concentrazioni di nicotina.

E per altri 5 mesi ho continuato con le mie 10 sigarette al giorno proseguendo con questa scaletta:

  • Per un mese sigarette con 0.6 mg
  • Il mese successivo con 0.4 mg
  • Il mese dopo con 0.3 mg
  • Per un altro mese ho fumato 0.2 mg
  • Fino ad arrivare a 0.1 mg

A ogni salto di concentrazione sentivo un leggero disagio per 3-6 giorni, ma poi avevo tre settimane per abituarmi senza togliere nemmeno una sigaretta da quelle che ero abituata a fumare.

Arrivata a 0.1 mg, che è la minor dose reperibile sul mercato, mi sono detta: Se prima prendevo 8 mg di nicotina ogni giorno, adesso ne prendo 0.1 x 10 = 1 mg, perciò la dipendenza fisiologica si era già ridotta del 87% senza fare alcuno sforzo di volontà. Ho preso speranza e mi sono sentita pronta ad affrontare la seconda soglia, quella psicologica: le settimane successive ho ridotto gradualmente il numero di sigarette fino ad arrivare a 3 al giorno. Era facilissimo, forse perché il mio corpo si era ormai abituato a una minor dose di nicotina.

A questo punto ho fatto una pausa continuando per un mese con 3 x 0.1 mg = 0.3 mg, che sono il 96% in meno alla dose iniziale, cioè quasi niente. E così un bel giorno smisi  semplicemente di fumare, senza pensarci più.

Oggi, con il senno del poi, penso che il segreto di questo metodo stia proprio nell’affrontare le due dipendenze una alla volta e nel diminuire il dosaggio iniziale senza dover rinunciare a nulla. So che anche per due mie amiche ha funzionato benissimo. Fammi sapere qualcosa.

Marzia: Cara Michaela, sono passati 6 mesi, ho seguito il tuo schema e ….. ha funzionato! Sono felicissima!!! Ora con i soldi che risparmio in un solo anno mi iscriverò a due dei vostri corsi.

Malgrado vari percorsi di crescita sono frustrata

Annabella: Buongiorno Michaela, ho avuto il tuo nominativo da una mia cara amica. Nonostante le tante formazioni e percorsi fatti negli anni, sono in un periodo di paure e sensazione di fallimenti che riaffiorano, forse anche per l’età. Ho da poco compiuto 67 anni e non sono affatto serena. Vivo in una situazione sentimentale stagnante, senza sessualità, né dialogo, con poco affetto, una serie di abitudini date anche da più di 35 anni passati insieme e una figlia. Non riesco a uscirne, o meglio, non riesco a trovare un mio equilibrio, un modo mio di vivere, e periodicamente reagisco al dolore frustrata e con astio, perdendo il mio centro.

Michaela: Buongiorno Annabella. Da quanto ho capito dalle tue parole, desideri essere più felice di te stessa e della tua vita. Hai nominato che hai già  fatto tanti percorsi per avere un equilibrio interiore, eppure nomini alcune situazioni che vivi, con il marito, senza sessualità e con dolori emotivi che ti fanno perdere frequentemente questo equilibrio.

Vista la tua età, penso che tu sia in pensione e dunque disponi di abbastanza tempo libero  che ci vuole per risolvere la questione. Mi sembra una buona base per partire.

Per ritrovare la felicità dovrai prendere delle decisioni che possono portare a un cambiamento nella tua vita, ma prima ci vuole un periodo di riflessioni. Intendo dire che ci vuole qualche distanza per vedere la tua vita da fuori e riflettere su alcune domande, come per esempio:

Come voglio vivere la mia vita da ora fino alla morte?

Che cosa desidero di più? Quali sono i bisogni fondamentali ai quali non posso rinunciare? E a quali bisogni non voglio più rinunciare, non come ho fatto in passato?

Che cosa farebbe vibrare il mio cuore di gioia?

Ci sono desideri che non ammetto nemmeno a me stessa? Questi desideri nascosti,  vogliono essere espressi oppure no?

Queste riflessioni sono condividibili con le persone che amo? Se no, con chi altro li posso condividere?

In agosto abbiamo un corso che si chiama “Ardore nel cuore” che potrebbe essere una buona occasione per fare una vacanza riflessiva con queste e altre domande. Altrimenti puoi fissare un appuntamento per una sessione online e vediamo nello specifico di cosa hai bisogno. In ogni caso ti auguro buone riflessioni.

Mi sento in colpa verso mia madre

Nicoletta: Dopo la morte di mio padre che mi manca tanto, purtroppo ho dovuto mettere mia madre in una RSA, perché non riesco più a curarla. Tra i bambini e il lavoro, proprio non ce la faccio. Però ora mi sento come una merda. Possiamo fare un appuntamento telefonico o una videochiamata?

Elmar: (dopo la videochiamata) Cara Nicoletta, vorrei aggiungere alcune cose alla nostra chiamata:

1. Se tua madre non è autosufficiente e sta in una RSA, non è colpa tua. Non puoi cambiare il “destino” dei tuoi cari, anche se ti dispiace; e non aiuti nessuno se “ti senti come una merda” come mi dicesti. Ho l’impressione che in questo caso tu sia andata in agency. Ti ricordi il corso “Comprendersi nel corpo“? Conviene riprendere in mano la de-frammentazione da agency e rifarla.

2. Un’altra pratica che ti potrebbe aiutare in questo periodo è il cosiddetto “Addio dignitoso”, sviluppato da Angeles Arriel, un’etnologa di un università californiana che ha studiato i rituali di addio in tante culture del mondo e ha sintetizzato 4 passi per poter lasciar andare una persona in modo dignitoso.
Ti puoi sedere su una sedia, immaginare tuo padre seduto sulla sedia di fronte e parlare a voce udibile a lui, nominando i 4 argomenti che trovi nell’allegato alla mail.  Questa dispensa è stata fatta per le relazioni intime con gli ex-partner, ma si presta anche per i genitori defunti.

3. Ti ho parlato di fasi del lutto che si ripetono e alternano per la durata di circa un anno o più. Trovi una descrizione più accurata sul sito PsicoSocial.it.

4. Infine ti posso consigliare un libro sul lutto scritto da Marco Loli, “Il lutto consapevole“, che ha fatto la formazione in counseling con noi e che – dopo aver perso un genitore – ha scritto la sua tesina finale proprio sull’argomento.

Un caro saluto
Elmar


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L’orgasmo femminile

L’orgasmo femminile

E' possibile che una donna pianga quando viene all’orgasmo? Vorrei capire!

Blu: La mia ragazza, con la quale sto da 3 anni, ha una “reazione” molto particolare in un momento altrettanto “speciale”; piange quando raggiunge l’orgasmo. Si mette letteralmente a piangere, un pianto breve ma intenso.
Più volte ho cercato di avere una risposta ma nemmeno lei è in grado di darmene una; dice semplicemente che non sa il motivo di questa sua reazione. Nessuno è riuscito ancora a darci una risposta. All’inizio temevo che fosse generato dal dolore, ma così non è; in quei momenti (sue parole) si trova all’estremo del piacere, il ché si vede e si sente, ma quando raggiunge il “culmine” scoppia a piangere.
Vorrei capire, se per vergogna o per timore si trattiene al punto tale, per poi scoppiare in lacrime. Ma lei dice di no. La mia reazione? Per ora accetto che sia così, con la speranza che la mia ragazza in un momento cosi bello possa reagire in un modo meno “strano” (concedetemi l’uso di questo termine). Vorrei semplicemente capire.

Elmar: Caro Blu, come la tua ragazza ci sono alcune donne (forse 1 su 15 – 20) che al momento dell’orgasmo scoppiano in lacrime.
Non c’è una risposta al tuo voler capire, perché già la domanda che associa il pianto al dolore, è sbagliata. Lei semplicemente piange, e va bene così. Non è né un pianto di vergogna, né di tristezze, come lei ti sta confermando; semmai si avvicina al pianto di gioia, benché non sia nemmeno esattamente questo. Potresti chiamarlo il “pianto dell’orgasmo”, il “pianto del piacere”, il “pianto della massima gioia”, oppure una “eiaculazione dagli occhi” (scusami il termine umoristico).
1. E’ tutto a posto. Per l’uomo può essere difficile da capire, ma per le donne l’orgasmo è più emozionale, e il pianto è una delle sue possibili manifestazioni. Altre donne scoppiano in una risata, altre sono pervase da ondate di forza, da lampi d’intuizioni, da sentimenti teneri. Tutte queste emozioni si equivalgono e il pianto è tanto autentico quanto e come qualsiasi altra.
2. Lasciala piangere, non associarlo a dolore…, rimani con il tuo piacere, lasciati toccare dai suoi sentimenti e ispirale in un abbraccio; un abbraccio forte, dolce, passionale, tenero o come ti pare. Se lei si lascia andare in modo spontaneo, lo puoi fare anche tu. Come maschio troverai altre forme, di abbandonarti al sommo piacere, come gemiti, urla, movimenti forti, espansioni energetiche… Ti puoi fidare del tuo corpo: ciò che viene spontaneamente, va benissimo.

Il mio orgasmo non mi piace

Carola: Sto leggendo il vostro interessante libro Tantra – La via dell’estasi sessuale. Mi piacerebbe sapere se farete dei corsi nella mia città. Vorrei inoltre chiedervi un consiglio su un mio problema. Raggiungo l’orgasmo solo accavallando le cosce e stringendo ripetutamente i muscoli delle gambe. Solo in questo modo, non ce n’è un altro. Riuscire a venire in questa modalità, non mi permette di riportarla nel rapporto di coppia. Può un esercizio tantrico, come per esempio il mula banda, risolvermi il problema?

Michaela: Ci sono diversi modi per raggiungere l’orgasmo. Da come lo descrivi hai trovato un modo che funziona per te e poi hai usato sempre questo solo modo, dal quale si è formata un’abitudine. Siccome il tuo modo che funziona è basato su una contrazione muscolare, in questo caso stringere le gambe ripetutamente, dubito che un esercizio basato sullo stringere il muscolo pubi-coccigeo possa risolverti il problema.
Prima di darti una risposta ho bisogno di qualche informazione in più:

  • Hai una relazione fissa? Se si, il tuo partner è disponibile a sperimentare con te?
  • Come mai lo stringere le gambe durante il rapporto sessuale è un problema?
  • Quali posizioni avete provato finora?
  • Come vivi la masturbazione: più rilassata o più tesa dell’atto sessuale?

Carola: Ho una relazione da circa un anno e mezzo, e penso che il mio partner sarebbe disposto a sperimentare. Non è che debba poi tanto accavallare le gambe, ma devo stringerle ripetutamente più volte ed in modo abbastanza energico. Abbiamo sperimentato posizioni diverse, ed in una nella quale io sono sdraiata sul fianco e lui è dietro di me sono anche riuscita ad incrociare le gambe come faccio di solito. Per ora niente.
Provare l’orgasmo da sola, per me, non è una masturbazione; è uno sfogo nervoso, mi scarico semplicemente, allento la tensione, lo facevo anche a scuola durante le interrogazioni. Anche stringendo le gambe durante il rapporto, ad ogni modo, sarei più io che provoco l’orgasmo anziché il mio compagno…..Non mi sento completa.

Michaela: Dalla tua descrizione mi sembra meno una questione di trovare “la tecnica giusta”, ma un tema molto più intimo ed emozionale che si sta cristallizzando intorno all’orgasmo: lasciarti andare fidandoti del tuo corpo, abbandonarti al tuo piacere. Direi che prima o poi dovrai intraprendere un percorso di crescita per risolverlo con noi o con un sessuologo. Perché lasciandoti andare di più incontrerai tutta una serie dei emozioni, fra le quali alcune non saranno piacevoli.
Il fatto che lamenti “sono più io a provocare l’orgasmo anziché mio compagno…. Non mi sento completa.” è assai diffuso tra le donne, anzi, è la normalità. Più della metà delle donne devono aggiungere un gesto attivo (masturbarsi il clitoride, fare certi movimenti, stringere le gambe, …….) per raggiungere l’orgasmo durante l’atto sessuale. La versione che “lui me lo procura” sembra essere più un mito che la realtà. L’arte sta nel rimanere ricettiva, aperta e rilassata anche quando divento attiva per arrivare al picco del piacere, senza entrare in tensioni rigide. Questa arte si può imparare, purtroppo non via e-mail.
Se prima di venire a un corso di tantra vuoi già fare qualcosa e preparare il terreno, puoi provare per un periodo di alcune settimane la rotazione del bacino (vedi nel libro Tantra p. 57) insieme a un respiro profondo nella pancia mentre fai l’amore. Durante questa rotazione è importante rilassare completamente la pancia nell’inspirazione e di lasciare emergere un suono spontaneo durante l’espirazione aaaahhhh… o ooooh, o come viene a te. Queste tre chiavi (respiro, suono e rotazione) ti aiuteranno a aumentare la carica energetica nel bacino, a sentirti di più nella zona pelvica, e a sentirti eccitata e rilassata in tutta la parte bassa del corpo. Le tensioni col tempo dovrebbero trasformarsi in una carica più piacevole, un qualcosa di nuovo. Se sorgono emozioni o tensioni o sentimenti teneri, non cacciarli via, ma da loro il benvenuto, accogli qualsiasi cosa scopri dentro di te, apriti a te stessa, anche in momenti difficili.
Durante l’atto sessuale continua in questo modo per un periodo che consideri piacevole, per arrivare poi all’orgasmo puoi sempre stringere le gambe o accarezzarti il clitoride o fare tutto ciò che ti aiuta a scaricare la carica. Informa il tuo compagno e digli di continuare nell’atto amoroso anche se tu improvvisamente ti mettessi a piangere, a picchiare il cuscino, a lasciarti andare o a fare altre cose che non hai mai fatto prima.

Non mi sono mai posta il problema dell’orgasmo, ma ora ho mille dubbi

Pamela: Adoro fare l’amore con il mio fidanzato, ma credo di non raggiungere l’orgasmo. Ho 26 anni ed è la seconda storia importante che sto vivendo. Con il mio ex non mi ero mai posta il problema di cosa fosse veramente l’orgasmo. Dato che mi piaceva, pensavo fosse tutto lì. Con il mio attuale, invece, mi sono posta un sacco di dubbi. Lui è dolcissimo e fa di tutto per farmi piacere e ci riesce, ma non in maniera netta. A me piace ogni secondo del nostro “atto d’amore” ma non ho il cosiddetto “apice”. Mi potreste aiutare per cortesia?

Michaela: Cara Pamela, per completare il quadro ti faccio alcune domande:

  1. Non conosci proprio l’orgasmo o lo hai solo raramente?
  2. Se non conosci proprio l’orgasmo, come te lo immagini?
  3. Arrivi all’orgasmo quando ti masturbi?
  4. Cosa ti eccita maggiormente quando fate l’amore? Metti queste cose anche in pratica?
  5. Quanto dura mediamente il vostro atto sessuale?

Pamela: ARispondo immediatamente ai tuoi quesiti:
1. Credo di non avere mai provato un orgasmo. Fino ad un anno e mezzo fa, fin tanto che stavo con il mio ex, non mi sono posta il problema, mi piaceva e basta.
Con il mio partner attuale invece sono nate mille domande. A volte mi prende in giro dicendomi che il mio clitoride è morto. In effetti non è sempre sensibile, anzi, lo è raramente. Anche in base alle sue esperienze precedenti con altre ragazze siamo giunti alla conclusione che io possa essere “vaginale”. Ma dai racconti di amiche non mi sembra di avere mai provato certe sensazioni. Eppure, ripeto, mi piace, mi sento in armonia, ma a questo punto non mi ritengo soddisfatta!
2. M’immagino l’orgasmo come un momento di piacere assoluto: il cuore ti batte forte, ti senti un tutt’uno con il tuo lui, insomma l’estasi! E poi, da quello che ho sentito dire, dovrei provare un po’ fastidio, ma ovviamente a me non succede. Mi sento confusa e se prima mi sono sempre sentita appagata ora inizio a dubitare.
3.Non mi masturbo, non mi capita di toccarmi, magari penso ad altro, non mi concentro sulla mia vulva.
4.Sembrerà sciocco ma mi eccitano le sensazioni di pelle. Per intenderci: adoro quando mi benda gli occhi. Credo che la vista rubi le sensazioni che gli altri sensi possono trasmettere. Mi piace non vederlo, mi piace ricevere inaspettatamente una carezza, uno sfioramento, un bacio, adoro l’odore della sua pelle, muoio quando mi sorprende!
5.Il nostro rapporto dura mediamente una mezz’oretta. So che non è lui il problema, lui cerca di capire e la cosa m’imbarazza perché ora mi sento “diversa”, quasi inferiore. Non ne ho mai parlato con nessuno, in un certo senso me ne vergogno. A volte mi viene persino da piangere quando sono sola.
Non capisco quale possa essere la causa. Spero possiate chiarirmi un po’ le idee.

Michaela: Per il momento ti posso dare alcuni consigli, le altre cose le vedremo all’incontro:

  1. Non prenderlo come una crisi, ma come una scoperta. Finora sei stata contenta della tua vita sessuale e come dici “non ti sei mai posta il problema”. Se da ora in poi ti avvii alla scoperta dell’orgasmo, ben venga: sarà qualcosa in più a quello che conosci già.
  2. Dì al tuo ragazzo di non prenderti in giro, la sessualità femminile è più variopinta e più complessa di quanto lui pensi. Non ti può proprio paragonare con le sue ex e trarre delle conclusioni affrettate. Addirittura, gli scienziati che hanno esaminato la sessualità di migliaia di donne, non sanno ancora tutto sui misteri femminili.
  3. Non fissarti su un concetto puramente mentale come “sono una vaginale”, ma esplora tutta la gamma che il tuo sesso ti offre. Per esempio puoi fare il massaggio al punto G per scoprire il piacere della vagina. Puoi iniziare anche a masturbarti per conto tuo, per poter vivere la “tua” sessualità senza essere influenzata dal partner; per scoprire quali movimenti, quali carezze ti danno più piacere; nel nostro libro TTantra. La via dell’estasi sessuale puoi trovare delle indicazioni.
  4. Ricordati in tutte le esplorazioni di respirare profondamente. Quando il respiro è trattenuto, anche la maggior frizione sul clitoride serve a poco.
  5. Sappi che il sesso per la maggior parte delle donne è una continua scoperta. A 26 anni è in un modo, a 30 sarà più ricco, non poche donne scoprono piaceri nuovi anche dopo i 40 anni!

L’unione estatica esiste, ma non si manifesta ogni volta che facciamo l’amore. Può avvenire spontaneamente, oppure con certe pratiche che, appunto, s’imparano nel tantra.

Una donna può godere anche senza arrivare all’orgasmo?

Claudia: Vorrei fare tante domande sui corsi, sulla meditazione e tutto il resto. Credo che prima leggerò il vostro libro Il punto G.
La cosa che mi ha colpita di più è il discorso sulla ritenzione dell’eiaculazione. Non ne avevo sentito mai parlare prima d’ora, ma mi chiedo se la stessa cosa può valere per una donna? Nel senso di provare un intenso piacere e di essere soddisfatta e beata senza individuare un momento preciso di un orgasmo.
Ho letto in un testo spirituale che la bellezza di tutto non sta nell’arrivare alla fine ma nel godersi il viaggio. A queste parole la mia mente si è illuminata di gioia, perché è esattamente quello che intendo: adoro fare l’amore, non arrivare alla fine… Mi chiedo se ha senso o se ho una chiusura verso il mio stesso orgasmo.

Elmar: Cara Claudia, si tratta di due piaceri diversi: il primo è quello di arrivare all’orgasmo inteso come esplosione energetica, nel quale ti godi il culmine e la soddisfazione dopo.
Il secondo piacere consiste nel lasciar fremere l’eccitazione di plateau per un periodo prolungato nel tuo corpo, e di espanderlo in tutta te stessa. Puoi sperimentare questo tipo di piacere durante una prolungata stimolazione del punto G, che dopo alcune volte ti lascia con un incredibile senso di espansione.
Ciò che hai letto in quel libro è un atteggiamento indicato per entrambi i modi, anche per il primo modo mirato a un orgasmo a forma di picco. Perché perdersi la bellezza del viaggio nel concentrarsi troppo sull’arrivo?
Notiamo che nella letteratura tantrica, sia quella tradizionale che quella del neotantra, si discute troppo sul “tipo giusto” di piacere. Noi siamo del parere che, chi uno sperimenti tutti i piaceri che esistono, per decidere dopo quale forma di piacere vorrebbe curare prevalentemente. Buona lettura e buoni esperimenti!


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