Testimonianze di crescita personale

Testimonianze di crescita personale

Ho compreso cosa significa espandersi nella meditazione

Luisa: È stato un bel viaggio, intenso, culminato con qualcosa di miracoloso che ha a che fare con l’onda dei chakra. Ero così espansa che ero diventata la stanza: ero bianca e grande come tutta la camera da letto, ero una farfalla luminosa e palpitante. Poi mi ha attraversato un circuito interno infinito, con passaggi nel cuore e nella gola accompagnati, di volta in volta, dal riso e dal pianto… E poi silenzio dorato in chi è più grande. Mi inchino con amore davanti a ciò che non si può nominare. E vi ringrazio profondamente.

Questa meditazione mi ha svegliato un'emozione inaspettata

Laura: In passato sentii parlare varie volte di “tantra”, ma senza capire di cosa si trattasse. Così quando venni al primo corso ormai mi ero fatta un’idea piuttosto strana. Arrivai lì molto prevenuta, difesa e in chiusura. Tuttavia (e nonostante mi stessi proteggendo molto), facendo una di quelle meditazioni, che non riesco a fare quasi mai, presi contatto con una mia emozione (precisamente la rabbia) che veniva da luoghi sconosciuti. Era una novità per me e, a dispetto del tipo di sentimento provato, mi entusiasmò. Così sono tornata una seconda volta perché mi eccitava e mi dava vitalità, ma anche molta paura, l’idea, appena percepita, di un viaggio dentro di me. Anche se ho la consapevolezza che per me questo viaggio sia vitale, mi pare di aver intuito che lo debba fare piano piano, a piccoli passi.

Ho compreso cosa significa parlare di ciò che sento dentro

Claudia: Carissimi Elmar e Michaela, volevo dirvi un grazie che sento dentro di me dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli. Per me è stato folgorante sentire che avevo creato dei compartimenti stagni: da una parte il sentire del corpo, che in questo corso con voi mi ha portato dei momenti di presenza totali e appaganti, e dall’altro l’intuire e il comprendere le connessioni, il farne tesoro, il comunicarle.
Per la prima volta nel corso Ardore nel cuore ho sentito la differenza di cosa significa parlare di tutto quello che è vero per me, che mi emoziona profondamente, ma restando contemporaneamente nel corpo. La comprensione è venuta per me dal momento in cui ho parlato nel gruppo della mia esperienza dello streaming. Mentre parlavo di qualcosa che avevo sentito dentro di me, in un momento in cui sono stata molto presente nel corpo, di qualcosa che mi aveva portato molte comprensioni, con emozione, vedevo in te Elmar un sì convinto e in te Michaela un sì molto più tiepido.
Mi sono chiesta perché ed ho compreso che, mentre parlavo, non mi sentivo più ed ero tutta nella testa. Allora ho compreso che tu, Michaela, mi stavi specchiando. Ho ricollegato nella memoria tutti i momenti in cui ho ricevuto da te un sì pieno, con un sorriso, una parola o uno sguardo ed erano momenti in cui ero completamente presente nel corpo, in genere dopo un’esperienza che mi aveva consentito di superare le mie barriere e andare oltre. Il tuo corpo reagisce ad una donna che non è presente, come il tuo, Elmar, reagisce a quello di un uomo che non si sente.
Ora è tutto molto più chiaro e riesco a distinguere più facilmente per cosa dire grazie a mio padre e per cosa dire grazie a mia madre.
Come il corso dell’anno scorso è stato una pietra miliare della mia vita segnando un nuovo inizio, sento che questo è una seconda pietra miliare dalla quale mi porto a casa questa preziosa comprensione che, come tutte le grandi comprensioni, è semplicissima. Vi abbraccio forte forte.


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Meditare in unione sessuale

Meditare in unione sessuale

Dopo qualche rituale tantrico la mia ragazza non ne vuole più sapere

Bardo: Ciao Elmar e Michaela, ho letto Tantra per due e altri libri sull’argomento e ho provato a fare qualche rituale tantrico con la mia ragazza: alcune volte bellissimo, altre volte disastroso. Poi lei ha più preso coscienza di quanto si sentisse sottoposta ad un esame in quei momenti, ed ha voluto mettere dei confini, dichiarando che non aveva più voglia di sperimentare quel tipo di situazioni; per lei erano troppo.
Da parte mia ho fatto prima varie proclamazioni su quanto fosse fondamentale essere qualcosa di più anche in ambito sessuale, poi mi sono ritirato frustrato e vittimizzato; infine ho trovato un modo che a me è parso più sincero: ho dichiarato il mio profondo desiderio di provare almeno alcune volte esperienze meditative e creative in ambito sessuale. Il che non ha sortito grande effetto perché lei (giustamente?) è rimasta della sua posizione.
Mentre la vita sessuale con la mia partner proseguiva tra alti e bassi, rabbia e intimità, blocchi e sesso sfrenato e godurioso, io ho rimbalzato tra meditazioni auto inventate sull’energia sessuale, sulla Shakti e Shiva, sul Lingam e la Yoni, sull’espansione dell’energia, ad una discreta passione per la pornografia. A volte masturbandomi la sera prima di addormentarmi mi sveglio nel cuore più felice del solito, altre volte mi sento molto stanco e i sensi di colpa e la vergogna s’insinuano. Così la mia pace interiore è andata a farsi benedire e ora non so se gettarmi in quelle esperienze o cercare un modo di trasformare, di darmi una disciplina anche mentale.

Elmar: Caro Bardo, comprendo la tua frustrazione e al contempo capisco anche la posizione della tua ragazza. Sperimentare attivamente con la sessualità è un gioco di delicati equilibri, dove facilmente nella coppia si possono aprire dei fronti.
Per molte persone il sesso è un momento dove desiderano lasciarsi andare, non pensare, non dover fare nulla, dove desiderano dissolvere l’io intraprendente abbandonandosi ai piccoli e grandi piaceri che il momento offre. A un altro gruppo di persone il sesso sembra il terreno più adatto per andare a caccia di nuove esperienze, per provare il sesso sfrenato, il sesso spirituale, per fare esperimenti di tutti i tipi.
Entrambe queste posizioni hanno il loro valore, ma nella vostra coppia si sono polarizzate e sono diventate un campo di battaglia. La questione cambierà quando andrete a vedere su cosa starete lottando davvero. E questa non può essere una risposta che viene dalla testa, ma la trovate nell’osservazione dei vostri corpi energetici durante l’atto amoroso, nell’allineamento dei vostri ritmi, nell’ascolto del vostro profondo desiderio. Lì potete trovare un nuovo punto d’incontro. Siccome questo processo può durare mesi, se non anni, ci vorrà anche una soluzione a breve per convivere in armonia. Allora provate ad alternarvi: una settimana si fa come piace a te e la prossima settimana come piace a lei. Soddisfare i desideri a settimane alterne, aiuta a smorzare un po’ le posizioni rigide aprendo il cuore e la mente ad una comprensione di quello che il partner in fondo vuole.

Ho provato l'estasi! E' meraviglioso, però ora ho diverse domande

Asso: Sono sposato da 19 anni, ma siamo insieme da 22. Abbiamo 4 figli e ci vogliamo molto bene. Siamo una bella coppia e nonostante gli alti e bassi della vita il nostro è vero amore. La scorsa settimana facendo l’amore con mia moglie ho provato un piacere mai provato fino ad ora. Ho goduto dalla punta dei piedi all’ultimo capello che ho in testa, una cosa “incredibile” come se fossi attraversato da una fortissima corrente, inutile dire una cosa assolutamente meravigliosa. Ne ho parlato con mia moglie il giorno dopo, di quanto è stata forte e bella questa esperienza. Questa è la mia domanda: che cosa è successo? E perché è successo? Può ripetersi? Essendo così forte e profonda può creare danno?

Elmar: Questa è una di quelle esperienze che illuminano la vita e che con la loro intensità ci fanno capire in modo inequivocabile che esiste qualcosa al di là della “normalità”. Rispondo alle tue domande.
Dalla tua descrizione direi che sei entrato in una esperienza estatica. Nel tantra non si parla di un orgasmo ma di diversi orgasmi che possono assumere diverse forme e diversi livelli di profondità. Nel nostro libro Tantra – La via dell’estasi sessuale li abbiamo descritti dettagliatamente.
Perché è successo? Nel tantra e in altre discipline si arriva a questo stato di coscienza espansa seguendo un certo metodo, ma possiamo entrarci anche spontaneamente come hai potuto notare.
Si può ripetere, si. Per ripeterlo puoi osservare cosa quella volta è stato diverso dalle altre volte: eri più rilassato, più carico, più equilibrato, respiravi più profondamente, ti sei abbandonato di più, seguivi più il tuo ritmo, ti lasciavi guidare da una voce interiore molto sicura, amavi di più tua moglie…? Quello che ti ha aiutato quella volta ti può aiutare anche altre volte. Ma attenzione: se cerchi di riprodurre questo stato beato, potrebbe succedere che ti allontani sempre di più perché troppo impegno, troppa volontà ti potrebbe distogliere dall’abbandonarti, dall’aprirti alla grazia del momento.
Se la prima volta ti ha fatto così bene, non può creare un danno. Invece può creare il desiderio di riprovarlo. Buon proseguimento!

Durante la meditazione

Cecilia: Ho provato alcune volte con il mio fidanzato il “matrimonio dei chakra” ed stato fin troppo piacevole, però una volta che lui è dentro di me, non riesco più a frenare la mia passione, sento una certa pressione, divento talmente emotiva che non vedo più i chakra e il respiro galoppa come un cavallo in corsa. Devo concentrarmi di più o è giusto così?

Michaela: Cara Cecilia, prima di tutto: è giusto così! Da qui si parte, dal punto dove ti senti bene, dove godi e dove sei felice. Poi possiamo sempre andare oltre. Poi non cercare di concentrarti, perderesti la bellezza della tua passione senza guadagnare in termini meditativi. Cerca piuttosto di lasciarti andare alla tua passione, di darle uno spazio largo per potersi espandere nel tuo corpo, così questo grande piacere non ti crea più alcuna pressione, ma può fluttuare con facilità nello spazio allargato del tuo corpo energetico. Questo è esattamente il movimento mentale contrario alla concentrazione, è un allargamento. Non è neanche necessario visualizzare i chakra, se hai una sensazione corporea o emotiva di loro, ve bene uguale. Sentirli o vederli hanno lo stesso valore. Nel capitolo 6 del libro Tantra e meditazione trovi molte indicazioni a riguardo.
Un’ultima cosa: se dopo un mese di pratica con la meditazione ti sembra di aver perso il vecchio piacere, torna a quel sano modo di fare l’amore che hai sperimentato prima!

Quando facciamo l'amore tantrico vediamo delle luci e ci sembra di volare

Nicola: Caro Elmar, grazie ai vostri libri che sfoggiano orgogliosi sul mio comodino, ho imparato non solo una via per l’accrescimento del rapporto di coppia ma anche un modo di sentire e relazionarmi con l’intero mondo. Con mia moglie ho praticato alcune tecniche da voi descritte e abbiamo sperimentato a sincronizzare i nostri respiri.
Molte volte durante l’amore il volto di Carmela si ricopre di strane lucine (o almeno a me sembra) e anche da parte sua ci sono esperienze sconosciute (lei le descrive come un fluttuare in un mondo dove la gravità non partecipa). Volevamo qualcuno che potesse illuminare la strada di queste nuove esperienze; cerchiamo anche un corso che non tratti i problemi o i lati oscuri (che non abbiamo) ma per volare più in alto.

Elmar: Caro Nicola, comprendo il vostro desiderio di volare più in alto, dopo queste esperienze. Quando sperimentiamo con forme del respiro durante l’atto amoroso, queste possono influenzare il nostro corpo energetico e iniziamo a “vedere” delle cose che nello stato ordinario non vediamo. Questi effetti non sono nulla di preoccupante e nemmeno gli devi dare troppo peso. Preparati al fatto che proseguendo con questa pratica prima o poi toccherete anche i lati oscuri. Aumentare il livello energetico nell’atto amoroso intensifica tutto, “nel bene come nel male”, le stelline come i mostri. Non ti voglio scoraggiare, ma avvertire, perché leggo che insisti sul voler volare più in alto. Nel nostro programma trovi alcuni corsi più improntati sul volare in alto, altri più concentrati sullo scavare nella melma, ma teniamo sempre tutti e due gli aspetti presenti. Buone esperienze!


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Cosa succede quando medito?

Cosa succede quando medito?

Quale è l’effetto delle visualizzazioni?

Dario: Le visualizzazioni (le conosco dalla PNL e dal tantra tibetano) allontanano dalla percezione corporea o possono in qualche modo aiutare ad amplificarla?

Elmar: Ciao Dario, le visualizzazioni possono avere entrambi gli effetti: possono allontanare dalla percezione corporea se una persona poco corporea (e più visiva) le usa per aumentare il suo distacco dal corpo, ricercando per esempio stati di trance. Possono amplificarla se la visualizzazione non è soltanto esteriore (di solito una divinità), ma include anche l’interno del corpo (per esempio correnti o luci che lo attraversano), come si usa fare nel tantrismo tibetano o kashmiro.
Trovi alcuni esempi su come scegliere la meditazione adatta al carattere della persona, nel nostro libro Tantra e meditazione.
Siamo abituati a pensare che sia il metodo a dirigere l’esperienza meditativa, ma l’effetto della meditazione dipende più dall’intenzione che dal metodo.

Meditare può essere piacevole?

Ilaria: Durante l’ultimo corso con voi qualcosa è cambiato: per la prima volta ho partecipato volentieri a tutte le meditazioni. Ora percepisco il mio corpo come un contenitore vuoto e fluido, la mente è libera, come se i pensieri fossero evaporati. In corrispondenza del coccige (e questa è la cosa più curiosa) sento un intenso calore che sale lungo la colonna fino alla testa e quando ciò è più percepibile alla mia consapevolezza ho i brividi lungo le gambe, cosce, braccia e viso. Parallelamente mi viene voglia di respirare e da qui nasce una sensazione di piacere al petto, di gioia immotivata, di vitalità. Se poi mi sfioro una gamba o un piede o qualsiasi altra parte del corpo mi arrivano brividi che si diffondono lungo la colonna vertebrale e pervadono tutto il resto del corpo. Ma la sensazione più bella che ho è quella in cui sento scivolare da me tensioni, pensieri, fatiche, preoccupazioni. Ma è normale che il piacere sia talmente spontaneo, talmente “gratuito”?

Elmar: Cara Ilaria, ti conosco già da un po’ di tempo e non mi sorprende che dopo tutti i lavori che hai fatto su di te, si sia sciolta la tua struttura rigida e con essa la convinzione “che bisogna guadagnarsi il piacere” e “che bisogna lavorare duramente”. Come vedi, talvolta, questi principi non valgono e per te sembrano proprio più di ostacolo che di aiuto. Si pensa che molte persone non sono portate alla meditazione perché non sono abbastanza disciplinate, ma altrettante persone fanno fatica a meditare perché non sono abituate a stare piacevolmente con se stesse, a godere di tutte quelle belle sensazioni che hai descritto. Bene, ora che lo hai sperimentato nel tuo corpo, buon proseguimento!

Ho fatto un sogno lucido

Beppe: ciao Elmar, è passato quasi un mese da quando ho frequentato il corso e sto già pensando al prossimo.
Ho letto dei sogni con coscienza (si dice così?). La mattina dopo il rientro dal corso, dopo essermi svegliato presto, come la mattina “dell’esplosione emozionale”, mentre ero in dormiveglia ho sognato per due volte consecutive di uscire fluidamente dal corpo. La prima volta mi ha spaventato, sembrava la morte che mi portava via, poi la scia del mio corpo si è messa seduta in meditazione, mi sentivo in una corazza, solo gli occhi si muovevano e mi vedevo molto chiaramente. La seconda volta volavo; è stato piacevole, quando ho deciso di mettere fine al sogno la scia del mio corpo è rientrata nel corpo che realmente dormiva. Cos’è successo? Mi sono suggestionato? Io raramente ricordo i sogni anzi, per dire la verità, quasi mai.
Per tutta la settimana successiva la pancia bolliva. Mi sto dedicando il più possibile alla meditazione che ogni mattina si faceva al corso, scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo attraverso il mio corpo. Mi sto facendo prendere dalla meditazione. Vorrei una tua indicazione.

Elmar: Caro Beppe, meditare ha diversi effetti: uno è quello di portare la coscienza nei periodi di dormiveglia, nel confine tra sonno e veglia la mattina e la sera, nel sogno, ecc. come lo stai sentendo in questa fase. Non ti stai suggestionando, stai diventando solamente più consapevole di un aspetto della tua vita interiore che c’è da sempre. Come si sa, si sogna tutte le notti, anche in quelle dove la mattina non ci ricordiamo più nulla. Quando sei consapevole di sognare, cambia tutto il sapore del sogno: stai sognando e al contempo osservi come stai sognando, non sei più totalmente identificato con il sogno. Si chiamano sogni lucidi o sogni coscienti.
Riporta tutti questi fenomeni nel corpo, mantieni il contatto con il corpo e vai tranquillo. Se vuoi lavorare specificatamente sul sogno (che non è un nostro punto forte) puoi rivolgerti anche a dei maestri specializzati come Namkhai Norbu o Daniel Odier.

Nella meditazione mi trovo focalizzato sulle sensazioni negative

Lorenzo: Nelle mie esperienze di meditazione mi trovo focalizzato sulle sensazioni corporee negative. Anche aver sentito la vibrazione del mio corpo l’ho trovato associato a una paura. Avete un consiglio a riguardo per focalizzare su ciò che è positivo?

Elmar: La tua domanda contiene già la risposta, Lorenzo: focalizzare sulle sensazioni positive, cioè dare loro almeno altrettanta attenzione e valore come dai a quelle spiacevoli.

Michaela: Hai chiaro che tendi a focalizzare sulle sensazioni corporee negative. Questa sembra essere una tua tendenza mentale di base. Dunque mi immagino che sei una persona piuttosto critica con te stesso e, immagino, anche con gli altri. E’ corretto quello che ha detto Elmar, ma nello stesso tempo bisogna anche accettare “Sono di nuovo focalizzo solo sulle sensazioni negative” e poi cambiare. Questo è il primo passo, osservare che la mente funziona così e tende in questa direzione. Ora sei pronto per farle fare un’altra esperienza.

Elmar: Lorenzo, visto che sei sannyasin, ti posso citare Osho? Osho diceva: “When you focalize only on the problems, you will always find problems in your life, because you cultivate them. Whenever you concentrate on a problem, it will become greater and greater.”
Conosciamo questo meccanismo. Per esempio, quando un ginocchio fa male, la concentrazione viene tutta assorbita lì e il ginocchio inizia a fare ancora più male. Appena la concentrazione passa alle zone circostanti, il dolore si diluisce. Prova a focalizzare sulla coscia e il polpaccio, che sono vicini al ginocchio dolente, e noterai che starai meglio. Non è che va via il male, però diventa relativo, viene diluito. Noti che è solo una parte del corpo, non è tutto.


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Dubbi sulle meditazioni?

Dubbi sulle meditazioni?

Ho due domande sulla meditazione dinamica

Arianna: Prima cambiavo orario della meditazione dinamica quasi tutti i giorni per impegni vari, da due settimane mi alzo alle 5 per farla. E’ fantastica fatta il mattino, mi piace e non mi pesa, dà veramente una marcia in più. E poi c’è il silenzio: ho sensazioni nuove, bellissime, in certi momenti smetto addirittura di deglutire, non sento dolori, sono dentro. Un po’ esco un po’ entro, ma sento un cambiamento vero. Quando sono dentro ci sono ed è bello, mi sento protetta e avvolta dalla luce.
Ora ti chiedo: se non la faccio tutti i giorni, si interrompe qualcosa? Per esempio il fine settimana sono in viaggio e non riuscirò a farla

Elmar: Una volta che la fai con piacere, come me la stai descrivendo, qualche giorno di pausa non fa niente, non interrompe il flusso. Noterai da sola, quanti giorni di pausa sono fattibili, senza perdere le belle sensazioni che descrivi.

Arianna: Sto continuando con la meditazione dinamica alle cinque e mezza del mattino. Ora vivo meglio il silenzio, anzi, quando arriva la musica quasi mi dispiace: da qualche giorno mi succede che mi si addormenta la coscia sinistra, ma solo la parte davanti e il fianco esterno. Dato che il nostro corpo ci comunica sempre, questo cosa significa? Altra cosa che ho notato: faccio fatica a rimanere centrata sul suono “HU”, cioè faccio il movimento con le gambe ma perdo spesso il respiro. Vuol dire che sto fuggendo?

Elmar: Cara Arianna, quando l’energia comincia a circolare nel corpo, ben spesso scopriamo delle sensazioni asimmetriche: una parte formicola, l’altra no, un lato è più rigido, l’altro più sciolto, e così via. E’ una condizione normale e può cambiare da una volta all’altra. Non vale la pena soffermarsi troppo sui significati, osservarli è sufficiente. Nella terza fase è consigliabile mantenere il suono “HU”, il respiro e il salto sincronizzati. E’ proprio il loro insieme che scioglie le tensioni croniche e aumenta la carica energetica. La sincronia tra tutti e tre ti darà una sensazione di “esserci” che non si può descrivere a parole. In più, facendo l’espirazione e il suono mentre atterri dal salto, ti stancherai meno. Buon proseguimento!

Come si respira durante la meditazione seduta?

Armonic: Caro Elmar, ti chiedo un chiarimento sulla respirazione, che mi sono dimenticato di chiedere durante il corso: quando dite alle persone: “Respira”, consigliate: di essere consapevoli della respirazione (senza intervenire coscientemente) o di respirare volutamente in modo più completo e profondo? O tutte e due?

Elmar: Nel buddhismo dicono che la consapevolezza del respiro è sufficiente.
Siccome nella nostra cultura abbiamo tutti un respiro contratto (chi più, chi meno), consigliamo tutti e due: diventare consapevoli e approfondirlo un po’ per conoscere la sensazione liberatoria di un respiro pieno che vitalizzi di conseguenza anche i sentimenti e ci rende presenti al corpo.

Cerco un approccio migliore per la meditazione sul fuoco interiore

Flaviano: Ciao Elmar, fra i buoni propositi di questi giorni ho cominciato a meditare appena ho tempo. Ho scelto il tummo (meditazione sul fuoco interiore) perchè per buona parte è simile alla respirazione che faccio con aikido e mi sembrava facile integrarla. Dopo qualche giorno comincio ad accorgermi di qualche cambiamento, eppure mi restano dei dubbi perché dal libro Tantra. La via dell’estasi sessuale non riesco a cogliere alcuni passaggi. Per esempio la parte di visualizzazione in cui prima concentro l’energia nell’addome, contraggo il perineo, visualizzo la fiamma che sale, la goccia che scende e infine il diffondersi a tutto il corpo è da fare tutta mentre trattengo il respiro o una parte si visualizza in espirazione?
Mi sono accorto poi durante le tue spiegazioni al corso La porta della beatitudine che molto di come l’avevo capita io dal libro era sbagliato: per esempio la contrazione del perineo è delicata, mentre pensavo che fosse forte. Mi chiedevo se potessi darmi qualche suggerimento o un testo di riferimento più dettagliato.

Elmar: Caro Flaviano, anche i vari lama tibetani che praticano il tummo per anni, la descrivono in modo diverso. Alcuni fanno tutto mentre trattengono il respiro, altri fanno scendere la goccia durante l’espirazione. Sul modo soft o hard trovi altrettante discrepanze. Sono filosofie di vita che in ogni monastero vengono comprese in modo diverso, dipende dal maestro che le insegna. Perciò la pratica viene trasmessa personalmente per poterla adattare al carattere dell’allievo e non attraverso i libri che devono orientarsi a una grande massa. Conoscendoti ti consiglierei un approccio più soft in tutte le fasi. Questa è una meditazione che produce un piacere sottile e non un esercizio da palestra.
Se cerchi altri testi, chiedi a Chiara Luce Edizioni che stanno traducendo “I sei yoga di Naropa” di Lama Yesce, un esponente della versione soft. Un autore più tradizionale invece è Garma C.C. Chang, Insegnamenti di yoga tibetano, Ubaldini Editore.

Meditare aiuta a superare le conseguenze di traumi sessuali?

Eleonora: La meditazione tantrica può aiutare a superare la rigidità e l’autodifesa causati da traumi sessuali adolescenziali?

Elmar: La rigidità sì. Anche la difesa, però il trauma va risolto con un altro metodo e richiede una terapia. La trauma-terapia è stata creata negli anni ‘90 da Peter Levin. Io ho fatto una breve formazione, ma non è una cosa che pratichiamo durante i nostri corsi.
La meditazione non può risolvere un trauma. Semmai la meditazione può risvegliare il trauma, perché quando tutte le difese si abbassano e tu sei lì tranquilla, può darsi che riemerga il trauma che fino a quel momento è rimasto nell’inconscio. Nella meditazione, in generale, aumentano tutti i problemi, vengono su come mostri, perché nel contrasto con la stabilità e la lucidità della mente risalgono più facilmente. La risoluzione del trauma, però, richiede un metodo terapeutico. Questa confusione viene fatta spesso: tra meditazione, counseling e terapia viene messo tutto in un calderone, ma sono metodi ben diversi. Come diceva il nostro maestro Jack Rosenberg, la terapia serve per risolvere un problema, per esempio questo trauma sessuale nell’adolescenza. Quando il problema è risolto, la terapia finisce. La meditazione serve per andare al di là di tutti gli schemi, di tutte le dualità, e questa si può fare per una vita.

Michaela: Sì, sì, sono d’accordo. La rigidità si può superare, perché ci sono molte meditazioni che enfatizzano proprio il movimento. A partire da movimenti molto ampi, fino a movimenti molto sottili, invisibili e percepibili soltanto da chi medita.

Il libro va bene anche per coppie omosessuali?

Ramona: Il vostro libro sulla meditazione va bene anche per le coppie omosessuali?

Michaela: Assolutamente sì.

Elmar: Si devono solo cambiare mentalmente alcune frasi del libro in cui c’è scritto “l’uomo e la donna”. Si sostituiscono con “partner A e partner B”.
Ai nostri corsi vengono anche coppie omosessuali. Poche, perché sono poche nella totalità della popolazione. In questi ultimi anni il movimento LGBTQIA+ ha fatto parlare molto di sé e ciò è stato importante per l’emancipazione degli stessi nella società. Eppure molte aree della vita sono uguali per tutti. Se per esempio ti iscrivi alla scuola guida, la tua identità sessuale o l’orientamento sessuale sono ininfluenti. Anche nella meditazione i principi sono gli stessi. Come gli eterosessuali, anche gli omosessuali hanno 7 chakra, una bocca per parlare, genitali per provare piacere, un cuore per amare. E per arrivare al silenzio della mente, la preferenza sessuale non importa proprio.

Michaela: Abbiamo diversi amici, sia uomini che donne, omosessuali e vediamo che hanno gli stessi problemi, le stesse dinamiche, che i chakra funzionano nello stesso modo. Sappiamo, perché ce lo hanno detto, che tutti gli esercizi funzionano anche per loro.


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Cosa mi succede mentre medito?

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Dopo una settimana di meditazione sono crollata

Morena: Cari Elmar e Michaela, sono uscita dalla bolla meravigliosa che abbiamo creato per una settimana durante il corso “Spazi di meditazione” e tornata al mondo, il mio rientro è stato veramente davvero difficile. Una settimana lontana dal mondo, in un ambiente di accettazione e silenzio, con persone positive e con serenità, è stato il posto che mi ha permesso di tornare nella mia vera me, nell’essenza delle cose. Lì dove tutto è bello tranquillo e sereno … (Esagero? Forse, ma è come mi sento).
Facendo il medico, avevo portato con me tristezza e morte (tanta durante la terza ondata del Covid-19). La morte di chi assisto ogni giorno e la morte di un caro amico proprio il giorno prima del corso! Il mio lavoro logorante che, con tutte le difese che ho comunque alzato negli anni, mi crea ancora un grande sconvolgimento nell’anima.
E non è per la morte come evento ultimo di una vita, ma è la sofferenza altrui che è difficile da gestire, di colui che va e di quelli che restano.
La mia vita privata piena di pensieri: una madre anziana e malata che vive da sola e tanto lontana, un nipote orfano (figlio di mio fratello che non c’è più) problematico e con un mondo attorno molto poco comprensivo nei suoi confronti, un fratello che non sapendo gestire la sua frustrazione e tristezza comincia ad avere problemi con l’alcool, una vita che ho sempre vissuto da sola perché è il miglior modo, o forse l’unico, che conosco per viverla e in cui difficilmente permetto agli altri di entrare. E, come disse Elmar, ancora non ho imparato né a chiedere, né a prendere. Ci provo però e sto anche migliorando.
Sono rientrata nel mio mondo e le faccende mi sono cadute addosso. Pensavo di poter rimanere ancora un po’ nella mia “bolla”, ma niente di più errato. Ho preso l’influenza e mi sono ritrovata in uno stato di depressione profonda, pensieri cupi, sogni vividi violenti intensi mi hanno portato a uno stato di malessere interiore che non comprendo. Avevo pensieri talmente cupi da farmi pensare veramente di essere scivolata in una depressione maggiore dalla quale si potrebbe uscire solo con l’ausilio dei farmaci e vi assicuro che non ho mai pensato che avrei preso in considerazione una cosa simile. Un po’ perché da medico (definizione: mammifero appartenente alla categoria dei primati che considera che avendo studiato e imparato i malesseri corporali riesce anche a scansarli come per magia) non ammetto di averne bisogno, ma soprattutto perché non ne avevo mai sentito il bisogno. Certo ci sono stati periodi molto difficili di profonda tristezza, ma la depressione è un altra cosa. Ed era quello che ho sentito in quei 3 giorni: un buio profondo dove era scivolata l’anima, dove la luce non arrivava e da dove non riuscivo a uscire.
Sono cresciuta in una famiglia cattolica molto credente e praticante e fin dalla tenera età sono stata molto vicina al divino, a tutto ciò che è più e oltre tutti noi e la morte non l’ho mai considerata una fine e di conseguenza non ho mai avuto particolarmente paura di essa. La mia convinzione era che tutto ciò che si trova oltre quella porta non è peggio, anzi è meglio di tutto ciò che è qui. Ma in quei giorni questa mia certezza è vacillata e una paura profonda mi aveva invaso l’anima, accompagnata da sensi di colpa e solitudine.
La mia vita non è stata una passeggiata fino ad ora, ho dovuto combattere e spesso l’ho fatto da sola. Non sono mai stata una persona abbattuta o lamentosa. Tutt’altro, ho sempre cercato di vedere il lato positivo delle cose, anche quando era veramente difficile. Il mio ex e qualche amico mi hanno pure rinfacciato di essere troppo positiva e allegra.
Ma questi ultimi momenti vissuti erano un po’ troppo. E’ possibile che in questi giorni felici vissuti con tutti voi si è attivato qualcosa di sconosciuto dentro di me?
Spero di non avervi tediato troppo con la mia lunga lettera. Ooops!!!
Vi abbraccio con affetto, Morena

Michaela: Carissima Morena, grazie della tua lettera. La situazione buia nella quale ti trovavi, è senz’altro molto sconcertante per te, perché inaspettata e violenta. In genere quando entriamo in un divario di sensazione spiacevoli, non spiegabili, apparentemente senza causa, sono coinvolti talmente tanti fattori che è difficile decifrarli od ordinarli. Questo lascia una sensazione di impotenza e di essere in balia agli eventi.
Dunque prendiamo per prima in esame alcuni fattori noti:

  1. Hai passato un periodo di lavoro molto stressante con tematiche magari non del tutto digerite. Due anni, nei quali l’anima riceve poco sostegno, anzi deve dare sostegno agli altri. Non per agency, ma per vocazione. Due anni senza vacanze. Due anni con tanti episodi non elaborati, per esempio: il rapporto con colleghi, i cambiamenti improvvisi di struttura e/o contenuti.
  2. Hai alle spalle un periodo famigliare travagliato e segnato di morte; dunque con tematiche che riguardano il lasciar andare, l’addio e la perdita di persone care. Un periodo nel quale anche il sistema famigliare non dà sostegno ma si trova in una fase di riorganizzazione che riguarda tutti coloro che sono rimasti. Dunque un cambiamento che non è stato scelto da nessuno. Potrebbe essere segnato dal sentirsi vittima degli eventi e questo sentimento potrebbe farsi strada tra tutti i coinvolti all’interno della famiglia.
  3. Un amico che muore significa un addio per sempre e lascia un strascico di lacrime, pensieri di tutti i tipi, ricordi del vissuto comune. Soltanto per questo servirebbe un rituale sull’addio come quello che abbiamo fatto durante la “Porta della beatitudine”.
  4. Inoltre in questi ultimi anni non c’era tempo per le tue tematiche personali che di conseguenza si sono accumulate e si sono fatte più pressanti: come sto io, dove sto andando, cosa mi fa piacere, quale prospettive ho per il futuro?
    Come vedi ho elencato solo quanto hai scritto, ma mi immagino che queste tematiche si intrecciano con il dialogo interiore e formano un aggrumolo di pensieri che, come un filo di lana, fa gomitolo su se stesso.

Vorrei chiarire una cosa: la depressione maggiore, lo sai meglio di me, secondo il DSM5 viene diagnosticata solo quando si presenta almeno per due settimane di continuo e si ripete nell’arco di sei mesi per almeno tre volte. Dunque non è il tuo caso!
Perciò la chiamerei diversamente, perché è apparsa dopo il corso di meditazione durante il quale hai vissuto, anche grazie al gruppo, una vita più luminosa. Mi posso immaginare che, nel contrasto, il buio appare ancora più buio. E’ un fenomeno che si incontra quando ci si avvia verso una via meditativa: tutto diventa più intenso, nel bene come nel male. Dunque ciò che chiami depressione, la chiamerei apparizione dell’ombra, che infatti è l’argomento del prossimo corso.
Cosa fare nel frattempo? Innanzitutto cercare di districare gli argomenti ed elaborarne uno alla volta per bene, differenziare bene tra lavoro, famiglia, amicizie, stare da sola, percorso spirituale.
Poi se c’è qualcosa che vuoi elaborare in particolar modo, siamo disponibili. Ci puoi chiamare.
Un abbraccio forte, Michaela

Elmar: Cara Morena, come vedi, Michaela mi ha anticipato nella risposta. Posso soltanto aggiungere alcuni punti:

  1. Prima di tutto non ci hai annoiato o tediato con la tua lettera. Sai che non amo le persone prolisse che si dilungano per il piacere di sentirsi parlare, ma la tua lettera era intensa e sincera dalla prima fino all’ultima riga.
  2. Ripeto quanto detto dalla mia carissima moglie: non hai una depressione. Una persona depressa (secondo i canoni clinici) non riuscirebbe a scrivere quella frase autoironica sui “mammiferi, primati che credono di …”, ho riso di cuore.
  3. La meditazione non ha la funzione di farci stare meglio, ma rende la vita più consapevole e di conseguenza più intensa. Perciò anche la sofferenza diventa più intensa. Lo confermano i mistici che hanno meditato tanto, come Santa Caterina di Siena, Santa Teresa d’Avila, Santa Gemma di Lucca, Meister Eckhardt, Milarepa, per citarene soltanto alcune/i. Con la meditazione la luce della consapevolezza diventa così acuta, che nel contrasto le ombre sembrano più scure; proprio come avviene con la luce fisica.
  4. Se hai preso questa settimana come una specie di vacanza dalla tua quotidianità burrascosa, dopo ti ritrovi nella stessa, ma hai in memoria la pace del tempo passato prima. Ti posso solo dire che conosco bene questo processo: c’è chi si trova nell’inferno durante la meditazione e nel paradiso le settimane dopo (come è successo a me varie volte), chi si trova nel paradiso durante la meditazione e nell’inferno dopo (come è successo a te), chi vive in un continuo purgatorio. Alla fine conosciamo comunque tutti e tre i reami.
  5. Shunryu Suzuki dice: “Se ti sembra di aver meditato male, perché durante o dopo hai sentito tante sofferenze, vuol dire che hai meditato bene”.

Medito da due settimane e succede di tutto

Marta: Ho provato la meditazione Chakra-breathing per due settimane e dopo un iniziale benessere, negli ultimi giorni ho riscontrato altri effetti: mi si concentra tutta l’energia nella testa, mentre sento la pancia tesa e il petto talmente stretto che talvolta mi pare che non ci entri più di aria. Raramente ho avuto fantasie erotiche in vita mia, ma ora mi arrivano addirittura nel sogno. Per lo più, mentre sogno, qualche volta so che sto sognando. Come culmine degli stravolgimenti ieri, durante la meditazione, ho visto un occhio sulla parete bianca che era così chiaro e preciso che non potevo fare finta che non ci fosse, allora mi sono detta “Marta ora incontri i ciclopi”. Cosa sta succedendo, cosa significa?

Elmar: Cara Marta, significa che stai meditando bene, significa che sta aumentando il tuo livello energetico che ti rende più consapevole della tua condizione. Da come mi ricordo, eri sempre una persona molto mentale, ora questo non soltanto lo sai, ma lo senti anche in ogni fibra del tuo corpo: la testa piena, pancia e petto stretti. Continua pure con la meditazione e con il passare dei mesi la carica energetica dovrebbe distribuirsi in modo più equo nel tuo corpo. Rimani anche cosciente durante la discesa dal 7° al 1° chakra, ti aiuta nel portare l’energia in basso, distribuendo la troppa concentrazione nella testa, il primo segnale di questo processo è l’aumento dei sogni erotici. Se poi sogni anche consciamente, benissimo, nel Tantra ci sono delle pratiche proprio per diventare coscienti durante il sogno, allora anche la notte ti appartiene e la vita diventa più ricca e intensa. Non ti preoccupare dell’occhio o altre possibili visioni, non significa che stai impazzendo, ma che inizi a pescare informazioni dal bacino archetipico, prima o poi succede a tutti coloro che meditano intensamente. Ma non ti stupire se un bel giorno queste immagini scompariranno di nuovo per lasciare il posto ad altre esperienze.

Medito da alcuni anni e mi sono venuti dei dubbi...

Michele: Ho tre domande sulla meditazione:

      1. Da circa tre anni faccio questa pratica con una buona costanza: un quarto d’ora di hata-yoga, due turni della chakra-breathing, poi meditazione silenziosa. Per come mi sento durante il giorno, non la smetterei mai. Mi rendo conto che durante il silenzio ho una connessione con me stesso e uno sguardo interno, decisamente superiore. Mi sono accorto di essere quasi dipendente da questa meditazione: se non la faccio, non mi sento bene e non mi accetto. Volevo chiederti come faccio a sapere che è arrivato il momento di cambiare meditazione? So che tu, Elmar, l’hai fatta per sette anni.
      2. Inoltre, quando mi metto in silenzio talvolta convergo l’attenzione al centro della fronte, poi nel corpo, e lascio fluire il respiro com’è, ed è spesso breve/corto, però dopo poco succede qualcosa che non riesco ancora a descrivere con chiarezza: è piacevole e comunque si alza decisamente la temperatura corporea. E’ un po’ però che non mi succede più spesso. Comunque è corretto?
      3. Altro dubbio: noto che in certi giorni sono estremamente connesso, succede però che senza un motivo apparente, la sera mi addormento e il giorno dopo mi sento completamente disconnesso. Allora mi chiedo: la vita è come una grande onda che a momenti ti porta in alto e poi ti porta in basso come un naturale fluire? La differenza sta nel resistere a questo evento o nel lasciarsi andare su e giù con il flusso naturale? E’ possibile essere connessi in modo quasi naturale?

 

Elmar: Ciao Michele, questa volta hai accumulato un bel po’ di domande, come appunto succede, quando si medita molto.

  1. Se la chakra-breathing ti fa tanto bene, forse non la smetterai mai. Perché dovresti? Per te, che tendi ad avere un respiro piatto e contratto, forse è l’unica occasione per respirare in modo pieno nell’arco della giornata? Potresti sentire meno bisogno, quando il tuo respiro ordinario aumenterà. Sui periodi di fare meditazioni non do consigli, perché è una questione molto personale. Conosco persone che fanno una certa meditazione ogni tanto per qualche mese, altri che la fanno tutti i giorni per diversi anni. E’ l’esperienza meditativa stessa a indicarti quanto va bene per te.
  2. Se convergi l’attenzione al centro della fronte, l’energia sale in alto e ha gli effetti descritti. In quel caso non sei più nel silenzio del non-fare, perché fai qualcosa: ti concentri su un punto preciso. Appena fai qualcosa, induci uno stato e il risultato sarà creato da te. Non è né corretto, né scorretto, dipende da dove vuoi arrivare: a un altro stato duale o all’essere unito con il Tutto (non-duale).
  3. Se la vita è una grande onda, perché resistere? Perchè non abbandonarsi agli alti e ai bassi, ai momenti di connessione e di disconnessione? Sapendo che l’onda dopo ogni disconnessione mi porta di nuovo alla connessione, perché impegnarsi a connettersi? Sarebbe sufficiente aspettare la prossima onda.

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Chakra

Chakra

Cosa sono i chakra?

Maria: Ho letto molto sui chakra, ma se devo essere sincera, mentre medito, non ne vedo neanche uno. Sono io che sono poco sensibile o sono i chakra il frutto di un’autosuggestione?

Elmar: Forse tutti e due. Se tu fossi completamente sensibile a te stessa, questo dubbio non sorgerebbe neanche, perché allora conosceresti la tua verità interiore senza ombra di dubbi. D’altronde i chakra sono un modello, un modello utile, ma sempre un modello. Perciò trovi chi medita con 5, 7, 8, 10 o 12 chakra ottenendo risultati diversi. Ci sono maestri che dicono che i chakra non esistono, ma si manifestano soltanto verso la fine del percorso e ci sono altri che ti danno tanto di simboli, yantra, fiori, odori, animali, mantra, cristalli e visualizzazioni per meditare sui chakra che uno non sa più dove mettere le mani.
Noi preferiamo meditare sulle zone corporee dei rispettivi chakra seguendo l’idea che il respiro apre o espande questa parte del corpo, finché oltre alla sensazione fisica, una percezione del corpo sottile lentamente si manifesta. Se non senti nulla di questo, puoi continuare a meditare sul corpo fisico, la cui esistenza viene condivisa da quasi tutti gli esseri umani (vedi capitolo 2 del libro Tantra e meditazione).

Come devo interpretare il test sui chakra?

Marina: Salve, sono una ragazza di 25 anni che ha comprato il vostro libro Tantra per due. Volevo farvi solo una domanda: ho fatto il test iniziale e questi sono i miei valori sui chakra: il primo 6, il secondo 13, il terzo 14, il quarto 3 (ehm..), il quinto 8 e il sesto più settimo 10. Il mio valore di riferimento corporeo è 11, quindi più alto della media dei chakra che è 9; cosa sta a indicare? E i miei chakra sono molto aperti? Scusate la domanda, ma prima di proseguire nella lettura gradirei capire in modo da poter comprendere e gustare fino in fondo ogni pagina.

Elmar: Ciao Marina. L’alto riferimento corporeo vuol dire che ti puoi fidare delle tue sensazioni corporeee. Vedo che hai dei chakra abbastanza vivaci eccetto il 4°. In generale ti invito a prendere i risultati con le pinze. Un questionario rimane sempre un questionario, ti da risultati indicativi. Valuta durante la lettura se ciò che trovi nei vari capitoli corrisponde anche alla tua vita. Con il questionario non intendevamo darti una definizione del tipo “sei così”, ma piuttosto una sensibilizzazione ai temi collegati ai chakra, un aiuto per orientarti a te stessa.


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Chakra Breathing Meditation

Chakra Breathing Meditation

Praticando la chakra-breathing mi è venuto il mal di testa

Barta: Salve, vi scrivo da Ferrara. Ho letto il libro Tantra – La via dell’estasi sessuale e ho cominciato a fare qualche esercizio da sola. Il rebirthing non mi ha creato problemi, anzi mi sono sentita un essere vibrante. Invece dopo la chakra-breathing di Osho mi è venuto il mal di testa, non forte ma persistente, che è durato 5 giorni (preciso che non ho mai sofferto di mal di testa). La cosa interessante è che si allontanava quando mi immergevo nel mondo (lavoro, danza, incontri con amici…) e ritornava non appena rimanevo sola con me stessa. Ovviamente per il momento ho sospeso gli esercizi con la respirazione ma vi chiedo di darmi qualche suggerimento, perché assolutamente voglio continuare. Non li ho eseguiti bene oppure la mia è una reazione “normale” in seguito agli sblocchi energetici? Sono una ricercatrice della verità e non mi spavento facilmente. Da un anno pratico la meditazione Zen della scuola Rinzai e sono anche “sopravvissuta” ai 10 giorni in silenzio praticando Vipassana. Aspetto un vostro suggerimento e vi mando un saluto!

Elmar: Cara Barta, la chakra-breathing di Osho provoca delle sensazioni di tutti i tipi. Non avendoti vista non so se hai sbagliato la tecnica o se con l’aumento della carica energetica questa si sia spostata verso la testa. Nell’ultimo caso questo fenomeno dovrebbe succedere in forma più lieve anche durante lo zazen o la vipassana. Si vede che successivamente le attività della vita hanno di nuovo scaricato l’energia. Tieni conto che la chakra-breathing ti porta ad un livello energetico in breve tempo, mentre le meditazioni silenziose fanno la stessa cosa lentamente. Perciò ogni schema energetico (come per esempio essere più concentrati nella testa che nel resto del corpo) viene amplificato e può diventare addirittura fastidioso.
Quando ci vedremo al corso Ardore nel cuore la prima volta, ricordami il fatto e ti osservo durante la meditazione per poterti dare un’indicazione accurata.

Qual è la postura adatta alla chakra-breathing?

Fox: Vi chiedo qualche ragguaglio in merito alla chakra-breathing. Facendola in piedi, dopo un po’ le mie gambe si irrigidiscono, così ho pensato di farla sdraiato. Ho avuto un po’ di paura quando a un certo punto avevo formicolio dappertutto e non riuscivo più a muovermi. Le mani erano rigide e non riuscivo a piegare le dita. C’è una controindicazione a fare l’esercizio coricato anziché in piedi?

Elmar: Ciao Fox, nella chakra-breathing vengono a galla le tensioni croniche. Sembra che le tue stiano nelle gambe. E fin qui va tutto bene, non ha senso scappare dalle tue tensioni. Ti consiglio di rimanere in piedi e di accompagnare il respiro con una leggera rotazione del bacino, per far scorrere l’energia anche nella parte bassa del corpo.
Invece non va bene farla sdraiato, perché in quel modo puoi arrivare all’iperventilazione che produce fenomeni poco piacevoli, come le mani rigide e la paura che descrivi.

Ho alcune domande sull’esecuzione della chakra-breathing

Giuliana: Ho cercato di mettere in pratica ciò che ho imparato al weekend d’assaggio: sto in piedi in una posizione comoda, respiro velocemente e profondamente a bocca aperta, seguo le campanelle che segnalano quando salire al chakra successivo. Dopo essere arrivata al settimo chakra, che devo fare allora? Mantengo il ritmo del respiro o rallento? Man mano che respiro succede che il bacino inizia a muoversi seguendone il ritmo: va bene o devo stare ferma e respirare soltanto? Quando ho sentito che attorno al mio corpo vi era energia, mi sono commossa e mi sono messa a piangere, così ho spezzato la magia.

Elmar: Cara Giuliana, vedo che con la pratica emergono anche le domande. Alla fine del settimo chakra senti tre campanelli, i successivi due minuti sono il tempo per scendere coscientemente dal settimo chakra al primo, nello stesso modo di come sei salita. In questo periodo lasciati guidare dal respiro piuttosto che imporlo, il respiro ti guiderà. Lo stesso vale per il bacino: tienilo sciolto e lascialo muoversi con il ritmo del respiro. Non fermarlo, ma nemmeno fare dei movimenti volontari; ti puoi fidare del tuo corpo e dei suoi movimenti. Quando ti commuovi, puoi continuare a respirare con la tua commozione (non bloccare il respiro quando ci sono i sentimenti!) e noterai che anche la commozione si espanderà in tutto il tuo corpo aprendo il cuore.
Buona dedizione a te stessa!


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Imparare a meditare

Imparare a meditare

Quale meditazione scegliere?

Eleonora: Ho provato a fare tre meditazioni diverse per circa un anno, una volta una e poi un’altra, come veniva. Devo dire che in fondo tutte e tre mi hanno fatto bene, ma ho l’impressione di avere cambiato il metodo quando una certa meditazione diventava difficile. Da due mesi non faccio più nulla. Mi sembra che trovare la giusta dose tra l’impegnarsi troppo nella ricerca interiore, e il non fare nulla sia un cammino sul filo del rasoio. Ora desidero continuare con una meditazione, ma quale prendere?

Elmar: Non prendere mai una meditazione, permetti piuttosto che lei prenda te. Se vai a scegliere tra le tre meditazioni che conosci, scegli quella che ti consente meglio camminare sul filo del rasoio. Mi posso immaginare che nel libro Tantra e meditazione tu possa trovare alcune risposte più esaurienti alla tua domanda, perché parla poco dei metodi e molto dell’approccio personale alla meditazione che ognuno deve trovare per se.

Il mio modo di meditare è giusto?

Gabbo: Vorrei sapere se è corretto il modo in cui faccio meditazione. Chiudo gli occhi, ascolto il mio respiro e lascio andare i miei pensieri… Secondo voi è giusto? Dovrei correggere qualcosa?

Elmar: Ciao Gabbo, sì, questo è il modo giusto. Senza leggere libri hai trovato il nocciolo della meditazione. La meditazione in fondo è così semplice. Il problema di molte persone è che non sopportano la semplicità, perché li metterebbe a confronto con il proprio vuoto interiore. Preferiscono le meditazioni complicate per avere qualcosa da fare che li distragga da loro stessi.
Tu hai trovato la meditazione più semplice che esista e che ti porterà a te stesso.
Ti auguro delle buone meditazioni!

Posso imparare la meditazione attraverso la lettura?

Mattia: Salve, ho letto il Vostro libro Tantra e meditazione. Sono circa cinque mesi che provo la meditazione seguendo le indicazioni, ma ho forti dubbi su come e cosa dovrei sentire. Rilassato o vigile? Distaccato o presente? Potete darmi qualche consiglio?

Elmar: Ciao Mattia, anche noi sappiamo che insegnare la meditazione tramite un libro è come insegnare la danza attraverso un libro. Un testo ha dei forti limiti. Ti ricordi il testo a pagina 59? Ognuno tende a “meditare” entro i suoi schemi caratteriali, perché gli viene “naturale” in quel modo. Per uscire dai propri schemi – che è il fine della meditazione – ci vuole il contatto diretto. Quando ci vedremo la prima volta, ricordami il tuo obiettivo di imparare a meditare, così ti potrò dare delle indicazioni personalizzate.

La meditazione si può fare da sé o serve un insegnamento?

Scilo: Da alcuni anni mi sono avvicinato alla meditazione. Ho letto i testi “Il nuovo libro dello yoga” di Sivananda, “Lo yoga della potenza” di Evola, il “Tantra yoga” di Daniel Odier e altri…. A livello pratico ho avuto soprattutto esperienza (fai da te) di respirazione, recitazione di mantra e meditazione. Il mio quesito è questo: è possibile, agendo in maniera personale, portare avanti un percorso di questo tipo, oppure è sconsigliabile? Insomma, è indispensabile ricorrere a un maestro oppure fino a un certo punto si può agire anche da soli?

Elmar: Ciao Scilo, puoi continuare bene da solo, con l’aiuto di testi, come stai già facendo. Eppure in un certo punto entrerai in un dilemma: leggendo da solo ti soffermerai su ciò che rientra nei tuoi schemi mentali, sceglierai le pratiche che sono più consone ai tuoi schemi tralasciando le altre; praticando da solo interpreterai i vissuti secondo i tuoi schemi corporei ed emozionali. Insomma, a lungo sarà difficile uscire dai tuoi schemi. Poiché girerai su te stesso e con il passare degli anni, la pratica diventerà ripetitiva.
Per questo motivo i testi dicono che l’insegnamento è importate: per farti uscire dai tuoi schemi.

Come posso distinguere un’azione spontanea da una schematica?

Tatiana: Durante le meditazioni tantriche ho compreso molto sui miei schemi e condizionamenti, anche quelli meno appariscenti. Nei ritmi quotidiani a volte confondo un impulso improvviso, che mi porta a fare un’azione che mi getta in un mio solito schema, con un’azione spontanea che nasce dentro di me. Con la mente mi auto inganno. Come posso accorgermi nel momento?

Elmar: Ciao Tatiana, ci sono due criteri per accorgersi: l’azione che ti porta a uno schema, di solito è automatica, come un riflesso; l’azione spontanea invece è libera. La prima è ripetitiva e sempre uguale, la seconda è libera e fresca, adeguata al momento. La prima la devi fare, le seconda la puoi fare.
Nella percezione corporea la distinzione è ancora più netta: l’azione schematica è accompagnata da un senso di leggera chiusura nel corpo, in particolar modo nella respirazione. L’azione spontanea invece dà un senso di apertura nella respirazione.
Buone azioni!

Da dove iniziare a praticare la meditazione?

Esther: Quali sono i consigli che dareste a coloro che vogliono iniziare a praticare la meditazione ma non sanno da dove cominciare?

Elmar: La risposta breve è: cominciare da se stessi. Inteso non in senso scherzoso, ma come sei veramente, cioè osservare cosa sei, cosa provi, quando chiudi gli occhi, come si fa di solito. Ti siedi da qualche parte su un cuscino di meditazione, o una sedia, o a terra, non importa dove, e osservi cosa succede dentro di te, in particolar modo osserva come respiri. Tieni il respiro presente per tutto il tempo. Il respiro, ovviamente, c’è già per tutto il tempo, tu ne devi solo essere cosciente. Poi, cosa emerge nel corpo? Cosa senti? Per esempio, le dita che formicolano, il freddo sul gomito, il viso che prude, una tensione nella schiena, sii consapevole di tutte queste sensazioni. Inoltre sii consapevole dei pensieri che passano nella mente. Non pensare attivamente, ma osserva i pensieri, distanziandoti leggermente. Non sei tu il pensiero, ma tu sei colei che osserva il pensiero. Questo è il principio di ogni meditazione e lo puoi fare sempre. Potresti iniziare subito.

Michaela: Anche mentre ascolti, puoi ascoltare il respiro. Già queste tre cose sono tanto all’inizio: essere cosciente del respiro, delle sensazioni corporee e dei pensieri.

Elmar: E quando sono troppe, ridurre. Se osservo tutto quello che c’è in me, mi accorgo che c’è tantissima roba, allora è necessario ridurre. Solo il respiro e eventualmente le sensazioni corporee.

Michaela: Questo è una buon inizio. Lo puoi praticare ogni giorno per alcuni minuti. Non costa tanto.

Elmar: Oppure quando ne senti il desiderio.

Michaela: Meglio ancora. In una pausa mentre sei sul treno, mentre aspetti qualcuno…

Elmar: Il respiro è una chiave che viene enfatizzata in quasi tutte le vie spirituali, perché connette l’inconscio con il conscio. Fa da ponte: il respiro è inconsapevole, funziona sempre, anche di notte, quando dormiamo, ma al contempo lo possiamo modificare consapevolmente. Il respiro è da un lato incosciente, dall’altro lato lo puoi facilmente rendere cosciente.


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