Testimonianze di crescita personale

Testimonianze di crescita personale

Ho compreso cosa significa espandersi nella meditazione

Luisa: È stato un bel viaggio, intenso, culminato con qualcosa di miracoloso che ha a che fare con l’onda dei chakra. Ero così espansa che ero diventata la stanza: ero bianca e grande come tutta la camera da letto, ero una farfalla luminosa e palpitante. Poi mi ha attraversato un circuito interno infinito, con passaggi nel cuore e nella gola accompagnati, di volta in volta, dal riso e dal pianto… E poi silenzio dorato in chi è più grande. Mi inchino con amore davanti a ciò che non si può nominare. E vi ringrazio profondamente.

Questa meditazione mi ha svegliato un'emozione inaspettata

Laura: In passato sentii parlare varie volte di “tantra”, ma senza capire di cosa si trattasse. Così quando venni al primo corso ormai mi ero fatta un’idea piuttosto strana. Arrivai lì molto prevenuta, difesa e in chiusura. Tuttavia (e nonostante mi stessi proteggendo molto), facendo una di quelle meditazioni, che non riesco a fare quasi mai, presi contatto con una mia emozione (precisamente la rabbia) che veniva da luoghi sconosciuti. Era una novità per me e, a dispetto del tipo di sentimento provato, mi entusiasmò. Così sono tornata una seconda volta perché mi eccitava e mi dava vitalità, ma anche molta paura, l’idea, appena percepita, di un viaggio dentro di me. Anche se ho la consapevolezza che per me questo viaggio sia vitale, mi pare di aver intuito che lo debba fare piano piano, a piccoli passi.

Ho compreso cosa significa parlare di ciò che sento dentro

Claudia: Carissimi Elmar e Michaela, volevo dirvi un grazie che sento dentro di me dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli. Per me è stato folgorante sentire che avevo creato dei compartimenti stagni: da una parte il sentire del corpo, che in questo corso con voi mi ha portato dei momenti di presenza totali e appaganti, e dall’altro l’intuire e il comprendere le connessioni, il farne tesoro, il comunicarle.
Per la prima volta nel corso Ardore nel cuore ho sentito la differenza di cosa significa parlare di tutto quello che è vero per me, che mi emoziona profondamente, ma restando contemporaneamente nel corpo. La comprensione è venuta per me dal momento in cui ho parlato nel gruppo della mia esperienza dello streaming. Mentre parlavo di qualcosa che avevo sentito dentro di me, in un momento in cui sono stata molto presente nel corpo, di qualcosa che mi aveva portato molte comprensioni, con emozione, vedevo in te Elmar un sì convinto e in te Michaela un sì molto più tiepido.
Mi sono chiesta perché ed ho compreso che, mentre parlavo, non mi sentivo più ed ero tutta nella testa. Allora ho compreso che tu, Michaela, mi stavi specchiando. Ho ricollegato nella memoria tutti i momenti in cui ho ricevuto da te un sì pieno, con un sorriso, una parola o uno sguardo ed erano momenti in cui ero completamente presente nel corpo, in genere dopo un’esperienza che mi aveva consentito di superare le mie barriere e andare oltre. Il tuo corpo reagisce ad una donna che non è presente, come il tuo, Elmar, reagisce a quello di un uomo che non si sente.
Ora è tutto molto più chiaro e riesco a distinguere più facilmente per cosa dire grazie a mio padre e per cosa dire grazie a mia madre.
Come il corso dell’anno scorso è stato una pietra miliare della mia vita segnando un nuovo inizio, sento che questo è una seconda pietra miliare dalla quale mi porto a casa questa preziosa comprensione che, come tutte le grandi comprensioni, è semplicissima. Vi abbraccio forte forte.


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Affrontare periodi difficili della vita

Affrontare periodi difficili della vita

Mi sto avvicinando alla menopausa ma non so cosa comporterà

Amelia: Ho conosciuto il vostro libro in concomitanza a una fase bellissima con mio compagno dove è avvenuto il miracolo. Con il tempo, la pratica e l’approfondirsi del nostro rapporto d’amore ho conosciuto l’estasi dell’amore nelle sue varie forme. Se ci ripenso mi viene ancora da piangere per tanta grandezza e profondità. Ma a volte nella vita capita che quello che ci viene dato ci viene anche tolto. Ora ho 47 anni e sento l’avvicinarsi dei cambiamenti della donna. Ho paura perché non so cosa comporta la menopausa. Sento di poter dare ancora molto, so di avere una mia ricchezza, ma come sarò fisicamente domani? Ci sono corsi per la mia età?

Michaela: Cara Amelia, sento nella tua lettera una freschezza nello spirito e tanta voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, qualcosa che hai annusato nell’incontro che descrivi. La scintilla può essere stato l’incontro, ma potrebbe essere anche arrivato il momento giusto per te! Incontri intimi e profondi sono come regali dell’universo, ci lasciano un ricordo che diventa poi anche un’ancora di speranza nei momenti più difficili da attraversare nel cammino. Mi pare che ora ti tocca integrare consapevolmente in te l’estasi che ti è “caduta dal cielo” con la comprensione della tua vita terrena e la tua relazione.
La menopausa o il suo inizio può essere un buon momento per ripassare tutto il tuo vissuto in questi termini: in che misura ti sei permessa di vivere ed esprimere te stessa? In che misura hai vissuto conformandoti ad altri o alle circostanze? Se il bilancio della tua vita fino ad oggi è equilibrato, con la menopausa inizia un nuovo modo di vivere i rapporti, diventiamo autonome e libere, soprattutto abbiamo più energie per le cose essenziali della vita. Se invece abbiamo trascurato un aspetto importante, questo ritorna, viene a galla, nel peggiore dei casi sotto forma di depressione o di malattie psicosomatiche. La menopausa essenzialmente è un cambiamento che tra alti e bassi ti porta a diventare una donna saggia e amorevole. Perciò puoi utilizzare il periodo pre-menopausa per riflettere su tutto ciò che non hai vissuto, non intrapreso, non espresso, non affrontato, non assaporato, non cambiato, ecc. E puoi anche riflettere come concludere le cose vissute a metà, come chiudere le gestalt aperte. Allora sarai pienamente disponibile al prossimo passaggio che non diventerà un lutto ma un vero festeggiamento.
Il corpo nella menopausa certamente cambia, e se siamo molto identificati con il suo aspetto, è arrivata l’ora di rivedere i valori che riguardano la tua vita femminile. Con lo spirito che hai basta fare le domande giuste e prenderti ogni giorno un po’ di tempo per riflettere su di te. Per riflettere non intendo un’attività intellettuale, ma lasciar emergere una domanda e rimanere con la domanda in silenzio. Se lo fai anche soltanto 5 minuti ogni giorno, molto può cambiare. Qualche volta una domanda si dissolve mentre dormi e il giorno dopo semplicemente sai, oppure la risposta si manifesta quando viaggi in autobus o nell’incontro con una persona.
Riguardo all’ultima domanda: puoi venire a qualsiasi corso. Siccome il Tantra è una via spirituale, si rivolge a persone di tutte le età, nei nostri corsi trovi persone giovani e anziane che si arricchiscono a vicenda approfondendo le tematiche della loro vita. Le tematiche ovviamente differiscono con l’età, ma il processo di arrivare ad essere pienamente se stessi e di espandere la coscienza è lo stesso.
Carissimi saluti e buone riflessioni!

Amelia: Un po’ stavo già facendo le mie riflessioni, ma ora ci darò più peso. Se non ci arrivo da sola ti richiamerò. Grazie tante.

Mi sento nel deserto, non c'è più niente, non so cosa fare

Antonella: Carissimi, grazie al corso con voi, sono cambiate molte cose nel mio modo di vedere la vita. Quel velo che mi avvolgeva, m’impediva di vedere e mi faceva ripetere all’infinito gli stessi schemi dolorosi. Un po’ si è sollevato e riesco a capire meglio quello che faccio e perché lo faccio anche mentre sta accadendo. Vivo un po’ più serenamente, apprezzo tutta la fatica che ho fatto prima e durante il corso, e intuisco perché, mentre ero lì, avevo bisogno di buttarmi anima e corpo nelle esercitazioni e nei colloqui di gruppo.
Ho “destrutturato” me stessa, non ne potevo più di quello che mi stava succedendo, volevo capire a tutti i costi. Solo che ora non so da che parte incominciare. Presa dalla foga di buttare via tutto, non ho tenuto nulla per me e, ora, mi sento scoperta, indifesa, impaurita. Mi sento come se fossi dentro ad un deserto, non c’è nulla intorno a me e nulla su cui fare forza. Non so più cosa mi piace, e adesso cosa faccio? Un abbraccio.

Elmar: Cara Antonella, sono appena passati 2 giorni dal corso I mostri interiori che per certe persone è il più sconvolgente di tutto il training. E’ assai normale che dopo una tale ristrutturazione ti senti per un periodo nel vuoto, nell’incerto, nel “non so che pesci pigliare” ed è bene così. Quando i vecchi schemi se ne vanno e i nuovi non sono ancora arrivati, si apre una specie di buco nella sfera dei sentimenti e dei pensieri. Questo momento è prezioso, non chiudere subito il buco cercando nuove soluzioni, altrimenti rischi di ripescarle tra i vecchi schemi, lasciale maturare con i loro tempi naturali.
Vedi, all’inizio hai intrapreso un viaggio interiore perché volevi liberarti dai vecchi condizionamenti e ora che ti sei liberata, ti lamenti: mi sento nel deserto, non c’è più niente, non so cosa fare; beh, l’improvviso mostrarsi della libertà comporta anche un certo disorientamento, uno spazio vuoto dove non sappiamo ancora navigare, perché ci troviamo al di fuori di qualsiasi abitudine consolidata. E se nella “foga di buttare via tutto” hai buttato via un po’ troppo, il disorientamento prevale al senso di liberazione. Ma non c’è da preoccuparsi, la nostra mente è talmente abituata a pensare in binari schematici e abitudinari, che ben presto s’installeranno da soli, vedrai.

Dopo una settimana di meditazione sono crollata.

Morena: Cari Elmar e Michaela, sono uscita dalla bolla meravigliosa che abbiamo creato per una settimana durante il corso “Spazi di meditazione”, e tornata al mondo il mio rientro è stato veramente davvero difficile. Una settimana lontana dal mondo, in un ambiente di accettazione e silenzio, con  persone positive e la serenità, è stato il posto che mi ha permesso di tornare nella mia vera me, nell’essenza delle cose. Lì dove tutto è bello tranquillo e sereno (Esagero? Forse ma è come mi sento). Facendo il medico, avevo portato con me tristezza e morte, tanta durante la terza ondata del Covid-19. La morte di chi assisto ogni giorno e la morte di un caro amico che era morto il giorno prima del corso! Il mio lavoro logorante che, con tutte le difese che ho comunque alzato negli anni, mi crea ancora un grande sconvolgimento nell’anima. E non è per la morte come evento ultimo di una vita, ma è la sofferenza altrui che è difficile da gestire. Sofferenza di colui che va e di quelli che restano.
La mia vita privata piena di pensieri. Una madre anziana e malata che vive da sola e tanto lontana, un nipote, figlio di mio fratello che non c’è più, orfano, problematico e con un mondo attorno molto poco comprensivo nei suoi confronti, un fratello che non sapendo gestire la sua frustrazione e tristezza comincia ad avere problemi con l’alcool, una vita che ho sempre vissuto da sola perché è il miglior modo o forse l’unico che conosco per viverla e difficilmente permetto agli altri di entrare. E, come disse Elmar, ancora non ho imparato né a chiedere, né a prendere. Ci provo però e sto anche migliorando.
Sono rientrata nel mio mondo e le faccende mi sono cadute addosso. Pensavo di poter rimanere ancora un po’ nella mia “bolla”, ma niente di più errato. Ho preso l’influenza e mi sono ritrovata in uno stato di depressione profonda, pensieri cupi, sogni vividi violenti intensi mi hanno portato a uno stato di malessere interiore che non comprendo. Avevo pensieri talmente cupi da farmi pensare veramente si essere scivolata in una depressione maggiore dalla quale si potrebbe uscire solo con l’ausilio dei farmaci e vi assicuro che non ho mai pensato che avrei preso in considerazione una cosa simile. Un po’ perché da medico (definizione: mammifero appartenente alla categoria dei primati che considera che avendo studiato e imparato i malesseri corporali riesce anche a scansarli come per magia) non ammetto di averne bisogno, ma soprattutto perché non avevo mai sentito il bisogno. Certo ci sono stati periodi molto difficili di profonda tristezza, ma la depressione è un’altra cosa. Ed era quello che ho sentito in quei 3 giorni: un buio profondo dove era scivolata l’anima, dove la luce non arrivava e da dove non riuscivo a uscirne.
Sono cresciuta in una famiglia cattolica molto credente e praticante e fin dalla tenera età sono stata molto vicina al divino, a tutto ciò che è più e oltre tutti noi e la morte non l’ho mai considerata una fine e di conseguenza non ho mai avuto particolarmente paura di essa. La mia convinzione era che tutto ciò che si trova oltre quella porta non è peggio, anzi è meglio di tutto ciò che è qui. Ma in quei giorni questa mia certezza è vacillata e una paura profonda mi ha invaso l’anima, accompagnata da sensi di colpa e solitudine.
La mia vita non è stata una passeggiata fino ad ora, ho dovuto combattere e spesso l’ho fatto da sola. Non sono mai stata una persona abbattuta o lamentosa. Tutt’altro, ho sempre cercato di vedere il lato positivo delle cose, anche quando era veramente difficile. Il mio ex e qualche amico mi hanno pure rinfacciato di essere troppo positiva e allegra. Ma questi ultimi momenti vissuti erano un po’ troppo. E’ possibile che in questi giorni felici vissuti con tutti voi si è attivato qualcosa di sconosciuto dentro di me?
Spero di non avervi tediato troppo con la mia lunga lettera. (Ooops!!!)
Vi abbraccio con affetto, Morena

Michaela: Carissima Morena, grazie della tua lettera.
La situazione buia nella quale ti trovavi, è senz’altro molto sconcertante per te, perché inaspettata e violenta. In genere quando entriamo in un divario di sensazione spiacevoli, non spiegabili, apparentemente senza causa, sono coinvolti talmente tanti fattori che è difficile decifrarli od ordinarli. Questo lascia una sensazione di impotenza e di essere in balia degli eventi. Dunque prendiamo per prima in esame alcuni fattori noti:

  1. Hai passato un periodo di lavoro molto stressante con tematiche magari non del tutto digerite. Due anni, nei quali l’anima riceve poco sostegno, anzi deve dare sostegno agli altri. Non per agency, ma per vocazione. Due anni senza vacanze. Due anni con tanti episodi non elaborati, per esempio: il rapporto con colleghi, i cambiamenti improvvisi di struttura e/o contenuti.
  2. Hai alle spalle un periodo famigliare travagliato e segnato di morte; dunque con tematiche che riguardano il lasciar andare, l’addio e la perdita di persone care. Un periodo, nel quale anche il sistema famigliare non dà sostegno ma si trova in una fase di riorganizzazione che riguarda tutti coloro che sono rimasti. Dunque un cambiamento che non è stato scelto da nessuno. Potrebbe essere segnato dal sentirsi vittima degli eventi e questo sentimento potrebbe farsi strada tra tutti i coinvolti all’interno della famiglia.
  3. Un amico che muore significa un addio per sempre e lascia uno strascico di lacrime, pensieri di tutti i tipi, ricordi del vissuto comune. Soltanto per questo servirebbe un rituale sull’addio come quello che abbiamo fatto durante la La porta della beatitudine.
  4. Inoltre in questi ultimi anni non c’era tempo per le tue tematiche personali che di conseguenza si sono accumulate e si sono fatte più pressanti: come sto io, dove sto andando, cosa mi fa piacere, quale prospettive ho per il futuro?

Come vedi ho elencato solo quanto hai scritto, ma mi immagino che queste tematiche si intreccino con il dialogo interiore e formino un aggrumolo di pensieri che come un filo di lana fa gomitolo su se stesso.
Vorrei chiarire una cosa: la depressione maggiore, lo sai meglio di me, secondo il DSM5 viene diagnosticata solo quando si presenta almeno per due settimane di continuo e si ripete nell’arco di sei mesi per almeno tre volte. Dunque non è il tuo caso! Perciò la chiamerei diversamente, perché è apparsa dopo il corso di meditazione durante il quale hai vissuto, anche grazie al gruppo, una vita più luminosa. Mi posso immaginare che, nel contrasto, il buio appare ancora più buio. È un fenomeno che si incontra quando ci si avvia verso una via meditativa: tutto diventa più intenso, nel bene come nel male.
Dunque ciò che chiami depressione, la chiamerei apparizione dell’ombra, che infatti è l’argomento del prossimo corso. Cosa fare nel frattempo? Innanzitutto cercare di districare gli argomenti ed elaborarne uno alla volta per bene, differenziare bene tra lavoro, famiglia, amicizie, stare da sola, percorso spirituale. Poi se c’è qualcosa che vuoi elaborare in particolar modo, siamo disponibili, ci puoi chiamare.
Un abbraccio forte, Michaela

Elmar: Cara Morena, come vedi, Michaela mi ha anticipato nella risposta. Posso soltanto aggiungere alcuni punti:

  1. Prima di tutto non ci hai annoiato o tediato con la tua lettera. Sai che non amo le persone prolisse che si dilungano per il piacere di sentirsi parlare, ma la tua lettera era intensa e sincera dalla prima fino all’ultima riga.
  2. Ripeto quanto detto dalla mia carissima moglie: non hai una depressione. Una persona depressa (secondo i canoni clinici) non riuscirebbe a scrivere quella frase autoironica sui “mammiferi, primati che credono di …”. Ho riso di cuore.
  3. Meditazione non ha la funzione di farci stare meglio, ma rende la vita più consapevole e di conseguenza più intensa. Perciò anche la sofferenza diventa più intensa. Lo confermano i mistici che hanno meditato tanto, come Santa Caterina di Siena, Santa Teresa d’Avila, Santa Gemma di Lucca, Meister Eckhardt, Milarepa, per citarne soltanto alcune/i. Con la meditazione la luce della consapevolezza diventa così acuta, che nel contrasto le ombre sembrano più scure; proprio come avviene con la luce fisica.
  4. Se hai preso questa settimana come una specie di vacanza dalla tua quotidianità burrascosa, dopo ti ritrovi nella stessa, ma hai in memoria la pace del tempo passato prima. Ti posso solo dire che conosco bene questo processo: c’è chi si trova nell’inferno durante la meditazione e nel paradiso le settimane dopo (come è successo a me varie volte), chi si trova nel paradiso durante la meditazione e nell’inferno dopo (come è successo a te), chi vive in un continuo purgatorio. Alla fine conosciamo comunque tutti e tre i reami.
  5. Shunryu Suzuki, il maestro zen, dice: “Se ti sembra di aver meditato male, perché durante o dopo hai sentito tante sofferenze, vuol dire che hai meditato bene”.

Ti mando un abbraccio caloroso
Elmar

Taglio cesareo: come riaccostarsi al sentire recirpoco?

Donatella: Dopo il taglio cesareo ho percepito una limitazione energetica importante. Come riaccostarsi al sentire reciproco dopo questa esperienza e dopo le modifiche per far spazio al figlio?

Michaela: Innanzitutto, qualsiasi tipo di ferita sul proprio corpo va risanata in qualche modo, e un taglio cesareo è una ferita forte. Lì la pancia ha subito un trauma. Nello stesso tempo, il figlio durante la nascita non ha avuto la possibilità di sentire quanto è faticoso arrivare al mondo. Il bambino non ha in sé questa esperienza che nel mondo possono esserci anche dei momenti difficili. Queste due esperienze, di mamma e figlio sono diverse e vanno risanate ognuna per conto proprio. Ci sono modi per poterlo fare. Non c’è niente da modificare, ma va in primis accettata fino in fondo la situazione e rivissuta insieme a uno psicoterapeuta specializzato in questi traumi. Questo è il miglior modo per risanare il trauma. Il legame tra madre e figlio è dato tra l’altro dall’esperienza traumatica che avete vissuto entrambi. Questo lega molto. Come le esperienze bellissime, piacevoli ed estatiche, così anche le situazioni traumatiche legano molto.

Menopausa: come migliorare la sessualità

Violetta: Come migliorare il desiderio e il piacere sessuale in menopausa?

Michaela: A questa domanda rispondo io. Proprio in questo periodo sto preparando un corso sulla menopausa che terrò in settembre. La tua domanda implica che durante la menopausa il desiderio cala. Questo non è vero per tutte le donne. Soprattutto per le donne che non hanno questa convinzione, spesso non si verifica, perché è una convinzione autoavverante. In più, spesso si innescano dei cortocircuiti per cui, meno faccio sesso, meno mi tocco, meno mi masturbo, meno piacere provo. Quest’ultimo fenomeno non è legato alla menopausa. Lo posso sperimentare a 18 anni, a 40 o a 50. Io stessa sono in menopausa e ho verificato che, se mi masturbo o se faccio l’amore, il calo di desiderio non avviene. Dunque la domanda sarebbe da modificare in: “Quanto tempo e quanto piacere ho dedicato al mio corpo, alla mia sessualità, al mio piacere?”. La menopausa è un periodo per fare un bilancio intermedio della vita, per rendersi conto di cosa c’è stato, cosa si desidera ancora e cosa il futuro avrà in serbo per me.
Ho voluto rispondere brevemente, però ci sono tante altre cose da dire.

Elmar: Cara Violetta, ho con me un libro di sessuologia di oltre 600 pagine, scritto da una sessuologa clinica che si chiama Helen Singer Kaplan. Dice che nella menopausa le donne si polarizzano: su un lato ci sono quelle che dicono “Adesso ho finito, mi sto seccando, non voglio più fare l’amore” e si spengono. Dall’altro lato dicono “Adesso non sono più fertile, non devo più badare alla contraccezione” e quindi si scatenano, fanno sesso alla grande. Non come lo facevano a trent’anni, ma meno fulminante e più tranquillo; una sessualità sensuale, delicata, intensa, intima. A te la scelta!


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Cosa è il Tantra?

Cosa è il Tantra?

Tantra vuol dire amare?

Sabry: Ho 32 anni e vorrei conoscere qualcuno che abbia una visione del sesso diversa da quella comune: ho bisogno di qualcuno che sappia assaporare l’amore e non di qualcuno che voglia semplicemente essere soddisfatto e soddisfare.
Se il tantra equivale ad una visione dell’amore e del piacere in cui due persone imparano a guardarsi davvero negli occhi, a provare piacere anche solo sfiorandosi, ad ascoltare il respiro/sospiro di piacere dell’altro e a ricambiarlo, se vuol dire dedicarsi all’altro, condividendone le pause e i ritmi del corpo e della mente, se significa avere voglia di portare l’altro in altri luoghi sia con la mente che con il corpo, allora forse dovrei avvicinarmi a questa filosofia.
E’ questo il tantra? Allora vuol dire che lo trovo in una cultura diversa da quella occidentale, oppure sono sulla falsa strada?

Elmar: Cara Sabry, sì, il tantra è esattamente quello che tu descrivi: “guardarsi davvero negli occhi, provare piacere anche solo sfiorandosi, ad ascoltare il respiro/sospiro di piacere dell’altro”.
E’ proprio così.
Sebbene il tantra abbia le radici in una cultura matriarcale del 1000 – 2000 A.C. e origini dalla Valle dell’Indù, si è diffuso in molte culture diverse tra di loro, come: Kashmir, India del Sud, Cina, Tibet, e ultimamente anche in Occidente. L’India e il Tibet per esempio hanno meno in comune tra di loro, che la Grecia con la Svezia. Importante non è la colorazione culturale (e qui molti fanno l’errore di importare riti asiatici in Europa, che rischiano di non dirci nulla) ma focalizzare sull’essenza della pratica tantrica e darle la propria forma culturale. L’amore che tu cerchi nel tantra, non è stato scoperto in India, ma appartiene all’intera umanità. Se leggi uno dei nostri libri, troverai ben poco di asiatico, ma un approccio occidentale verso l’unità dell’essere, che è l’essenza del tantra.

Cosa dice la filosofia tantrica?

Silvestro: Ho letto diversi libri sul tantra, ma non ho ancora capito bene i suoi principi metafisici. Quale è la sintesi della filosofia tantrica? Su quale verità si medita?

Elmar: Il tantra non è una filosofia, è piuttosto il contrario di una filosofia. Una filosofia è un insieme di pensieri, di assiomi, di principi, di deduzioni e di logiche che formano un sistema mentale utile a farci capire il mondo in un certo modo. Il tantra è un metodo che ci svuota la testa da tutti i pensieri, che mette la nostra logica sottosopra, che capovolge le verità e i principi, che mette in serio dubbio tutte le convinzioni che ti sei creato su di te, sul mondo, sugli uomini e sulle donne. Il tantra ti aiuta a scoprire quello spazio interiore che continua ad esistere anche quando nessun pensiero attraversa più la tua testa: la coscienza. Perciò meditiamo su delle cose semplici e banali come il respiro e le sensazioni corporee. Spero di averti confuso le idee! Personalmente amo i filosofi.

Il tantra è laico o è una religione?

Tibu: Il tantra è una scienza sperimentata o un percorso spirituale a cui bisogna convincersi e a cui bisogna credere? In poche parole è una scienza o una religione? Fino a che punto finisce la razionalità e inizia lo spirituale? Uno che è completamento ateo può trovare dei benefici nei libri di tantra?

Elmar: Caro Tibu, il tantra non è né una scienza, né una religione (come la intendi tu).
Ma se proprio lo devi mettere in una di queste categorie, sarebbe più scienza che religione.
Una parentesi a proposito di religione: in Tibet, il tantra 1100 anni fa si è fuso con il buddhismo, che è una religione atea, senza dio. Non tutte le religioni sono basate su un credo come sostieni, esistono anche religioni fondate su un approccio empirico, basate non su un dio lontano, ma sull’esplorazione del proprio sé. In questo senso il buddhismo (che comunemente viene chiamato religione) assomiglia più a una scienza della mente.
Bisogna tenere presente che l’antitesi scienza-religione è un prodotto della cultura cristiana, nella concezione delle religioni basate sull’esperienza propria e non su un credo (come il tantrismo o il buddhismo) il problema non esiste. In quelle culture la religione non si è mai opposta alla scienza o viceversa.
Torno alla tua domanda: come il karatè è una pratica per combattere, senza essere né scienza né religione, così il tantra è una pratica per amare.
Puoi leggere i nostri libri da ateo o da credente, non ha importanza. Sono scritti per gli esseri umani alla ricerca del profondo in loro stessi.


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La filosofia e le pratiche del Tantra

La filosofia e le pratiche del Tantra

Cosa c’entra la creatività col tantra?

Alixa: Ho 24 anni e ho letto i vostri libri grazie a un professore universitario che mi ha fatto conoscere queste tematiche, per me diventate d’interesse vitale. Volevo domandarvi cosa ne pensate della “creatività nei rapporti tra uomo e donna”? Sarei interessata ad approfondire l’argomento dal punto di vista filosofico per una tesi di laurea! Se potreste darmi qualche idea e consiglio bibliografico vi ringrazio!
Ho letto entrambi i vostri testi e sperimentato molti esercizi; ora mi è aumentata la voglia di venire a partecipare ad uno stage con il mio compagno. Un sorriso abbracciato a voi

Elmar: Cara Alixa, per quanto riguarda la creatività tra uomo e donna penso che sia uno degli elementi essenziali del rapporto, ma per darti delle risposte più precise avrei bisogno di una domanda più precisa.
So da propria esperienza che tutte le pratiche tantriche che mandano energia nei chakra superiori, specialmente il 5° e il 6° aumentano molto la creatività intellettuale, emozionale e comportamentale.
Un buon testo sul tema: Eva Pierrakos, Unione creativa, ed. Crisalide.
Se vieni a uno stage dove pratichiamo questo movimento energetico verso l’alto, per es. Ardore nel cuore, possiamo riprendere l’argomento della creatività dopo una reale esperienza. Così le riflessioni filosofiche possono prendere corpo e anima. Buone ricerche!

Nel tantra c'è una contraddizione di fondo?

Euclide: Caro Elmar, da 40 anni pratico hatha yoga e recentemente, volendo ampliare le mie conoscenze sullo yoga, ho letto i tuoi libri. Fra altre cose ho trovato anche una complicatissima metafisica (chakra, aura, ecc.) che sinceramente non capisco, di cui non ho la minima prova sperimentale a nessun livello e quindi per me perfettamente inutile.

Il mio modo di pensare è composito, un mosaico; alle volte io stesso mi meraviglio che tante influenze (cinesi, indiane, greche-antiche) riescano a convivere e a conciliarsi nella mia testa: non esiste una giustificazione teorica, riesco a fare cose diverse senza mescolarle. Anche la mia esperienza mistica è decisamente lontana dalla tua: se io dovessi credere a qualche dio, costui sarebbe decisamente Shiva Nataraja, il dio della danza.

Mi sembra che nel tantra ci sia una contraddizione di fondo: da un lato vuol parlare all’uomo comune e quindi fa appello all’amore e al sesso, dall’altro vuol parlare all’asceta tipo Buddha e quindi trascende o elimina proprio la pratica amorosa e sessuale come nel Buddhismo bianco tibetano. In definitiva il vostro punto di riferimento, l’esperienza ultima, l’estasi, mi appare un travestimento in chiave sessuale del nirvana o del samadhi. Una volta raggiunta, tutta la metafisica dei chakra e lo stesso partner, mi sembra si possono tranquillamente gettare, anzi, è doveroso gettarli, se non ci si vuole attaccare o “intrappolare”, come dite voi in qualche “vortice mentale”.

Quanto a me, tengo separate le due sfere: quando ho bisogno di starmene tranquillo da solo, siedo in padmasana, assumo una respirazione profonda e pacata, e mi lascio andare; quando riemergo dopo mezz’ora o un’ora, non so se era samadhi, comunque mi basta, sto bene e posso fare qualcos’altro. Se invece ho bisogno di fare l’amore, cerco mia moglie e fra preliminari, evoluzioni e varianti, anche qui passa da mezz’ora a un’ora; quando riemergo, non so se era l’orgasmo che dite voi, comunque mi basta. Per me mescolare le due sfere sarebbe assolutamente impossibile come voler guidare la macchina e contemporaneamente leggere un libro.

Elmar: Caro Euclide. Considerandoti un uomo che di studi e di percorsi ne ha fatti, ti rispondo sinteticamente, anche perché sono più interessato nella pratica spirituale che nell’argomentazione sulla pratica.

  1. I chakra non appartengono alla metafisica, non sono fenomeni pensati, ma sentiti. Finché non li percepisci come senti il calore di un abbraccio, la dolcezza di una carezza o il bruciore di uno schiaffo, rimangono perfettamente inutili.
  2. Condivido il tuo fascino per Shiva Nataraja, in alcuni corsi danziamo per giorni interi, non per credere in un dio, ma per unire attraverso la danza il corpo con lo spazio, l’io col divino.
  3. Se vuoi tenere separati il Buddha dall’uomo comune, l’ascesi dall’amore-sesso, è meglio non avvicinarti al tantra, perché quest’ultimo ha come fine dichiarato una stato non-duale, dove tutte le contraddizioni create dalla mente si fondono nell’esperienza di un unico spazio.
    Per concludere direi che il tuo modo di catalogare le cose (vie spirituali incluse) riflette la scissione interiore in due anime che si sono incrostate nella dualità e cambierei la tua espressione “Nel tantra c’è una contraddizione di fondo” in “Il tuo approccio al tantra rispecchia la tua contraddizione di fondo”.

Buon viaggio verso l’unione!

Non ho mai fatto l'amore. Posso iniziare con il tantra?

Lello: Ciao Elmar e Michaela, mi chiamo Lello e avrei alcune domande particolari da farvi. Sono un ragazzo di 23 anni, non ho mai avuto esperienze sessuali e sono ancora vergine:

  1. Per un ragazzo come me, è utile avvicinarsi al tantra senza aver provato prima delle normali esperienze sessuali?
  2. Un ragazzo che ancora non l’ha fatto, è più ricettivo verso il tantra rispetto ad altre persone che provengono da anni facendo l’amore in maniera diciamo “tradizionale”?
  3. Quali vantaggi può avere una persona vergine che vuole praticare il tantra?
  4. Da quel poco che ho letto sul tantra ho capito che è più importante “essere” che “fare”, che il piacere di coppia e le sensazioni aumentano. Ma ci sono solo vantaggi nel tantra oppure c’è anche qualche svantaggio rispetto al sesso tradizionale? Non si rischia di adagiarsi troppo sul non ricercare l’orgasmo, “rischiando” di perdere completamente nel tempo questa piacevole sensazione?
  5. Ho letto che tra uomo e donna ci sono poli positivi e poli negativi. Che nell’uomo il polo positivo è nel pene e nella donna quello negativo nella vagina (e così si attraggono). Nell’uomo il polo negativo è nel petto-cuore e nella donna quello positivo nei seni. E’ vero che per stimolare maggiormente la donna bisogna massaggiare adeguatamente questi ultimi in modo che il polo positivo (i seni, appunto) attivino quello negativo (la vagina)?

Creandosi un flusso energetico che passa tra pene, vagina, seni e petto, questo non rischia di interrompersi se il sesso viene fatto in posizioni diverse rispetto alla posizione tradizionale che mette appunto in contatto petto maschile con seno femminile e pene con vagina?

Elmar: Caro Lello, ti rispondo alle tue domande una per una:

  1. Ritengo più utile fare prima l’amore per alcuni anni e poi avvicinarsi al tantra. Prima di iniziare a sperimentare il sesso seguendo una pratica precisa iniziamo un po’ a scoprire quello che la natura ci ha già dato.
  2. Se fai l’amore con naturalezza, affidandoti al tuo personale modo di farlo, con freschezza e “innocenza”, ti trovi già più vicino al tantra. Non seguire nessun modo, né il tantra, né la tradizione, né un’altra idea prefissata. Fallo come ti viene, seguendo la tua verità che si manifesta attimo per attimo.
  3. Una persona vergine ha tutti i vantaggi tranne uno (l’esperienza): è fresca, non condizionata, curiosa, aperta, attenta alle sensazioni del momento…
  4. Non so cosa tu abbia letto sul tantra, ma l’atto amoroso senza orgasmo è soltanto una tra le tante pratiche, ci sono altre dove si cerca l’orgasmo eccome! Viene addirittura aumentato, ampliato ed esteso.
  5. Ripeto: prova a seguire ciò che il tuo corpo e la percezione del momento ti dicono in tutta la loro limpida freschezza della prima scoperta. Dimentica tutte le tecniche! Di queste ne possiamo riparlare fra qualche anno.
    Ti auguro una buona prima volta!

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Migliorare l’atto sessuale con il Tantra

Migliorare l’atto sessuale con il Tantra

Cerco dei corsi mirati a un miglior benessere sessuale

Dany: Volevo sapere se esistono dei corsi mirati a un miglior benessere sessuale (seguo filosofie tantriche da 5 anni ormai e pratico il kama shastra con la mia ragazza) che non riguardino la respirazione ma tendano a migliorare l’atto sessuale in se. Lo dico perchè credo di vivere già una sessualità tranquilla, ma mi mancano alcune tecniche pratiche per migliorare. Grazie mille, a presto.

Michaela: Caro Dany, ci sono anche dei corsi mirati sulla crescita sessuale in senso stretto, ma premettono una certa flessibilità nel respiro. Non vale la pena fare molte pratiche sessuali finché il respiro non è libero, fluido, pieno e profondo, sarebbe come premere sull’acceleratore con il freno tirato. Se il respiro è contratto puoi praticare le tecniche sessuali del tantra, del tao, del kamasutra e del kamasastra, ma sprechi tempo ed energia. In Tantra. La via dell’estasi sessuale trovi le nozioni e le descrizione delle pratiche adatte alla tua ricerca. Buoni esperimenti!

Sono soddisfatta, ma vorrei andare oltre

Gloria: Sono molto soddisfatta della mia vita sessuale. Io e il mio compagno abbiamo approcci molto diversi: lui viaggia più di fantasia e ha sempre mille idee su come e dove farlo, io invece lo devo sentire e toccare, devo stringermi nei suoi abbracci e sentire l’odore della sua pelle, in questo modo ci completiamo benissimo. Ultimamente abbiamo fatto l’amore per molto tempo, un’ora o forse ancora di più e ad un certo punto mi è sembrato di diventare completamente fluida dentro e di dissolvermi espandendomi in modo sottile. Ho visto delle luci che non erano come la luce normale, ma intorno al mio compagno compariva uno strato fosforescente. Mentre avveniva, mi sentivo così accolta e beata che non ci ho fatto caso, ma a ripensarci mi incuriosisce. Vorrei riprovare questa esperienza, sapere cos’è. Tutto questo centra qualcosa con il tantra?

Michaela: Azzeccato, non centra solo qualcosa, anzi è il nocciolo del percorso tantrico. Il tantra in prima linea non è una sorta di terapia sessuale, ma è un metodo per andare oltre il “normale”, per andare con l’aiuto dell’energia sessuale in quegli stati di coscienza che percepiscono una più ampia gamma della realtà, come lo hai sperimentato quella volta.
Un famoso sessuologo americano dice: Il 45% delle coppie hanno problemi con il sesso, il 50% vivono una sessualità che funziona, e poi c’è un 5% di coppie che attraverso il sesso arrivano a stati di coscienza veramente estatici. Sappiamo, che molte coppie prima o poi “casualmente” fanno esperienze di questo tipo, ad alcuni succede una volta e mai più. Se spontaneamente avete sperimentato di poter varcare questa soglia, il tantra può essere una strada per sopportare questa capacità e per avere una guida attraverso le potenziali esperienze che ancora vi aspettano. Nel libro Tantra. La via dell’estasi sessuale trovi alcune indicazioni.

Il tantra aiuta a controllarsi?

Pietro: Alcuni conoscenti mi hanno parlato del tantra come un miglioramento per la loro sessualità, in termini di durata, controllo e performance. Attualmente sono contento della mia sessualità, ma mi interessava avere dei chiarimenti su questi aspetti.

Michaela: Salve Pietro, sì, con il tantra si possono trarre dei giovamenti nella sfera sessuale. Ci sono degli esercizi che mirano ad aumentare la consapevolezza nel proprio corpo, altri che aiutano a mantenere la carica sessuale in modo rilassato di modo che il “fare sesso” possa diventare un “fare l’amore”. Per la durata di un rapporto sessuale ci sono degli esercizi precisi, ma tieni conto che la “performance” non è il nocciolo della questione, ma un piacevole effetto collaterale, per chi intraprende questo viaggio affascinante verso se stessi.
Il controllo invece è una delle cause più deleterie per la sessualità, per il desiderio e la passione, con il passare del tempo le rovina, perciò nel tantra andiamo semmai a “de-controllare” la sessualità e le emozioni collegate, a imparare a vivere la nostra vita intima con più libertà abbandonandoci fiduciosamente nel nostro corpo.

I preliminari sono importanti?

Fabio: Quanto credi siano importanti i preliminari all’interno del rapporto sessuale? Per caso le tecniche tantriche parlano anche dei preliminari?

Elmar: Caro Fabio, i preliminari sono altrettanto importanti come tutto ciò che viene dopo. I preliminari e i “post-liminari”, o come chiameresti la parte che viene dopo, sono un’unica cosa. Non sono scindibili. E’ soltanto una scissione di comodo che separa il prima e il dopo. Invece per una sessualità appagante ci vuole l’inizio, il mezzo e la fine. L’inizio è la fase che segna il tracciato a tutto ciò che viene dopo. Fare buon sesso o praticare “le tecniche tantriche” senza i preliminari è come pretendere una buona corsa da una formula 1 a motore freddo; chiedi a Schumacher cosa ne pensa. Nel nostro libro Tantra per due trovi un lungo capitolo su come percorrere il ciclo sessuale completamente, fase per fase, per viverlo fino in fondo e uscirne appagato.


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Come percorrere la via tantrica?

Come percorrere la via tantrica?

Seguire la via tantrica spirituale vuol dire fare le cose con amore o include una pratica?

Emanuele: Buongiorno Elmar. Leggendo i tuoi libri, ho capito che una via spirituale si intraprende partendo dal cuore. Ciò vuol dire semplicemente fare le cose con amore o si allude a una pratica? Espandere la consapevolezza è una cosa che accade da sola facendo gli esercizi o bisogna assumere qualche atteggiamento particolare?

Elmar: Buongiorno Emanuele. Partire dal cuore vuol dire tutte e due le cose: fare le cose con amore e anche fare certe pratiche. Lo stesso vale per l’espansione della consapevolezza: in parte accade da sola, per un’altra parte bisogna fare degli esercizi e avere un qualche atteggiamento.
Nella letteratura spirituale si trovano entrambi gli approcci: ci sono maestri che consigliano di non fare niente e di aprirsi soltanto a quello che c’è e ci sono altri che consegnano una serie di esercizi da fare. Entrambi hanno ragione. L’arte sta nel riconoscere quando utilizzare il primo e quando il secondo approccio, e di non confondere i due.
In generale si può dire che il primo approccio è quello giusto quando la crescita avviene da sola, quando c’è amore, quando la consapevolezza si sta già espandendo. Il secondo invece è da adottare quando la vita si ferma, quando ci si ritrova spesso nella solita routine, quando si è in conflitto con se stessi. In queste fasi di resistenza il “lasciar fluire la vita” non serve a nulla, perché perpetuerebbe soltanto la resistenza.

Ho letto un vostro libro. Qual è il prossimo passo?

Piero: proprio oggi ho finito di leggere il libro Tantra. La via dell’estasi sessuale, l’ho divorato in due giorni e due notti. Mi ha confermato ancor di più la decisione di vivere questa esperienza. Però mi sono posto alcune domande che rivolgo adesso a voi:

  1. Dopo aver letto il libro, qual’ è il prossimo passo di avvicinamento al tantra?
  2.  Nel libro è descritto tutto quanto concerne il tantra o c’è dell’altro da aggiungere?
  3.  Ci sono controindicazioni al tantra?

Michaela: Caro Piero, ci sono molti modi di avvicinamento a una via spirituale e condivido il parere di un nostro maestro tibetano che dice: se un certo metodo ti affascina e hai la sensazione che ti potrebbe portare a delle scoperte, non importa come inizi, ma che inizi a praticarlo.

  1. Il prossimo passo dipende molto dal tuo personale modo di procedere: puoi mettere in pratica le meditazioni e gli esercizi descritti nei libri in modo sistematico, puoi fare soltanto quelli che ti piacciono, puoi partecipare a un corso introduttivo per valutare poi se e come proseguire, puoi venire a un corso che ti sembra più adatto per i tuoi sviluppi attuali, puoi meditare da solo o con una tua compagna. Da millenni il tantra è una strada molto libera, non segue degli schemi rigidi, ma offre molti strumenti e poi lascia scegliere ognuno ciò che gli è più consono.
  2. Solitamente i nostri clienti ci dicono che nei corsi l’esperienza è più intensa, rispetto al farla a casa seguendo un testo. Nel libro non è descritto tutto, un libro si rivolge a 50.000 lettori e perciò deve essere schematico, nella pratica del tantra l’esperienza diventa molto personale, molto individuale, con variazioni e sfumature che vedremo poi quando c’incontreremo.
  3. Penso che il tantra, come lo insegniamo noi, sia controindicato a persone che non si vogliono mettere in gioco e a persone che non amano l’erotismo. Altro non mi viene in mente. Buon inizio!

Qual è il percorso per apprendere il tantra nella sua completezza?

Delfino: Qual è il percorso formativo consigliato per potere apprendere e vivere il tantra nella sua completezza?

Elmar: Caro Delfino, se leggi i testi tantrici parlano di 10, 20 o 30 anni di pratica fino ad arrivare al suo fine ultimo, l’illuminazione. Se vuoi vivere il tantra nella sua completezza, non è come un corso di formazione professionale dove dopo 3 anni esci con un diploma e dici: ora sono… Che cosa sei in fondo?
Ora noi non siamo illuminati, perciò non ti possiamo accompagnare fin lì, ti possiamo invece condurre lungo il tratto iniziale di questa strada. Prima di intraprendere un vero e proprio percorso come il nostro training che comunque dura i suoi 51 giorni (e notti!), ti consiglio di iniziare con un corso introduttivo come Ardore nel cuore per verificare che il tantra ti piaccia anche nella pratica quanto ti sta piacendo nell’idea. Questo corso oltre a essere un’esperienza completa in se costituisce anche il primo modulo del training, una serie di corsi che gradualmente ti porteranno sempre più nel profondo.


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Relazionarsi con l’altro e osservare se stessi

Relazionarsi con l’altro e osservare se stessi

Sapere troppo su se stessi può rendere una relazione più difficile?

Maurizio: Vi scrivo perchè ho da porvi due quesiti.
1) Sto lavorando su me stesso e sui miei chakra dopo aver letto i vostri libri e mi sto accorgendo di aver vissuto male molti rapporti, ne sto capendo le cause e sono ottimista per il futuro. Eppure mi chiedo: come farò a trovare una ragazza che conosca anche lei questi metodi per equilibrare la propria persona ed il rapporto di coppia e le tecniche tantriche per i rapporti sessuali? Spiegandole io ogni cosa non si rischia di incorrere in un rapporto maestro-allieva piuttosto che in quello di due amanti, partendo direttamente con il piede sbagliato?
2) Ho generalmente difficoltà a trovare ragazze che mi piacciano. Da cosa dipende questo problema? Mi pare di aver trovato poco sui vostri libri che tratti dell’approccio iniziale del rapporto, cioè in base a cosa una persona si sente attratta da un’altra a livello fisico. E poi mi chiedo, adesso che conosco queste dinamiche in maniera più precisa, non correrò il rischio di avere ancor più difficoltà? Sono poche le ragazze che conoscono a loro volta queste dinamiche e con cui riuscirei a costruire un rapporto fondato su salde basi. Temo che questa prospettiva possa abbattere ancor di più il mio interesse iniziale per una persona.

Michaela: Ciao Maurizio, in effetti, questo pericolo c’è.
1. Va bene insegnare al proprio partner finché si tratta di cose tecniche, come posizioni, modi di respirare, massaggi, ecc. Siccome la gran parte delle pratiche tantriche ci coinvolgono emotivamente confonderesti due ruoli: quello di partner che è paritario con quello di insegnante che è gerarchico. Insomma: partiresti con il piede sbagliato.
2. Vedo il secondo punto collegato al primo: se hai difficoltà a trovare donne che ti piacciono, il primo passo non è quello di insegnare loro qualcosa, ma di vedere in faccia le tue difficoltà. Se ti senti sistematicamente attratto da donne “inferiori” in termini di conoscenza, ti puoi chiedere se usi la conoscenza per creare una barriera verso le donne, anziché farla diventare un ponte. Come fai a non incontrare donne alla pari.
Non trattiamo questo punto nei libri, perché solitamente le coppie iniziano con le pratiche tantriche quando hanno sperimentato tutte le pratiche sessuali “normali” e sentono il desiderio di “qualcosa in più”. In breve: conviene partire da te e dalle tue difficoltà di relazionarti senza dare la colpa alla presunta “ignoranza” delle donne. Una volta che hai una relazione stabile, iniziare con le pratiche tantriche.

La distanza che tengo con le persone non è quella che vorrei

Gilda: Ho pensato di scrivervi su un argomento che è lo spazio proprio (l’aura) e la giusta distanza rispetto al mio partner. L’ho già affrontato al corso Intimità e carattere, però in questo momento avverto che vivo in due spazi propri diversi: quello esterno è delimitato da un confine molto lontano da me, cioè sono in uno spazio molto grande che tiene lontano il mio partner, ma anche le altre persone. Il secondo spazio, più interno, invece è al minimo, mi sento costretta e mi ritrovo spesso con il fiato sospeso.
In questa situazione mi sento lontana dagli altri, o meglio, irraggiungibile, sono in mezzo a questo grande spazio deserto e vedo anche poco gli altri. Del resto non sono neanche in contatto con me così tutta stretta. Quando gli altri si avvicinano a me o io a loro, avviene un corto circuito, perdo la percezione di me stessa e mi distanzio interiormente gelando completamente le risposte sensoriali. Non è ovviamente una cosa nuova, ma mi sorprende questa distanza interiore che provo e che esteriormente non esprimo; però mi chiedo: tutto questo ha una ragione o una necessità? So anche che oggi la lontananza dalle persone che amo mi causa dispiacere e un senso di frustrazione, ma cosa ci faccio io dentro quell’aura enorme?
Il tema è che questa distanza sottile e profonda tra me e gli altri é mantenuta in piedi da una parte di me che non coincide assolutamente con la Gilda come si presenta esteriormente, ma da una Gilda dolorante, che è stanca, rassegnata e impaurita.

Michaela: Cara Gilda, mi sembra che hai fatto un passo importante. Hai notato che vivi praticamente in due cerchi (o in due strati dell’aura) che confondono te stessa e, di seguito le tue relazioni. Molte persone non trovano mai la distanza giusta nelle relazioni: quando il partner le vuole stare vicino, si allontanano; quando il partner chiede più intimità, sentono un forte impulso d’essere più da soli.
Ti ricordi gli esercizi che abbiamo fatto al corso? Il tuo cerchio più piccolo corrisponde allo spazio corporeo, quello più grande allo strato mentale. Il tuo corpo e la tua mente in questo momento richiedono distanze diverse dalle altre persone e ciò non rende facili le relazioni, perché attirerai persone che a loro volta vivono una scissione tra corpo e mente.
Ti do una meditazione con la quale puoi sperimentare per te, senza l’influenza delle altre persone:
1° fase: permetti al corpo di muoversi liberamente e spontaneamente in qualsiasi modo gli piaccia. Mentre il tuo corpo si muove, tieni presente il cerchio esterno.
2° fase: fai uno stop improvviso come lo stop della dinamica e fermati esattamente nella postura nella quale ti trovi. Dirigi la consapevolezza al respiro e tieni presente il cerchio interno respirando con lui.
3° fase: riprendi i movimenti spontanei come nella prima fase, includendo questa volta entrambi i cerchi nel respiro. Se ti piace puoi anche farli pulsare oppure oscillare dall’uno all’altro.
La durata può essere 3 x 10 minuti oppure di più, se ti piace. Probabilmente non avrà un effetto immediato, ma ti puoi aspettare un sottile cambiamento nell’arco di qualche settimana. Un abbraccio a te e agli strati del tuo essere!

Gilda: Ho fatto questa meditazione per due mesi e ho notato che i due strati dell’aura si sono diluiti lasciandomi in una sensazione di maggiore integrità, sia da sola che con le persone. E quelle volte che percepisco lo spazio corporeo e lo spazio mentale come separati, almeno ce l’ho così chiaro, che riesco a regolarmi di conseguenza, o riesco a comunicarlo alle persone.

Dire alla compagna frasi d’amore o scrivere lettere d’amore è fuori moda?

Gilberto: Sono un tipo romantico e spesso mi trovo a dire frasi d’amore alla mia compagna, perché quando il mio cuore è pieno non riesco più a trattenermi, devo parlare, dirlo a qualcuno. Qualche volta, specialmente la sera quando divento creativo, le frasi si concatenano per diventare poesie d’amore, altre volte, quando sono di fretta, le mando soltanto un sms d’amore.
La mia ragazza dice che sono all’antica, che sono esagerato, talvolta anche un po’ kitsch. Ma per me è giusto, o dovrei fingere di non sentire l’amore che provo per lei e trattenermi?

Elmar: Caro Gilberto, è la prima volta che sento che una donna si lamenta di troppe frasi d’amore. Di solito le donne si lamentano del contrario: che si aspettano qualche poesia d’amore o una lettera d’amore e che non la ricevono. E quando non arrivano, ovviamente, non possono chiederle all’uomo, altrimenti questo dovrebbe fingere. Allora aspettano e aspettano e… dopo un po’ vanno in libreria per leggere qualche poesia d’amore di un grande poeta. Se le tue espressioni sono vere e autentiche, non trattenerti, sarebbe un peccato. E se il tuo livello di romanticismo è troppo per la tua compagna, perché non prendi carta e penna e inizi a scrivere? Ti puoi immaginare che la tua compagna diventi la tua musa ispiratrice per scrivere una lettera d’amore che non spedirai mai, ma che un giorno potrai pubblicare nella raccolta “Poesie e lettere d’amore di Gilberto”. Oppure le puoi mettere su internet, mettendole a disposizione a tutti quegli uomini che sono meno creativi di te e che hanno una compagna che volentieri gradirebbe ricevere un sms d’amore, anche se non è stato inventato dal suo ragazzo. Se ti interessa sapere di più sulla natura dell’amore puoi leggere il nostro libro Tantra per due.


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Relazionarsi con l’altro sesso

Relazionarsi con l’altro sesso

Le poche relazioni con le donne sono state un disastro

Giò: Ho 38 anni, e la mia domanda riguarda la paura di avere rapporti con le donne. I pochissimi rapporti che ho avuto, erano un disastro, tanto da non provare alcun tipo di piacere sessuale e la difficoltà a mantenere l’erezione sufficiente alla penetrazione. Dato che sono una persona timidissima, mi domando se ci sono rimedi attuabili.

Elmar: I rimedi ci sono, ma non li trovi sul piano sessuale, cercarli lì sarebbe uno spreco di tempo. Li trovi in una serie di reazioni emozionali automatiche alle donne, la cui origine sta nella relazione con i tuoi genitori. È un tema che non possiamo approfondire per e-mail, è più indicata una consulenza come avviene nel corso I mostri interiori, oppure una psicoterapia presso un terapeuta di tua fiducia.

La prima volta è stato fantastico. Come posso rivivere quel momento magico?

Janura: la prima volta che ero innamorata e che ho fatto l’amore è stata una cosa meravigliosa, incredibile. Ho scoperto lo stato supremo dell’essere, ma dopo quella volta non ho più vissuto un rapporto così bello ed intenso e mi dispiace. Sono rimasta bloccata e non so più come aprirmi di nuovo. Ora sono attratta nuovamente da un uomo ma siamo diversi, lui è più fisico ed io più mentale. Come riuscire a creare il momento magico? Grazie

Elmar: Cara Janura, sta nella natura dei momenti magici che sono difficili da riprodurre.
Che uno stia nella mente e l’altro nel corpo, è un’ottima combinazione. In due coprite una più vasta gamma dei potenziali umani che ognuno da solo.
A diverse persone succede che la prima volta (primo sesso, primo viaggio, prima meditazione, prima relazione, primo piatto di una cucina sconosciuta) è fantastica. La seconda volta sono già condizionati e anticipano mentalmente il vissuto della prima, che puntualmente non si ripete. La terza volta vanno in crisi, perché già la seconda volta era stata meno bella, la quarta diventa una delusione, e così via. Dopo la 100° volta finalmente si arrendono, e guarda caso, la 101° volta è quella buona: tutto si è aperto di nuovo. Sembra paradossale, ma troppo piacere può bloccare. Lo conosco anch’io.
Un buon modo per uscire dalla trappola: vivere ogni volta nella freschezza dell’attimo, rimanere con le sensazioni del momento e le emozioni del giorno, mettendo da parte i paragoni e i “dovrebbe essere diverso”. Perciò nel tantra e in altre discipline si focalizza la mente sul respiro, perché puoi stare soltanto con il respiro presente, non puoi focalizzare sul respiro di un anno fa. Trovi un approfondimento e alcune soluzioni al tuo problema nel nostro libro Tantra per due.

Non è facile trovare una persona per praticare il tantra

Roberto: Ora ho 36 anni, quando ne avevo 23 ho fatto due anni di vita monastica, poi sono stato fidanzato per 10 anni lunghissimi e un anno fa ho troncato la relazione perché lei era troppo complessata sessualmente. In generale, soltanto per amore sono rimasto con lei per così lungo tempo. Ho letto il vostro primo libro Tantra. La via dell’estasi sessuale, mi piacerebbe praticare il tantra e conoscere anche una partner che sia disponibile ad affrontarlo con me. Non cerco una ragazza all’avventura, e non è facile incontrare una persona che abbia le mie stesse idee…. Voi potete aiutarmi ad incontrarla?

Elmar: Caro Roberto, mettiamo alcune cose in chiaro:
1. Quello che tu chiami “soltanto per amore sono rimasto con lei” noi la chiamiamo “ipocrisia”. Se fossi rimasto con lei veramente per amore, non ti sembrerebbero “10 lunghissimi anni” e non la considereresti “troppo complessata”.
2. Noi insegniamo il tantra, ma non siamo un’agenzia matrimoniale
3. Prima hai fatto una vita monastica, poi sei rimasto 10 anni con una donna sessualmente chiusa, poi “non cerchi una ragazza all’avventura”…… un percorso interessante. Quando vuoi fare luce sui collegamenti tra sesso, amore e spirito, sei benvenuto.
Se vieni ad uno dei nostri corsi introduttivi possiamo fare luce su queste contraddizioni.

Come mai allontano le donne?

Paco: Ciao Elmar, innanzitutto vorrei ringraziarti per il week end introduttivo al tantra fatto a Milano. Ho capito alcune cose riguardo al rapporto con le donne: nel seminario si e un po’ ripetuto quello che mi succede sempre nel rapporto con le donne. L’amore è l’unica strada che porta ad un rapporto duraturo, ma prima ho capito che bisogna amare se stessi. Non sono mai riuscito a dare sicurezza ad una donna e ho capito che ora è il momento di cambiare rotta. Puoi darmi un consiglio? Come mai allontano le donne? Vorrei sapere quali sono i miei meccanismi che fanno scattare tutto ciò.

Elmar: Hai osservato durante il weekend come allontani le donne? Se non ti fosse ancora del tutto chiaro, inizia a chiederlo ad ogni donna che si allontana da te. Chiedile perché si allontana e chiedile di darti una risposta precisa!
Da tuo canto puoi iniziare ad osservarti meglio come le allontani. Osserva se in qualche modo, avvicinandoti ad una donna, ti stai allontanando da te stesso emozionalmente, se nella vicinanza di una donna chiudi i sentimenti. Osserva se smetti di sentire una parte del tuo corpo, se ti restringi fisicamente o se trattieni il respiro. Osserva se vai con i pensieri altrove, se entri in una mini-trance o in un film interiore, se mentalmente ti preoccupi come fare colpo su di lei trascurando la comunicazione e il sapore del momento. Osservati durante tutti gli incontri!


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Chakra

Chakra

Cosa sono i chakra?

Maria: Ho letto molto sui chakra, ma se devo essere sincera, mentre medito, non ne vedo neanche uno. Sono io che sono poco sensibile o sono i chakra il frutto di un’autosuggestione?

Elmar: Forse tutti e due. Se tu fossi completamente sensibile a te stessa, questo dubbio non sorgerebbe neanche, perché allora conosceresti la tua verità interiore senza ombra di dubbi. D’altronde i chakra sono un modello, un modello utile, ma sempre un modello. Perciò trovi chi medita con 5, 7, 8, 10 o 12 chakra ottenendo risultati diversi. Ci sono maestri che dicono che i chakra non esistono, ma si manifestano soltanto verso la fine del percorso e ci sono altri che ti danno tanto di simboli, yantra, fiori, odori, animali, mantra, cristalli e visualizzazioni per meditare sui chakra che uno non sa più dove mettere le mani.
Noi preferiamo meditare sulle zone corporee dei rispettivi chakra seguendo l’idea che il respiro apre o espande questa parte del corpo, finché oltre alla sensazione fisica, una percezione del corpo sottile lentamente si manifesta. Se non senti nulla di questo, puoi continuare a meditare sul corpo fisico, la cui esistenza viene condivisa da quasi tutti gli esseri umani (vedi capitolo 2 del libro Tantra e meditazione).

Come devo interpretare il test sui chakra?

Marina: Salve, sono una ragazza di 25 anni che ha comprato il vostro libro Tantra per due. Volevo farvi solo una domanda: ho fatto il test iniziale e questi sono i miei valori sui chakra: il primo 6, il secondo 13, il terzo 14, il quarto 3 (ehm..), il quinto 8 e il sesto più settimo 10. Il mio valore di riferimento corporeo è 11, quindi più alto della media dei chakra che è 9; cosa sta a indicare? E i miei chakra sono molto aperti? Scusate la domanda, ma prima di proseguire nella lettura gradirei capire in modo da poter comprendere e gustare fino in fondo ogni pagina.

Elmar: Ciao Marina. L’alto riferimento corporeo vuol dire che ti puoi fidare delle tue sensazioni corporeee. Vedo che hai dei chakra abbastanza vivaci eccetto il 4°. In generale ti invito a prendere i risultati con le pinze. Un questionario rimane sempre un questionario, ti da risultati indicativi. Valuta durante la lettura se ciò che trovi nei vari capitoli corrisponde anche alla tua vita. Con il questionario non intendevamo darti una definizione del tipo “sei così”, ma piuttosto una sensibilizzazione ai temi collegati ai chakra, un aiuto per orientarti a te stessa.


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Costellazioni familiari

Costellazioni familiari

Forse l’immagine che ho della mia famiglia è un’illusione

Barbie: Cara Michaela, non sto parlando della mia attuale famiglia, ma di quella dove sono cresciuta. Il corso I mostri interiori è stato folgorante per me, in particolare lo psicodramma con mio padre. Credo che tutti quegli insulti che avevo urlato all’uomo che interpretava mio padre non fossero, come pensavo, “roba” di mia madre. Chissà quante volte si è comportato male con me! Io mi ostinavo ad idealizzarlo, ma lui mi ha spesso maltrattato e mancato di rispetto.
Una frase che tu mi avevi detto era stata decisiva: “E’ strano che un padre tratti la figlia da principessa e non tratti la moglie da regina”. Lì ho capito che non poteva essere, che qualcosa non tornava nelle mie credenze e che era il caso di andare più a fondo. Noto che inizia a vacillare tutta l’immagine che avevo della mia famiglia.
Una cosa è certa: sono felice di non essermene andata, questa volta.

Michaela: Cara Barbie, sono contenta nel vedere che trovi le tue soluzioni da sola e che, anche nei momenti più difficili, da dietro la ferita riemerge la comprensione.
Quando l’immagine apparente della famiglia inizia a scemare, la costellazione reale può, finalmente, manifestarsi.

Ha senso fare più volte una costellazione familiare?

Chiara: Mi interessa molto il destino della mia famiglia, capire cosa ho vissuto da bambina e vedere come cresco i miei figli oggi. Ho partecipato due volte a una costellazione familiare e ho notato che la seconda volta ho vissuto meglio degli aspetti che la prima volta erano sfuggenti e che ho compreso quante delle mie caratteristiche ho ereditato da mio padre, cosa che non sapevo prima.
Vi chiedo se fate le costellazioni familiari come nelle scuole discendenti da Bert Hellinger o se fate un’altra cosa. Perché lì di sessualità non si parla mai, eppure mi ricordo che da bambina provavo una forte attrazione verso mio padre, era eccitante al massimo, non come la provo oggi verso un uomo, ma altrettanto forte.

Michaela: Cara Chiara, con le costellazioni familiari è proprio così: ogni volta emerge un altro aspetto dall’inconscio, si arrotondano gli eventi, nascono nuove comprensioni, si vede l’importanza di una figura come la nonna, lo zio, la sorella, l’amante di papà, … che prima non si notava. La costellazione familiare non è una cosa statica del tipo “l’ho fatta e adesso so perché sono così come sono”, ma cambia con la propria evoluzione. Le introiezioni delle figure primarie cambiano con la consapevolizzazione delle stesse.
Anch’io ho seguito la formazione in costellazioni familiari, con la prima generazione di allievi di Bert Hellinger all’ABHI e ho frequentato alcuni corsi tenuti proprio da lui. Quando lavoro insieme a Elmar con i miei allievi nel corso I mostri interiori, usiamo più di un metodo: prima lo psicodramma per individuare bene la relazione primaria con la madre e con il padre, poi le costellazioni familiari per comprendere il sistema famiglia nella sua complessità. In più usiamo alcuni elementi dell’IBP-Counseling (Integrative Body Psychotherapy) per dare più spessore al vissuto corpo-mente di questa esplorazione.
Questo perché vogliamo evitare che le costellazioni diventino un nuovo modo di tornare a frasi fatte, che sentiamo spesso da persone che hanno avuto un approccio superficiale con queste tematiche: “ho già lavorato sul rapporto con mia madre, so che devo…” oppure “ho già perdonato i miei genitori, non serve ritornare su questo argomento” oppure “siccome ho avuto un abuso a 11 anni, non riesco ad abbandonarmi agli uomini” e così via.
Non vogliamo che il counseling venga usato per sostituire vecchie credenze con altre, nuove, ma ugualmente rigide, che si consolidano nell’individuo dandogli l’impressione di avere capito definitivamente la struttura profonda del proprio sé, per non dover affrontare quei punti che sono i più dolorosi nella ricerca interiore.
Per fare un esempio: il rapporto con tua madre non sarà mai elaborato completamente, perché il tuo sentimento di fondo (cioè quel sentirti normale che non ti verrebbe neppure in mente di cambiare) è impregnato da lei, te lo ha trasmesso quando eri nel suo utero. Il modo con cui tua madre ti ha toccato, evitato, amato, guardato, tenuto, trascurato, coccolato emerge in ogni relazione intima che hai: con il tuo uomo, con la tua amica del cuore, con i tuoi figli, con chiunque ti stia vicino. Questa memoria è immagazzinata nelle parti più antiche del sistema nervoso e nel sistema limbico, perciò la tocchi soltanto quando la costellazione familiare diventa un’esperienza corporea. La devi sentire in ogni fibra del tuo corpo, altrimenti rimane una scenografia interessante. Perciò le frasi risolutive che Hellinger offre funzionano soltanto quando sono dette in un determinato momento, quando tutto il corpo è aperto e ricettivo ai sentimenti verso il sistema o verso una certa persona.
Inoltre, vogliamo che la frase risolutiva emerga dal cliente dal suo sapere corporeo, dal suo linguaggio corporeo, da un suo impulso anche fragile o tenero, ma che non venga suggerita dal counselor come lo vediamo spesso fare nelle costellazioni familiari. Nell’ultimo caso rischia di diventare l’ennesima interpretazione che qualcuno ti dà e che aumenta i dubbi su chi sei, perché ogni counselor ti dirà un’altra versione. Se invece emerge da te stessa, a quel punto lo sai, e lo sai in profondità, senza ombra di dubbio, perché sei tu a darti la risposta.
Con questa risposta sono forse andata un po’ oltre la tua domanda, per chiarire alcuni punti che mi stanno a cuore e che vengono spesso fraintesi da chi ha poca esperienza con le costellazioni familiari o si avvicina ad essi con una comprensione solo mentale.
Come hai visto nel nostro programma, teniamo il corso delle costellazioni familiari due volte in inverno, quando il clima invita a guardarci dentro, perché lo riteniamo un ottimo metodo per comprendere la propria origine, il perché siamo quello che siamo, e poter cambiare successivamente nel training un tassello dopo l’altro, per poter cambiare gli schemi distruttivi nelle relazioni intime e poter vivere un amore più profondo e un piacere sessuale più pieno.

C’è una relazione tra il tantra e costellazioni familiari?

Ernesto: Come si possono relazionare il tantra e le costellazioni familiari?

Elmar: A Vienna, ho fatto un percorso di psicoterapia Gestalt e bioenergetica per tre anni. Dopo per un po’ non ne volevo più sapere. Mi dicevo “Caspita, bisogna sempre tornare ai genitori, ai traumi infantili, alle carenze, ai bisogni… Chi me lo fa fare?”. Allora sono andato in un monastero tibetano. Ho chiesto al Lama Chökyi Nyima Rinpoche se mi poteva insegnare una meditazione tantrica. Egli rispose: “Siediti su un cuscino in modo comodo, con la schiena abbastanza dritta, visualizza davanti a te il Buddha e dietro a te i tuoi genitori”. Inorridii. “Cosa?! I genitori di nuovo?” Egli vide la mia reazione e pazientemente disse: “Ebbene sì, perché i genitori ti condizionano per tutta la vita, perciò fanno anche parte della meditazione. Vanno messi i genitori interiorizzati, quelli che ti ricordi, non i genitori veri, anziani di oggi.”

Michaela: Inoltre, per come le facciamo noi, tra costellazioni familiari e tantra io vedo alcuni nessi. Spesso nelle costellazioni familiari non si tocca la sessualità. Noi invece indaghiamo anche su questo aspetto. Forse è una cosa peculiare nostra: vediamo come la vivono, come l’hanno vissuta, cosa hanno tramandato e come ti condiziona oggi. É molto interessante notare l’unione tra costellazione e un percorso spirituale.

Elmar: Si potrebbe dire che le costellazioni sono preliminari al tantra. Come nel nello yoga si fanno asana per molti anni prima di passare alle pratiche più intense, o nel tantrismo tibetano si fanno le invocazioni, così le costellazioni sono un buon preliminare per rendersi conto delle proprie convinzioni: non tutte vengono da me, molte le ho prese dai miei antenati, dai miei amici da giovane. E quando hai “gli occhiali” per osservarle diventa più facile arrivare alla mente pura, a trascenderle.


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