Coppia aperta

Coppia aperta

Ho ritrovato la passione con altri uomini, ma non voglio allontanarmi da mio marito

Giacinta: Cara Michaela, ho avuto il piacere due anni fa di partecipare ad un vostro corso con mio marito, è stato il primo approccio al tantra e fu entusiasmante, ma per varie ragioni abbiamo lasciato che quell’entusiasmo iniziale si spegnesse e non abbiamo proseguito nel percorso di crescita, come ci eravamo ripromessi di fare dopo avervi conosciuto. In questi due anni sono successe molte cose ed oggi ho avuto il forte desiderio di scriverti, spinta dalla voglia di ritrovare una via che mi dia serenità.
Due anni fa le motivazioni che mi spinsero ad incontrarvi, riguardavano l’insoddisfazione nel vivere il rapporto sessuale con mio marito, insoddisfazione mia e sua legata al raggiungimento da parte sua di un orgasmo in tempi rapidissimi. Non so se questa sia la causa o solo la manifestazione esteriore del nostro problema, sta di fatto che ad un certo punto io ho smesso di cercare una soluzione di coppia e ho cercato altrove, prima da sola, poi cosa incredibile anche in coppia con lui.
Mi spiego meglio: soprattutto in quest’ultimo anno mi sono concessa di vivere delle storie, in cui probabilmente l’unica cosa che m’interessava era vivere forti emozioni “di tipo sessuale”, sono andata a letto con altri uomini e mi sono sentita appagata e felice, ho vissuto il sesso in un tempo lunghissimo, con gioia e senza preoccupazioni. Poi è successo che in coppia, prima per scherzo, poi sempre più coinvolti, abbiamo cominciato a cercare su internet coppie con cui vivere situazioni intriganti.
Come puoi immaginare è stato semplicissimo combinare degli incontri. Ne abbiamo vissuti cinque: prima con una coppia, poi una donna, poi due volte con un uomo e infine ancora una coppia. L’eccitazione fisica è stata sempre travolgente, ma io nel mio intimo non mi sono mai sentita profondamente coinvolta e infatti quando ho raggiunto l’orgasmo (solo due volte) è stato molto faticoso e sicuramente non soddisfacente. Da parte sua, mio marito vive l’esperienza come una soluzione ai nostri problemi, come una compensazione a ciò che lui ritiene non potermi dare ma che vorrebbe che io avessi.
Vivo con mio marito da 11 anni e lo conosco da 13, siamo complici nella vita, condividiamo sogni e progetti e vorrei davvero, e sono certa che lo vuole anche lui, avere un’intimità meravigliosa, sento che questi surrogati che abbiamo nel tempo utilizzato per andare in qualche modo avanti ci stanno in realtà allontanando. È ovvio che ho cercato in poche righe di darti un quadro della nostra situazione e non mi aspetto che una e-mail tu risolva i nostri problemi, ma dopo il corso con te ho fiducia che ci potrai dare un consiglio.

Michaela: Cara Giacinta, sono appena tornata con Elmar dal corso Le dinamiche di coppia e ti possiamo dire che le coppie che fanno fatica a combinare sesso e amore, passione e convivenza, avventura e routine, sesso focoso e sentimenti teneri sono veramente tante. La via più facile allora è di dividere le cose: amicizia con il marito e passione con l’amante, convivenza tranquilla con la fidanzata e sensazioni forti con un’altra donna. E’ molto normale che con altri uomini raggiungi un apice più alto perché l’eccitazione in una situazione nuova con persone nuove generalmente è più alta di quella vissuta con il partner che conosci da 13 anni. Se le avventure sessuali con altre persone ti sono piaciute e ti hanno dato una nuova carica, benissimo, era quello che volevi. D’altronde, come hai sperimentato, l’eccitazione assume una qualità di fatica, perché probabilmente in quei momenti eri tutta concentrata sul sesso e lontana dai sentimenti teneri e dal tuo amore.
Se ora senti che avere sesso eccitante con altri non è ancora il massimo, ti aspetta il prossimo passo che è una sintesi tra i due aspetti, oppure combinare l’affetto per tuo marito con la passione delle avventure sessuali. Allora sulla base solida di un’intimità condivisa da 13 anni puoi pian piano sperimentare ad introdurre più elementi passionali nel vostro atto amoroso.
Un aspetto di questo processo consiste nell’essere meno complici nella vita e a riprendere ognuno il proprio spazio, fare i suoi sogni, sviluppare i propri progetti, tu al femminile e lui al maschile. Soltanto dal polo individuale di uno spazio proprio nella mia vita può nascere quella scintilla che riaccende la passione.
L’altro aspetto della faccenda compete a tuo marito, di dare all’atto sessuale quella durata che serve a te per arrivare all’orgasmo. Per questo abbiamo una soluzione: un programma di 3-5 mesi per allungare notevolmente i tempi dell’uomo.

Siamo entrambi gelosi e questo ci rovina l’esistenza

Sandro: Dopo i corsi con voi nella mia vita sono cambiate tante cose: sono andato a vivere con Sara, comprendiamo tantissime cose e cerchiamo di superare le difficoltà assieme. Però c’è un problema al quale non troviamo proprio la soluzione: sia io che lei siamo gelosi e questo ci fa stare male. Per questa situazione ci stiamo rovinando l’esistenza, tanto che non riusciamo più a vivere una vita assieme alle altre persone perché finiamo nel controllo e nella sofferenza. Siamo fiduciosi che ci sia una soluzione, ma non riusciamo a trovarla. Ci potreste dare qualche suggerimento al riguardo? Tantissimi saluti di cuore

Michaela: Ciao Sandro e Sara, se siete entrambi gelosi perché non provate la cosa più a portata di mano? Semplicemente essere fedeli.
Questo include anche individuare i limiti e decidere cosa desiderate fare o non fare con altre persone: baci sono già trasgressivi o rientrano ancora nella fedeltà? Lunghi sguardi sono permessi o portano uno di voi in stati d’ansia? Forse non importa ciò che uno di voi fa con gli altri, ma mantenere il legame tra voi quando siete con altri. Questo può avvenire anche silenziosamente come: ogni tanto uno sguardo al partner, tenere la mano, sentire che l’altro c’è, camminare a fianco al partner, ecc.

Sara: Cari Elmar e Michaela, mi sento come una bambina dell’asilo che è affascinata dalla possibilità di sperimentare delle cose nuove, ma nello stesso tempo ha paura di perdere di vista la mamma senza la quale si sentirebbe perduta e quindi rimane ferma. E allora vi chiedo un consiglio, visto che il mio maestro interiore si è preso una vacanza (questo argomento lo annoiava molto). Con Sandro siamo arrivati a scrivere un contratto sull’apertura della coppia che lascia molte libertà rispetto al patto tacito che abbiamo vissuto fino a questo momento. Quello che mi lascia molto interdetta è che siamo uno contro l’altro e che non ci sia la serenità di vivere queste sperimentazioni come una possibilità in più per la nostra coppia. Non sono così ingenua da ipotizzare che l’apertura della coppia ci possa lasciare indifferenti: ho già messo in conto difficoltà, dolore e rifiuto e non so neanche immaginare cosa altro. Però in questo momento mi sento serena di affrontare tutto questo per un obiettivo di maggiore consapevolezza individuale e di coppia. D’altra parte è lo stesso spirito con cui vengo ai corsi di tantra: so che stanno aprendo per me nuovi orizzonti e questo mi fa sentire felice e fortunata di essere al mondo con l’opportunità di vivere tutto questo insieme al mio partner, anche se attualmente attraversiamo una fase difficile, tutto sembra fare più male di prima. Per ottenere qualcosa è necessario investire in termini di coraggio e di rischio; ho scoperto ultimamente che il mio potenziale “amante” ha fatto parte di molte dinamiche che riguardavano i miei genitori, (a cominciare dal fatto che i suoi occhi di ghiaccio mi ricordano mia madre) e questo mi ha fatto sentire vicina a lui. Adesso che lui mi ha chiesto di incontrarlo, io da una parte ho riconosciuto il desiderio di vederlo mentre dall’altra fiuto il pericolo che questa cosa sia prematura per me e mio marito Sandro. Non credo sia giusto scrivere un contratto per una situazione specifica. Non credo che lo si debba fare perché ci si sente in trappola. Vi allego il contratto che abbiamo scritto ieri.
Un abbraccio da Sara

CONTRATTO di apertura della coppia
Bergamo, 20.08.2001
1) Il contratto prevede un periodo di prova che durerà fino al 31 marzo 2002.
2) Lo status sarà di monogamia aperta; con tale termine s’intende tenere come riferimento principale la coppia, aprendo a sperimentazioni, anche intime ed erotiche, che non mettano in serio pericolo tale presupposto. Nel caso in cui dovesse accadere, tale contratto verrà sospeso per tornare a quello precedente e lasciare un periodo di riflessione.
3) Tale sperimentazione avverrà durante il training di Tantra come nella vita normale;
4) Nella vita quotidiana il limite sarà quello della penetrazione. Prima di incontrare qualcuno si avvertirà il partner. I momenti possibili saranno quelli in cui non si ostacolino le normali attività del partner e sia possibile avere una persona di supporto per i bambini. Al rientro ci si renderà disponibili a rispondere ad eventuali domande del partner su quanto accaduto.
5) Durante il training di Tantra, libertà totale di scelta della persona con cui fare gli esercizi, anche intimi ed erotici, in assenza di limiti e libertà di accettare o rifiutare le proposte del partner. Nel caso in cui uno dei due partner rifiuti di eseguire l’esercizio, l’altro manterrà la libertà di cui sopra.
6) Tempio dell’Amore: è concesso tutto tranne la penetrazione. Al ritorno in stanza sarà accolta nei limiti del possibile l’eventuale frammentazione del partner con la massima disponibilità a capire la difficoltà del momento.
Tutte le eventuali modifiche potranno avvenire in qualsiasi momento solo se tutti e due sono d’accordo

Elmar: Cara Sara, ho letto il contratto, è ben stilato, vedo che avete riflettuto. Se ti capisco bene si tratta di riempirlo ancora emotivamente di esperienze, di passare dalla teoria alla pratica. E’ vero, un contratto non si fa per una data occasione, né in un momento di crisi e nemmeno in un momento di euforia, ma all’interno di una cornice più lungimirante di un periodo di sperimentazioni.
D’altronde mi sembra che tu e Sandro avete simili timori rispetto a ciò che potrebbe succedere. Se non sbaglio state vivendo due processi simultaneamente: di trovare un nuovo grado di intimità tra di voi accompagnato da una sessualità più ricca e il desiderio di aprirvi ad altri. Questi due processi possono andare insieme, ma ciò presuppone che siate ben radicati ognuno nel proprio “senso di sé”, altrimenti è meglio fare una cosa dopo l’altra.
Non voglio illudervi: il contratto non serve a eliminare ogni possibile disturbo come il sentirsi abbandonato, l’attacco di gelosia, i dubbi sul proprio valore per il partner, ecc. Il contratto ha piuttosto la funzione di tenere tutte queste emozioni difficili entro un limite gestibile. Riparliamoci dopo le prime esperienze!

Sandro: Carissimi, sto passando un momentaccio e il bello è che, come sempre, l’ho voluto tutto quanto io. Sto vivendo questa situazione con Sara come una sfida, vivo tutto in reazione, con senso di rivalsa, detesto partire svantaggiato sull’apertura della nostra coppia; attualmente non ho una “amante” in petto come mia moglie. Io ho sempre pensato che fosse un gioco e sono stato il primo ad essere convinto che faccia bene alla nostra coppia sperimentare con altre persone, ma in questo momento sono completamente senza forze. Questa mattina nel contratto abbiamo tolto qualsiasi limite (la penetrazione) perché quando si sono visti giovedì mattina Sara e il suo amante mi ha poi detto che non hanno fatto nulla, perché era proprio quell’unico limite che li ostacolava.
Mi sento molto debole e umiliato, ma non riesco a porre dei limiti né a stare con una persona che i limiti non li vuole e questo mi fa male. Ma credo starei peggio se lasciassi quel limite nel contratto, perché in fondo l’ho voluto io così. Il principio mi va bene, ma non pensavo che lei trovasse un amante prima di me.

Elmar: Caro Sandro, non disperare. Avete subito iniziato a sperimentare in estremis, appena la vostra coppia è diventata un po’ più stabile. Se in fondo ti senti bene con il contratto che avete fatto e riconosci i suoi principi come tuoi e non come una cosa imposta, il punto è di viverlo con tutti i suoi alti e bassi per vedere i mostri in faccia che avete svegliato. Nel prossimo periodo ti può aiutare risalire al momento di frammentazione dei momenti bassi e di stare con il bisogno a monte della ferita: alle frammentazioni di agency, di carattere (specialmente l’ansia dell’abbandono), di scenario famigliare e di fare pazientemente i passi per uscire dalla frammentazione come li avete imparati negli ultimi corsi. Auguri!

Vorremo vivere come coppia aperta, ma non ne veniamo a capo

Loris: La mia ragazza ed io ne abbiamo parlato recentemente, dal momento che ho una sessualità forte e dal momento che avrei voluto avere più esperienze sessuali prima di incontrarla. Le ho mandato recentemente parte del mio diario in cui parlo della possibilità teorica di avere una relazione aperta. Inaspettatamente Sonia mi ha risposto che seriamente la considera una buona alternativa, soprattutto dal momento che fra poco starà alcuni mesi a Londra per lavoro. Inizialmente non lo aveva mai considerato, ma adesso ripensandoci se lo può immaginare. Penso che sia un suo modo per creare distanza, perché sa che si sentirebbe ferita da un tale esperimento, ma allo stesso modo è esperta nel nascondere i suoi sentimenti. Mi ha detto anche che lei sarebbe pronta a fare sesso con altri uomini, se io lo facessi con altre donne, per provare ad essere una donna libera e cattiva. A questo punto non sono poi così sicuro che lo sopporterei. C’è un pensiero romantico in tutto questo: dopo alcuni mesi di libero sesso saremo soddisfatti e torneremo volentieri a vivere in una relazione monogama. C’è purtroppo un altro grande rischio: lei potrebbe incontrare più uomini che io donne (in pochi giorni ha già dovuto dire no a quattro proposte) e questo mi farebbe sentire invidioso e geloso. Anche se su un livello mentale ci siamo messi d’accordo, vedo la possibilità che questo esperimento potrebbe rovinare la relazione e lasciare delle ferite per il futuro, ma allo stesso tempo che ci potrebbe unire ancora di più, per il fatto che ci diamo apertamente il permesso di esprimere una parte soppressa dentro di noi.
Quindi la mia domanda a voi: posso realizzare il mio grande desiderio di scopare liberamente e allo stesso modo mantenere la relazione con Sonia, o devo dimenticarlo finché non avrò guarito le ferite dell’abbandono di mia madre (e conseguentemente da ogni donna con cui entro in una relazione romantica) e finché non avrò tolto ogni traccia di gelosia dentro di me? Vorrei vivere in un mondo in cui la sessualità non fosse proprietà di nessuno, ma che venisse compartita apertamente tra chi la pensa come me, senza nessuno sforzo.
Sono un idealista o è solo il fatto che non viviamo in un tale mondo? Forse devo solo guarire il mio bambino interiore per poi riuscire a fare l’amore in qualsiasi maniera? Mi si confondono le idee.
Spero che mi possiate dare qualche riscontro creativo su questo soggetto molto controverso, ma importante in molte relazioni. Molti dei miei amici non ne parlano, ma ne soffrono lo stesso perché vanno e fanno l’amore con altre l’uno dietro le spalle dell’altro.

Elmar: Caro Loris, prima di passare a coppia aperta è consigliabile parlarci chiaro: ognuno dice come veramente si sente senza mezzi termini. Così ognuno si può fidare delle parole dell’altro e non deve indovinare come l’altro potrebbe sentirsi veramente.
Per aprire la coppia serve un legame ben saldo all’interno della coppia, con un’intimità e un’intesa talmente buona fra di voi, che riesce a reggere senza grandi problemi tutte le turbolenze che l’apertura comporta: il senso di abbandono, l’insicurezza su cosa farà l’altro, la gelosia, ecc. Nella descrizione della vostra coppia sinceramente non vedo questo legame stabile, perciò vi consiglio di rendere prima più intima (di cuore, non di sesso) la vostra coppia, e soltanto dopo avventurarvi all’apertura.
Anche quando la vostra relazione sarà totalmente impregnata d’amore, rimarrà sempre un’incertezza, un rischio. Non esiste una coppia aperta, dove tutto è sicuro. Dal dilemma non esci. Il rischio di incontrare altre persone interessanti fa parte del gioco.
Vorresti tu fare l’amore con donne noiose, difficili, poco erotiche? Penso di no. Allora perché la tua donna non dovrebbe cercare uomini attraenti? Aprendo la coppia non puoi usare due misure. E poi questo calcolo di chi ha più incontri. A parte il numero, che differenza c’è fra 3 e 6 scopate estive?
Una cosa è chiara: aprire la coppia comporta più avventure e più ansie. Tenerla chiusa comporta più sicurezza e più noia. A voi la scelta!
Avventura e sicurezza non esistono insieme. Non puoi viaggiare in una Ferrari Testarossa e pretendere che non vada troppo forte perché hai paura. Allora scegli una Fiat Punto, ma non lamentarti poi, se non corre come ti piacerebbe.
Nei capitoli 2, 5 e 6 del nostro libro Trasgredire con amore trovi delle indicazioni su come gestire questo argomento nella coppia.

Mio marito vuole la coppia aperta, ma io desidero l'intimità solo con lui

Marina: Cari Elmar e Michaela, anche se giovani, 31 e 33 anni, siamo una coppia che ormai sta insieme da circa 13 anni, sposati da 9 e genitori di un ragazzo di 8 anni. Vi abbiamo conosciuto attraverso i vostri libri di tantra che mio marito ha portato a casa.
Il nostro rapporto è sempre stato vacillante, fra alti e bassi e questo, forse, è il periodo in cui funziona meglio, se non altro siamo consapevoli del fatto che abbiamo desideri diversi. Un motivo di discussione più frequente è questo: mio marito con ogni stratagemma vuole convincermi a formare una “coppia aperta”, mentre io non ne voglio sapere, mi basta la nostra intimità, il nostro rapporto. Spesso non eravamo d’accordo sulla frequenza e così mio marito ha proposto che il martedì mattina fosse uno spazio tutto nostro, più il sabato sera implicitamente. Inoltre ho concesso il mercoledì sera “libero” a mio marito.
Questo programma ha sanato non di poco la nostra relazione, il mio tempo è così dedicato al lavoro, la famiglia e fare l’amore. Così abbiamo trovato un nostro equilibrio se non fosse per il fatto che ogni tanto mio marito sente la necessità di “frequentare” altre coppie, anch’io sento questa necessità ma non a sfondo sessuale, penso che si possa frequentare altra gente e starci serenamente insieme senza fare sesso. Serate trascorse con amici che per me sono divertenti, per lui sono noiose e così non ci troviamo proprio. Vi ringraziamo per leggere la nostra lettera e confidiamo in una vostra risposta.

Elmar: Cara Marina, prima di risponderti, dimmi se ti ho capito bene: avete come minimo un giorno per fare l’amore soltanto voi due che è il martedì, in più il sabato sera e altri giorni come optional.
Cosa significa che il mercoledì sera tuo marito è “libero”? Può fare sesso con altre donne o coppie? Se fosse così, tuo marito ha già avuto degli incontri?
Ho capito che tuo marito vorrebbe incontri sessuali con altre coppie, ma non sono certo se finora è rimasto soltanto un desiderio suo perché non condiviso da te o se vi siete già scambiati con altre coppie. In più mi interessa cosa fa la differenza per tuo marito tra una serata libera e un incontro sessuale a quattro? Cosa cerca in più che non ha già?

Marina: Caro Elmar, grazie per avere risposto alla “nostra”, mia lettera; le domande che tu ci hai posto rispecchiano un po’ la nostra confusione. Il mercoledì sera che io lascio libero a mio marito non è da lui dedicato per fare sesso con altre coppie o donne, anche perché non lo accetterei, il mercoledì è una serata che lui si è ritagliato e sinceramente non ho nemmeno capito il perché visto che io non gli ho mai limitato le uscite serali.
Per quanto riguarda gli scambi di coppia, fino ad oggi, è rimasto un suo desiderio non condiviso da me; io non sento proprio questa necessità, non mi sento annoiata dal nostro rapporto, anzi…., non cerco altre esperienze.
Che cosa mio marito cerca e che non ha già sinceramente non lo so proprio, anche se ne abbiamo parlato tantissimo. A dire la verità ha sempre cercato la trasgressione ma da quando ha iniziato a navigare su internet, un mondo nuovo gli si è aperto e da lì è spuntata la sua fantasia di vedermi fare l’amore con altri uomini e lui come spettatore, oppure la voglia di frequentare club privé. Sono queste le cose delle quali ha cercato di convincermi e che io non ho proprio accettato.
Diverso sarebbe un percorso tantrico dove, almeno questa è l’idea che mi sono fatta, ci si mette in contatto con la propria sessualità e con quella del proprio compagno, il che è diverso dalla trasgressione. Il nostro rapporto insomma è in crisi e non riusciamo a venirne fuori.

Filippo: Cari Michaela e Elmar, sono il marito di Marina e intanto mi viene da dirvi subito “grazie”. Nel giorno della festa del papà non poteva arrivarmi regalo migliore oltre alla poesia recitata da mio figlio. Con l’aiuto dei vostri libri e quello di Osho “Tantra – Comprensione suprema” sono riuscito a dare una svolta positiva ad una profonda crisi personale e di conseguenza di coppia, anche se alcuni strascichi non sono ancora finiti. Allora venendo alla storia con mia moglie devo dire che in tredici anni di rapporto sono sempre stato fedele. Da alcuni anni, la nostra vita sessuale e di coppia è diventata molto appagante e contemporaneamente in me è sorta una specie di forza interiore che mi spinge a condividere l’esperienza sessuale anche con altri, cosa che invece terrorizza mia moglie. Pratico yoga quasi tutti i giorni, seguito, se il tempo lo permette, da una meditazione formale e da diverso tempo ormai mi sento molto equilibrato. Ho ottenuto il mercoledì sera libero con una specie di accordo velato che se proprio voglio fare sesso con più persone lo posso fare a patto che non glielo dica. Però non è così facile trovare coppie aperte a questo e inoltre preferirei avere un rapporto più sincero con mia moglie.

Elmar e Michaela: Ciao Marina e Filippo, troviamo le vostre lettere molto interessanti e ci sembra che in fondo riflettono le due parti di una stessa medaglia che spesso nelle coppie si polarizzano tra l’uomo e la donna. Non vogliamo qui descrivere l’intera dinamica, ma vi proponiamo un esercizio che vi può essere utile in questa situazione.
Quando avete un’oretta libera, ponete tre cuscini sul pavimento, uno è di Marina, il secondo (faccia a faccia con lei) di Filippo, il terzo un po’ più distante di un immaginario osservatore che è interessato alla vostra storia come uno spettatore che si guarda il film “To swing or not to swing”. Poi cambiate posto: uno di voi si siede sul cuscino dell’altro mentre questo si siede sul cuscino dell’osservatore. Se per esempio iniziasse Filippo, allora si siede sul cuscino di Marina (lei va sul terzo cuscino) e quello di Filippo rimane vuoto. Ora tu Filippo cambiando posto sei anche entrato nella pelle e nell’anima di Marina, ti senti donna e provi i sentimenti di lei, praticamente diventi lei e inizi a parlare come Marina. Puoi iniziare a ripetere le sue stesse parole rispetto alla trasgressione, la fedeltà e i suoi bisogni nella coppia, parole che conosci bene perché le hai già sentite 100 volte; praticamente parli come Marina a un Filippo immaginario che puoi visualizzare seduto davanti a te sull’altro cuscino. Non lo fai meccanicamente, ma con tutti i sentimenti di Marina che ora sono i tuoi e che puoi veramente provare nella tua pelle. Continui a parlare come ti viene in mente, quando arrivi a una piccola pausa, aspetti finché ti viene qualcos’altro. Dopo un certo periodo avrai la sensazione di aver detto tutte le cose importanti, soltanto allora finisci. La vera Marina nel frattempo osserva e ascolta le parole pronunciate da Filippo nella pelle di Marina e le lasci scendere all’interno, nel tuo cuore per poter toccare anche i tuoi sentimenti.
Quando Filippo ha finito cambiate senza interruzione: Marina sedendosi sul cuscino di lui entra nella sua pelle e parla con la voce, il tono e il sentire di Filippo a una Marina immaginaria, mentre il vero Filippo osserva il tutto seduto sul terzo cuscino e si lascia toccare dalle parole. Questo esercizio non ha l’obiettivo di trovare un nuovo accordo, ma di aumentare la comprensione reciproca, la quale prepara il terreno per un futuro nuovo accordo. Buon dialogo!

Marina e Filippo: Abbiamo fatto il dialogo ed è durato due ore: una per parlare sui cuscini, poi un’altra per asciugarci le lacrime dalla commozione e per rimanere abbracciati in silenzio. In questo esercizio ci siamo avvicinati di più che in tutte le discussioni degli ultimi mesi. Non sappiamo come ringraziarvi.

Come convincere la mia ragazza allo scambio di coppia?

Amicone: Sono un ragazzo di 28 anni e sono fidanzato da cinque anni. Con la mia ragazza abbiamo rapporti sessuali, suppongo nella norma, ma da qualche tempo a questa parte mi vengono fantasie erotiche che per il momento sono difficilmente raggiungibili. Desidero, per esempio, fare lo scambio di coppia o addirittura (scusate il termine) un’orgia con più donne e uomini. Come posso convincere la mia ragazza? E come le altre persone?

Elmar: Caro amicone, nello stesso modo in cui proporresti alla tua ragazza e ad un’altra coppia una gita in montagna, una serata al cinema, un fine settimana al mare. Il sesso usa gli stessi mezzi di comunicazione, come tutte le altre attività della vita.

Amicone: Ho parlato con la mia ragazza. All’inizio era diffidente perché teme che io stia solo cercando un’altra donna, ma l’ho vista anche incuriosita. Alla fine ha prevalso la curiosità. Abbiamo sfogliato alcuni siti sullo scambio di coppia e ne abbiamo trovate anche alcune carine.
Ora è sorta un’altra domanda: cosa possiamo fare per tutelare la nostra relazione quando ci buttiamo in questi giochi?

Elmar: Abbiamo appena concluso una ricerca su come la coppia può giocare con i propri limiti, scambiarsi con altri, creare una sceneggiatura erotica e trasgressiva, affrontare consapevolmente la gelosia nel caso in cui dovesse affiorare ecc., senza disturbare l’armonia della coppia. Trovi molte indicazioni su come gestire lo scambio di coppia con la tua partner nel nostro libro Trasgredire con amore pubblicato da Edizioni Mediterranee.


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Sapere troppo su se stessi può rendere una relazione più difficile?

Maurizio: Vi scrivo perchè ho da porvi due quesiti.
1) Sto lavorando su me stesso e sui miei chakra dopo aver letto i vostri libri e mi sto accorgendo di aver vissuto male molti rapporti, ne sto capendo le cause e sono ottimista per il futuro. Eppure mi chiedo: come farò a trovare una ragazza che conosca anche lei questi metodi per equilibrare la propria persona ed il rapporto di coppia e le tecniche tantriche per i rapporti sessuali? Spiegandole io ogni cosa non si rischia di incorrere in un rapporto maestro-allieva piuttosto che in quello di due amanti, partendo direttamente con il piede sbagliato?
2) Ho generalmente difficoltà a trovare ragazze che mi piacciano. Da cosa dipende questo problema? Mi pare di aver trovato poco sui vostri libri che tratti dell’approccio iniziale del rapporto, cioè in base a cosa una persona si sente attratta da un’altra a livello fisico. E poi mi chiedo, adesso che conosco queste dinamiche in maniera più precisa, non correrò il rischio di avere ancor più difficoltà? Sono poche le ragazze che conoscono a loro volta queste dinamiche e con cui riuscirei a costruire un rapporto fondato su salde basi. Temo che questa prospettiva possa abbattere ancor di più il mio interesse iniziale per una persona.

Michaela: Ciao Maurizio, in effetti, questo pericolo c’è.
1. Va bene insegnare al proprio partner finché si tratta di cose tecniche, come posizioni, modi di respirare, massaggi, ecc. Siccome la gran parte delle pratiche tantriche ci coinvolgono emotivamente confonderesti due ruoli: quello di partner che è paritario con quello di insegnante che è gerarchico. Insomma: partiresti con il piede sbagliato.
2. Vedo il secondo punto collegato al primo: se hai difficoltà a trovare donne che ti piacciono, il primo passo non è quello di insegnare loro qualcosa, ma di vedere in faccia le tue difficoltà. Se ti senti sistematicamente attratto da donne “inferiori” in termini di conoscenza, ti puoi chiedere se usi la conoscenza per creare una barriera verso le donne, anziché farla diventare un ponte. Come fai a non incontrare donne alla pari.
Non trattiamo questo punto nei libri, perché solitamente le coppie iniziano con le pratiche tantriche quando hanno sperimentato tutte le pratiche sessuali “normali” e sentono il desiderio di “qualcosa in più”. In breve: conviene partire da te e dalle tue difficoltà di relazionarti senza dare la colpa alla presunta “ignoranza” delle donne. Una volta che hai una relazione stabile, iniziare con le pratiche tantriche.

La distanza che tengo con le persone non è quella che vorrei

Gilda: Ho pensato di scrivervi su un argomento che è lo spazio proprio (l’aura) e la giusta distanza rispetto al mio partner. L’ho già affrontato al corso Intimità e carattere, però in questo momento avverto che vivo in due spazi propri diversi: quello esterno è delimitato da un confine molto lontano da me, cioè sono in uno spazio molto grande che tiene lontano il mio partner, ma anche le altre persone. Il secondo spazio, più interno, invece è al minimo, mi sento costretta e mi ritrovo spesso con il fiato sospeso.
In questa situazione mi sento lontana dagli altri, o meglio, irraggiungibile, sono in mezzo a questo grande spazio deserto e vedo anche poco gli altri. Del resto non sono neanche in contatto con me così tutta stretta. Quando gli altri si avvicinano a me o io a loro, avviene un corto circuito, perdo la percezione di me stessa e mi distanzio interiormente gelando completamente le risposte sensoriali. Non è ovviamente una cosa nuova, ma mi sorprende questa distanza interiore che provo e che esteriormente non esprimo; però mi chiedo: tutto questo ha una ragione o una necessità? So anche che oggi la lontananza dalle persone che amo mi causa dispiacere e un senso di frustrazione, ma cosa ci faccio io dentro quell’aura enorme?
Il tema è che questa distanza sottile e profonda tra me e gli altri é mantenuta in piedi da una parte di me che non coincide assolutamente con la Gilda come si presenta esteriormente, ma da una Gilda dolorante, che è stanca, rassegnata e impaurita.

Michaela: Cara Gilda, mi sembra che hai fatto un passo importante. Hai notato che vivi praticamente in due cerchi (o in due strati dell’aura) che confondono te stessa e, di seguito le tue relazioni. Molte persone non trovano mai la distanza giusta nelle relazioni: quando il partner le vuole stare vicino, si allontanano; quando il partner chiede più intimità, sentono un forte impulso d’essere più da soli.
Ti ricordi gli esercizi che abbiamo fatto al corso? Il tuo cerchio più piccolo corrisponde allo spazio corporeo, quello più grande allo strato mentale. Il tuo corpo e la tua mente in questo momento richiedono distanze diverse dalle altre persone e ciò non rende facili le relazioni, perché attirerai persone che a loro volta vivono una scissione tra corpo e mente.
Ti do una meditazione con la quale puoi sperimentare per te, senza l’influenza delle altre persone:
1° fase: permetti al corpo di muoversi liberamente e spontaneamente in qualsiasi modo gli piaccia. Mentre il tuo corpo si muove, tieni presente il cerchio esterno.
2° fase: fai uno stop improvviso come lo stop della dinamica e fermati esattamente nella postura nella quale ti trovi. Dirigi la consapevolezza al respiro e tieni presente il cerchio interno respirando con lui.
3° fase: riprendi i movimenti spontanei come nella prima fase, includendo questa volta entrambi i cerchi nel respiro. Se ti piace puoi anche farli pulsare oppure oscillare dall’uno all’altro.
La durata può essere 3 x 10 minuti oppure di più, se ti piace. Probabilmente non avrà un effetto immediato, ma ti puoi aspettare un sottile cambiamento nell’arco di qualche settimana. Un abbraccio a te e agli strati del tuo essere!

Gilda: Ho fatto questa meditazione per due mesi e ho notato che i due strati dell’aura si sono diluiti lasciandomi in una sensazione di maggiore integrità, sia da sola che con le persone. E quelle volte che percepisco lo spazio corporeo e lo spazio mentale come separati, almeno ce l’ho così chiaro, che riesco a regolarmi di conseguenza, o riesco a comunicarlo alle persone.

Dire alla compagna frasi d’amore o scrivere lettere d’amore è fuori moda?

Gilberto: Sono un tipo romantico e spesso mi trovo a dire frasi d’amore alla mia compagna, perché quando il mio cuore è pieno non riesco più a trattenermi, devo parlare, dirlo a qualcuno. Qualche volta, specialmente la sera quando divento creativo, le frasi si concatenano per diventare poesie d’amore, altre volte, quando sono di fretta, le mando soltanto un sms d’amore.
La mia ragazza dice che sono all’antica, che sono esagerato, talvolta anche un po’ kitsch. Ma per me è giusto, o dovrei fingere di non sentire l’amore che provo per lei e trattenermi?

Elmar: Caro Gilberto, è la prima volta che sento che una donna si lamenta di troppe frasi d’amore. Di solito le donne si lamentano del contrario: che si aspettano qualche poesia d’amore o una lettera d’amore e che non la ricevono. E quando non arrivano, ovviamente, non possono chiederle all’uomo, altrimenti questo dovrebbe fingere. Allora aspettano e aspettano e… dopo un po’ vanno in libreria per leggere qualche poesia d’amore di un grande poeta. Se le tue espressioni sono vere e autentiche, non trattenerti, sarebbe un peccato. E se il tuo livello di romanticismo è troppo per la tua compagna, perché non prendi carta e penna e inizi a scrivere? Ti puoi immaginare che la tua compagna diventi la tua musa ispiratrice per scrivere una lettera d’amore che non spedirai mai, ma che un giorno potrai pubblicare nella raccolta “Poesie e lettere d’amore di Gilberto”. Oppure le puoi mettere su internet, mettendole a disposizione a tutti quegli uomini che sono meno creativi di te e che hanno una compagna che volentieri gradirebbe ricevere un sms d’amore, anche se non è stato inventato dal suo ragazzo. Se ti interessa sapere di più sulla natura dell’amore puoi leggere il nostro libro Tantra per due.


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Relazionarsi con l’altro sesso

Le poche relazioni con le donne sono state un disastro

Giò: Ho 38 anni, e la mia domanda riguarda la paura di avere rapporti con le donne. I pochissimi rapporti che ho avuto, erano un disastro, tanto da non provare alcun tipo di piacere sessuale e la difficoltà a mantenere l’erezione sufficiente alla penetrazione. Dato che sono una persona timidissima, mi domando se ci sono rimedi attuabili.

Elmar: I rimedi ci sono, ma non li trovi sul piano sessuale, cercarli lì sarebbe uno spreco di tempo. Li trovi in una serie di reazioni emozionali automatiche alle donne, la cui origine sta nella relazione con i tuoi genitori. È un tema che non possiamo approfondire per e-mail, è più indicata una consulenza come avviene nel corso I mostri interiori, oppure una psicoterapia presso un terapeuta di tua fiducia.

La prima volta è stato fantastico. Come posso rivivere quel momento magico?

Janura: la prima volta che ero innamorata e che ho fatto l’amore è stata una cosa meravigliosa, incredibile. Ho scoperto lo stato supremo dell’essere, ma dopo quella volta non ho più vissuto un rapporto così bello ed intenso e mi dispiace. Sono rimasta bloccata e non so più come aprirmi di nuovo. Ora sono attratta nuovamente da un uomo ma siamo diversi, lui è più fisico ed io più mentale. Come riuscire a creare il momento magico? Grazie

Elmar: Cara Janura, sta nella natura dei momenti magici che sono difficili da riprodurre.
Che uno stia nella mente e l’altro nel corpo, è un’ottima combinazione. In due coprite una più vasta gamma dei potenziali umani che ognuno da solo.
A diverse persone succede che la prima volta (primo sesso, primo viaggio, prima meditazione, prima relazione, primo piatto di una cucina sconosciuta) è fantastica. La seconda volta sono già condizionati e anticipano mentalmente il vissuto della prima, che puntualmente non si ripete. La terza volta vanno in crisi, perché già la seconda volta era stata meno bella, la quarta diventa una delusione, e così via. Dopo la 100° volta finalmente si arrendono, e guarda caso, la 101° volta è quella buona: tutto si è aperto di nuovo. Sembra paradossale, ma troppo piacere può bloccare. Lo conosco anch’io.
Un buon modo per uscire dalla trappola: vivere ogni volta nella freschezza dell’attimo, rimanere con le sensazioni del momento e le emozioni del giorno, mettendo da parte i paragoni e i “dovrebbe essere diverso”. Perciò nel tantra e in altre discipline si focalizza la mente sul respiro, perché puoi stare soltanto con il respiro presente, non puoi focalizzare sul respiro di un anno fa. Trovi un approfondimento e alcune soluzioni al tuo problema nel nostro libro Tantra per due.

Non è facile trovare una persona per praticare il tantra

Roberto: Ora ho 36 anni, quando ne avevo 23 ho fatto due anni di vita monastica, poi sono stato fidanzato per 10 anni lunghissimi e un anno fa ho troncato la relazione perché lei era troppo complessata sessualmente. In generale, soltanto per amore sono rimasto con lei per così lungo tempo. Ho letto il vostro primo libro Tantra. La via dell’estasi sessuale, mi piacerebbe praticare il tantra e conoscere anche una partner che sia disponibile ad affrontarlo con me. Non cerco una ragazza all’avventura, e non è facile incontrare una persona che abbia le mie stesse idee…. Voi potete aiutarmi ad incontrarla?

Elmar: Caro Roberto, mettiamo alcune cose in chiaro:
1. Quello che tu chiami “soltanto per amore sono rimasto con lei” noi la chiamiamo “ipocrisia”. Se fossi rimasto con lei veramente per amore, non ti sembrerebbero “10 lunghissimi anni” e non la considereresti “troppo complessata”.
2. Noi insegniamo il tantra, ma non siamo un’agenzia matrimoniale
3. Prima hai fatto una vita monastica, poi sei rimasto 10 anni con una donna sessualmente chiusa, poi “non cerchi una ragazza all’avventura”…… un percorso interessante. Quando vuoi fare luce sui collegamenti tra sesso, amore e spirito, sei benvenuto.
Se vieni ad uno dei nostri corsi introduttivi possiamo fare luce su queste contraddizioni.

Come mai allontano le donne?

Paco: Ciao Elmar, innanzitutto vorrei ringraziarti per il week end introduttivo al tantra fatto a Milano. Ho capito alcune cose riguardo al rapporto con le donne: nel seminario si e un po’ ripetuto quello che mi succede sempre nel rapporto con le donne. L’amore è l’unica strada che porta ad un rapporto duraturo, ma prima ho capito che bisogna amare se stessi. Non sono mai riuscito a dare sicurezza ad una donna e ho capito che ora è il momento di cambiare rotta. Puoi darmi un consiglio? Come mai allontano le donne? Vorrei sapere quali sono i miei meccanismi che fanno scattare tutto ciò.

Elmar: Hai osservato durante il weekend come allontani le donne? Se non ti fosse ancora del tutto chiaro, inizia a chiederlo ad ogni donna che si allontana da te. Chiedile perché si allontana e chiedile di darti una risposta precisa!
Da tuo canto puoi iniziare ad osservarti meglio come le allontani. Osserva se in qualche modo, avvicinandoti ad una donna, ti stai allontanando da te stesso emozionalmente, se nella vicinanza di una donna chiudi i sentimenti. Osserva se smetti di sentire una parte del tuo corpo, se ti restringi fisicamente o se trattieni il respiro. Osserva se vai con i pensieri altrove, se entri in una mini-trance o in un film interiore, se mentalmente ti preoccupi come fare colpo su di lei trascurando la comunicazione e il sapore del momento. Osservati durante tutti gli incontri!


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Chakra

Chakra

Cosa sono i chakra?

Maria: Ho letto molto sui chakra, ma se devo essere sincera, mentre medito, non ne vedo neanche uno. Sono io che sono poco sensibile o sono i chakra il frutto di un’autosuggestione?

Elmar: Forse tutti e due. Se tu fossi completamente sensibile a te stessa, questo dubbio non sorgerebbe neanche, perché allora conosceresti la tua verità interiore senza ombra di dubbi. D’altronde i chakra sono un modello, un modello utile, ma sempre un modello. Perciò trovi chi medita con 5, 7, 8, 10 o 12 chakra ottenendo risultati diversi. Ci sono maestri che dicono che i chakra non esistono, ma si manifestano soltanto verso la fine del percorso e ci sono altri che ti danno tanto di simboli, yantra, fiori, odori, animali, mantra, cristalli e visualizzazioni per meditare sui chakra che uno non sa più dove mettere le mani.
Noi preferiamo meditare sulle zone corporee dei rispettivi chakra seguendo l’idea che il respiro apre o espande questa parte del corpo, finché oltre alla sensazione fisica, una percezione del corpo sottile lentamente si manifesta. Se non senti nulla di questo, puoi continuare a meditare sul corpo fisico, la cui esistenza viene condivisa da quasi tutti gli esseri umani (vedi capitolo 2 del libro Tantra e meditazione).

Come devo interpretare il test sui chakra?

Marina: Salve, sono una ragazza di 25 anni che ha comprato il vostro libro Tantra per due. Volevo farvi solo una domanda: ho fatto il test iniziale e questi sono i miei valori sui chakra: il primo 6, il secondo 13, il terzo 14, il quarto 3 (ehm..), il quinto 8 e il sesto più settimo 10. Il mio valore di riferimento corporeo è 11, quindi più alto della media dei chakra che è 9; cosa sta a indicare? E i miei chakra sono molto aperti? Scusate la domanda, ma prima di proseguire nella lettura gradirei capire in modo da poter comprendere e gustare fino in fondo ogni pagina.

Elmar: Ciao Marina. L’alto riferimento corporeo vuol dire che ti puoi fidare delle tue sensazioni corporeee. Vedo che hai dei chakra abbastanza vivaci eccetto il 4°. In generale ti invito a prendere i risultati con le pinze. Un questionario rimane sempre un questionario, ti da risultati indicativi. Valuta durante la lettura se ciò che trovi nei vari capitoli corrisponde anche alla tua vita. Con il questionario non intendevamo darti una definizione del tipo “sei così”, ma piuttosto una sensibilizzazione ai temi collegati ai chakra, un aiuto per orientarti a te stessa.


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Chakra Breathing Meditation

Chakra Breathing Meditation

Praticando la chakra-breathing mi è venuto il mal di testa

Barta: Salve, vi scrivo da Ferrara. Ho letto il libro Tantra – La via dell’estasi sessuale e ho cominciato a fare qualche esercizio da sola. Il rebirthing non mi ha creato problemi, anzi mi sono sentita un essere vibrante. Invece dopo la chakra-breathing di Osho mi è venuto il mal di testa, non forte ma persistente, che è durato 5 giorni (preciso che non ho mai sofferto di mal di testa). La cosa interessante è che si allontanava quando mi immergevo nel mondo (lavoro, danza, incontri con amici…) e ritornava non appena rimanevo sola con me stessa. Ovviamente per il momento ho sospeso gli esercizi con la respirazione ma vi chiedo di darmi qualche suggerimento, perché assolutamente voglio continuare. Non li ho eseguiti bene oppure la mia è una reazione “normale” in seguito agli sblocchi energetici? Sono una ricercatrice della verità e non mi spavento facilmente. Da un anno pratico la meditazione Zen della scuola Rinzai e sono anche “sopravvissuta” ai 10 giorni in silenzio praticando Vipassana. Aspetto un vostro suggerimento e vi mando un saluto!

Elmar: Cara Barta, la chakra-breathing di Osho provoca delle sensazioni di tutti i tipi. Non avendoti vista non so se hai sbagliato la tecnica o se con l’aumento della carica energetica questa si sia spostata verso la testa. Nell’ultimo caso questo fenomeno dovrebbe succedere in forma più lieve anche durante lo zazen o la vipassana. Si vede che successivamente le attività della vita hanno di nuovo scaricato l’energia. Tieni conto che la chakra-breathing ti porta ad un livello energetico in breve tempo, mentre le meditazioni silenziose fanno la stessa cosa lentamente. Perciò ogni schema energetico (come per esempio essere più concentrati nella testa che nel resto del corpo) viene amplificato e può diventare addirittura fastidioso.
Quando ci vedremo al corso Ardore nel cuore la prima volta, ricordami il fatto e ti osservo durante la meditazione per poterti dare un’indicazione accurata.

Qual è la postura adatta alla chakra-breathing?

Fox: Vi chiedo qualche ragguaglio in merito alla chakra-breathing. Facendola in piedi, dopo un po’ le mie gambe si irrigidiscono, così ho pensato di farla sdraiato. Ho avuto un po’ di paura quando a un certo punto avevo formicolio dappertutto e non riuscivo più a muovermi. Le mani erano rigide e non riuscivo a piegare le dita. C’è una controindicazione a fare l’esercizio coricato anziché in piedi?

Elmar: Ciao Fox, nella chakra-breathing vengono a galla le tensioni croniche. Sembra che le tue stiano nelle gambe. E fin qui va tutto bene, non ha senso scappare dalle tue tensioni. Ti consiglio di rimanere in piedi e di accompagnare il respiro con una leggera rotazione del bacino, per far scorrere l’energia anche nella parte bassa del corpo.
Invece non va bene farla sdraiato, perché in quel modo puoi arrivare all’iperventilazione che produce fenomeni poco piacevoli, come le mani rigide e la paura che descrivi.

Ho alcune domande sull’esecuzione della chakra-breathing

Giuliana: Ho cercato di mettere in pratica ciò che ho imparato al weekend d’assaggio: sto in piedi in una posizione comoda, respiro velocemente e profondamente a bocca aperta, seguo le campanelle che segnalano quando salire al chakra successivo. Dopo essere arrivata al settimo chakra, che devo fare allora? Mantengo il ritmo del respiro o rallento? Man mano che respiro succede che il bacino inizia a muoversi seguendone il ritmo: va bene o devo stare ferma e respirare soltanto? Quando ho sentito che attorno al mio corpo vi era energia, mi sono commossa e mi sono messa a piangere, così ho spezzato la magia.

Elmar: Cara Giuliana, vedo che con la pratica emergono anche le domande. Alla fine del settimo chakra senti tre campanelli, i successivi due minuti sono il tempo per scendere coscientemente dal settimo chakra al primo, nello stesso modo di come sei salita. In questo periodo lasciati guidare dal respiro piuttosto che imporlo, il respiro ti guiderà. Lo stesso vale per il bacino: tienilo sciolto e lascialo muoversi con il ritmo del respiro. Non fermarlo, ma nemmeno fare dei movimenti volontari; ti puoi fidare del tuo corpo e dei suoi movimenti. Quando ti commuovi, puoi continuare a respirare con la tua commozione (non bloccare il respiro quando ci sono i sentimenti!) e noterai che anche la commozione si espanderà in tutto il tuo corpo aprendo il cuore.
Buona dedizione a te stessa!


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Imparare a meditare

Imparare a meditare

Quale meditazione scegliere?

Eleonora: Ho provato a fare tre meditazioni diverse per circa un anno, una volta una e poi un’altra, come veniva. Devo dire che in fondo tutte e tre mi hanno fatto bene, ma ho l’impressione di avere cambiato il metodo quando una certa meditazione diventava difficile. Da due mesi non faccio più nulla. Mi sembra che trovare la giusta dose tra l’impegnarsi troppo nella ricerca interiore, e il non fare nulla sia un cammino sul filo del rasoio. Ora desidero continuare con una meditazione, ma quale prendere?

Elmar: Non prendere mai una meditazione, permetti piuttosto che lei prenda te. Se vai a scegliere tra le tre meditazioni che conosci, scegli quella che ti consente meglio camminare sul filo del rasoio. Mi posso immaginare che nel libro Tantra e meditazione tu possa trovare alcune risposte più esaurienti alla tua domanda, perché parla poco dei metodi e molto dell’approccio personale alla meditazione che ognuno deve trovare per se.

Il mio modo di meditare è giusto?

Gabbo: Vorrei sapere se è corretto il modo in cui faccio meditazione. Chiudo gli occhi, ascolto il mio respiro e lascio andare i miei pensieri… Secondo voi è giusto? Dovrei correggere qualcosa?

Elmar: Ciao Gabbo, sì, questo è il modo giusto. Senza leggere libri hai trovato il nocciolo della meditazione. La meditazione in fondo è così semplice. Il problema di molte persone è che non sopportano la semplicità, perché li metterebbe a confronto con il proprio vuoto interiore. Preferiscono le meditazioni complicate per avere qualcosa da fare che li distragga da loro stessi.
Tu hai trovato la meditazione più semplice che esista e che ti porterà a te stesso.
Ti auguro delle buone meditazioni!

Posso imparare la meditazione attraverso la lettura?

Mattia: Salve, ho letto il Vostro libro Tantra e meditazione. Sono circa cinque mesi che provo la meditazione seguendo le indicazioni, ma ho forti dubbi su come e cosa dovrei sentire. Rilassato o vigile? Distaccato o presente? Potete darmi qualche consiglio?

Elmar: Ciao Mattia, anche noi sappiamo che insegnare la meditazione tramite un libro è come insegnare la danza attraverso un libro. Un testo ha dei forti limiti. Ti ricordi il testo a pagina 59? Ognuno tende a “meditare” entro i suoi schemi caratteriali, perché gli viene “naturale” in quel modo. Per uscire dai propri schemi – che è il fine della meditazione – ci vuole il contatto diretto. Quando ci vedremo la prima volta, ricordami il tuo obiettivo di imparare a meditare, così ti potrò dare delle indicazioni personalizzate.

La meditazione si può fare da sé o serve un insegnamento?

Scilo: Da alcuni anni mi sono avvicinato alla meditazione. Ho letto i testi “Il nuovo libro dello yoga” di Sivananda, “Lo yoga della potenza” di Evola, il “Tantra yoga” di Daniel Odier e altri…. A livello pratico ho avuto soprattutto esperienza (fai da te) di respirazione, recitazione di mantra e meditazione. Il mio quesito è questo: è possibile, agendo in maniera personale, portare avanti un percorso di questo tipo, oppure è sconsigliabile? Insomma, è indispensabile ricorrere a un maestro oppure fino a un certo punto si può agire anche da soli?

Elmar: Ciao Scilo, puoi continuare bene da solo, con l’aiuto di testi, come stai già facendo. Eppure in un certo punto entrerai in un dilemma: leggendo da solo ti soffermerai su ciò che rientra nei tuoi schemi mentali, sceglierai le pratiche che sono più consone ai tuoi schemi tralasciando le altre; praticando da solo interpreterai i vissuti secondo i tuoi schemi corporei ed emozionali. Insomma, a lungo sarà difficile uscire dai tuoi schemi. Poiché girerai su te stesso e con il passare degli anni, la pratica diventerà ripetitiva.
Per questo motivo i testi dicono che l’insegnamento è importate: per farti uscire dai tuoi schemi.

Come posso distinguere un’azione spontanea da una schematica?

Tatiana: Durante le meditazioni tantriche ho compreso molto sui miei schemi e condizionamenti, anche quelli meno appariscenti. Nei ritmi quotidiani a volte confondo un impulso improvviso, che mi porta a fare un’azione che mi getta in un mio solito schema, con un’azione spontanea che nasce dentro di me. Con la mente mi auto inganno. Come posso accorgermi nel momento?

Elmar: Ciao Tatiana, ci sono due criteri per accorgersi: l’azione che ti porta a uno schema, di solito è automatica, come un riflesso; l’azione spontanea invece è libera. La prima è ripetitiva e sempre uguale, la seconda è libera e fresca, adeguata al momento. La prima la devi fare, le seconda la puoi fare.
Nella percezione corporea la distinzione è ancora più netta: l’azione schematica è accompagnata da un senso di leggera chiusura nel corpo, in particolar modo nella respirazione. L’azione spontanea invece dà un senso di apertura nella respirazione.
Buone azioni!

Da dove iniziare a praticare la meditazione?

Esther: Quali sono i consigli che dareste a coloro che vogliono iniziare a praticare la meditazione ma non sanno da dove cominciare?

Elmar: La risposta breve è: cominciare da se stessi. Inteso non in senso scherzoso, ma come sei veramente, cioè osservare cosa sei, cosa provi, quando chiudi gli occhi, come si fa di solito. Ti siedi da qualche parte su un cuscino di meditazione, o una sedia, o a terra, non importa dove, e osservi cosa succede dentro di te, in particolar modo osserva come respiri. Tieni il respiro presente per tutto il tempo. Il respiro, ovviamente, c’è già per tutto il tempo, tu ne devi solo essere cosciente. Poi, cosa emerge nel corpo? Cosa senti? Per esempio, le dita che formicolano, il freddo sul gomito, il viso che prude, una tensione nella schiena, sii consapevole di tutte queste sensazioni. Inoltre sii consapevole dei pensieri che passano nella mente. Non pensare attivamente, ma osserva i pensieri, distanziandoti leggermente. Non sei tu il pensiero, ma tu sei colei che osserva il pensiero. Questo è il principio di ogni meditazione e lo puoi fare sempre. Potresti iniziare subito.

Michaela: Anche mentre ascolti, puoi ascoltare il respiro. Già queste tre cose sono tanto all’inizio: essere cosciente del respiro, delle sensazioni corporee e dei pensieri.

Elmar: E quando sono troppe, ridurre. Se osservo tutto quello che c’è in me, mi accorgo che c’è tantissima roba, allora è necessario ridurre. Solo il respiro e eventualmente le sensazioni corporee.

Michaela: Questo è una buon inizio. Lo puoi praticare ogni giorno per alcuni minuti. Non costa tanto.

Elmar: Oppure quando ne senti il desiderio.

Michaela: Meglio ancora. In una pausa mentre sei sul treno, mentre aspetti qualcuno…

Elmar: Il respiro è una chiave che viene enfatizzata in quasi tutte le vie spirituali, perché connette l’inconscio con il conscio. Fa da ponte: il respiro è inconsapevole, funziona sempre, anche di notte, quando dormiamo, ma al contempo lo possiamo modificare consapevolmente. Il respiro è da un lato incosciente, dall’altro lato lo puoi facilmente rendere cosciente.


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Tantra: sessualità o spiritualità?

Tantra: sessualità o spiritualità?

Perchè i lama tibetani dicono sul tantra cose diverse dalle vostre?

Folk: Cosa c’entra quello che fate voi con il tantra? Per quello che ne so, il tantra non ha niente a che fare con il sesso, è una pratica solamente spirituale.

Elmar: Che il tantra non abbia niente a che fare con il sesso, è un informazione sbagliata. Il tantra è una delle poche vie spirituali che includono il sesso nel percorso. E’ vero invece, che nel tantra tradizionale il sesso non aveva quell’ importanza che ha nell’attuale neo-tantra diffuso in Europa e in America. Nel nostro libro Tantra e meditazione abbiamo preso posizione su questa eccessiva enfatizzazione sessuale.
Sul piano delle motivazioni al percorso, le cose stanno così: su 100 domande che le persone ci fanno, 70 sono rivolte al sesso, 20 alla relazione di coppia e soltanto 10 alla meditazione. Ciò significa che l’energia è bloccata nel sesso. E i tantrici sono partiti sempre da ciò che c’è, e non da ciò che è ancora da raggiungere. Perciò dedichiamo molta attenzione al sesso e alla relazione.
In altri termini: finché una persona non è contenta negli affetti, nell’amore e nel sesso, meditare diventa un’impresa ardua, perché il pensiero ritorna sempre lì. Una volta che ha trovato un continuo senso del sé sul piano corporeo e affettivo, meditare diventa molto più semplice, il silenzio della mente si manifesta quasi da solo.

Folk: Per quello che ne so per come mi è stato insegnato dai Lama Tibetani, il tantra non ha niente a che fare con il sesso. Il fatto che le divinità siano in unione è solo una rappresentazione dell’unione di beatitudine e vacuità. Il fatto che al culmine del sentiero spirituale sia necessaria un’unione così come avete citato in un vostro libro, è vero. Ma naturalmente bisogna aver percorso lo stadio di generazione e di completamento, cosa che voi sembrate ignorare cosa sia.

Elmar: Caro Folk, leggo nelle tue righe che tra tante interpretazioni del tantrismo prendi solo quella lamaista come unico criterio. E’ lo stesso errore metodologico che fa il Papa, quando giudica le altre chiese cristiane secondo un criterio cattolico e arriva alla conclusione che siano delle fedi inferiori.
1. Abbiamo seguito diverse scuole tantriche (tibetane, indiane, kashmire, neo-tantra) e sappiamo che ci sono molte differenze tra le varie correnti.
2. I lama tibetani né sono gli unici detentori del tantra, né lo hanno inventato, ma lo hanno importato dall’Oddyana (leggi la biografia di Padmasambhava, il padre del tantra tibetano). A quei tempi il tantra era insegnato da donne, conteneva poca metafisica, molti esercizi sensuali (leggi Vijnana bhairava Tantra) e includeva delle pratiche sessuali. Pochi secoli dopo il lamaismo tibetano ha creato una gerarchia ecclesiastica simile alla nostra Chiesa, ha escluso in larga misura le donne dall’insegnamento e ha ri-interpretato i riti sessuali come mere rappresentazioni dell’unione di beatitudine e vacuità. Prima l’unione tantrica non era una metafora, ma una vera e propria pratica. (Leggi Miranda Shaw: Passionate Enlightenment – Woman in Tantric Buddhism, Princeton University Press).
3. In breve: i lama (specialmente i Gelug-pa) hanno stravolto il tantra trasformando una pratica essenzialmente semplice e sensuale in una serie di riti complicati corredati da un esubero di teologia, che non sono necessari per sperimentare la vacuità e la beatitudine.
Se vuoi sapere la mia opinione personale: non importa come arrivi all’esperienza della vacuità, se meditando in unione sessuale o seduto da solo su un cuscino, basta che ci arrivi. Buona meditazione!

Perché avete tante risposte sulla sessualità e poche sulla meditazione?

Carola: Perché date più importanza alla sessualità che alla meditazione? In fondo il tantra è una via spirituale e non un metodo di consulenza sessuale.

Elmar: Sì Carola, il tantra in fondo è una via spirituale, ma è anche una delle poche che includono la sessualità nel percorso, e questo l’ha resa attraente per un largo gruppo di persone in Occidente.
Quello che le persone chiedono non dipende da noi. Noi rispondiamo alla domanda che ci arriva. Forse per molti una buona vita sessuale è prioritaria alla meditazione e questo va benissimo. Il tantra non è una via che per forza ti spinge a diventare meditativo, è una via molto aperta. Ti indica una strada che parte esattamente dal punto nel quale ti trovi, perché solo da lì puoi iniziare. Non puoi iniziare da un punto che è lontano dal tuo attuale stato della mente. Perciò se le tue domande in questo momento sono sessuali, cerca una risposta a queste domande; man mano che la sessualità diventerà più serena e più soddisfacente incontrerai da solo e naturalmente quegli spazi interiori che sono tipici per la meditazione. Molte persone toccano il silenzio interiore in un’occasione: dopo un bell’orgasmo. Allora da lì può nascere una curiosità: “Forse potrei sperimentarlo anche al di fuori del sesso?”.
Non è per tutte le persone così, ci sono persone che fanno le prime esperienze meditative nella natura, in un momento beato della vita, oppure in un momento travagliato quando al centro di un turbinio di emozioni contrastanti trovano quel punto di pace, che li conduce a qualcosa di più grande.
Per me e Michaela, essendo entrambi persone passionali, che danno una grande importanza alla relazione di coppia e che amano il sesso, sono stati proprio questi argomenti dell’ego che ci hanno portato oltre l’ego, alla meditazione. Essendo questo il nostro percorso è anche quello che riusciamo a insegnare meglio. Se per te meditare è un’esperienza slegata dalla sessualità e dalle emozioni, ti consigliamo di cercare qualche altro insegnante più affine ai tuoi valori e al tuo modo di concepire te stessa.
Se invece sei interessata a unire la meditazione ai cosiddetti “piaceri della carne”, puoi leggere il nostro libro Tantra e meditazione e farti un’idea, se questa via è adatta a te.

Ho letto il vostro libro, ma non mi ritrovo nel vostro percorso.

Flavio: Cari Elmar e Michaela, ho letto il vostro libro che mi aveva consigliato un’amica che pratica massaggi shiatsu e purtroppo credo di non aver proprio capito il messaggio del libro. Forse per mia ignoranza, ma la scoperta del tantra e il poter risvegliare l’energia del 1° e del 2° chakra o il “serpente addormentato” della kundalini, mi era stato illustrato diversamente o forse l’avevo compreso in modo errato.
Non doveva essere così legato al sesso, anzi, al contrario, lavorare ad altri livelli e invece già il sottotitolo del libro “La via dell’estasi sessuale”; per non parlare dei suoi contenuti e degli esercizi, mi sono sembrati indirizzati esclusivamente in quella direzione in modo esplicito. Non che io sia così entusiasta della mia vita privata e sessuale, ma credo che non sia proprio quello che cercavo.
Senza contare che spesso mi sento accusato d’essere troppo analitico, logico e razionale, ma per ora non mi ero neppure immaginato di poter disegnare la mia “curva orgasmica”, e pensare che sono pure un geometra!
Di tutto il libro ho salvato ben poche pagine, un po’ poco, vai ad aggiungere la mia natura scettica, potrei al massimo provare un week end di assaggio, ma non di più.

Elmar: Caro Flavio, sulle energie sottili e sulla kundalini puoi trovare un mare di libri che descrivono la stessa cosa in modi molto diversi, dipende delle esperienze che l’autore ha fatto. Tieni conto che la gran parte di questi testi sono trascrizioni di trascrizioni d’antichi testi, cioè fatti da commentatori, cioè da persone che non le conoscono in proprio, ma solo da sentito dire.
Anche noi non lavoriamo direttamente sulla kundalini, semmai prepariamo il passaggio. Già queste pratiche arrivano ad un’intensità emozionale ed energetica che uno non si aspetterebbe dopo la lettura di un libro.
Puoi lavorare sul corpo energetico con il sesso o senza il sesso, non importa il metodo, basta che tu abbia dei risultati. Come puoi costruire una casa in pietre, in legno o in mattoni, la struttura generale è la stessa e la sua funzione è identica. Noi personalmente preferiamo i lavori diretti con la sessualità, tutto lì. Se tu preferisci lavorare sulle energie sottili senza coinvolgimento sessuale, noi non siamo l’indirizzo giusto. Ti puoi fidare del tuo fiuto e cercarti una scuola dove spontaneamente ti senti attratto e i cui testi t’ispirano. Buona ricerca!

Cerco l'esperienza meditativa non collegata al sesso.

Mirko: Da poco più di un anno mi interesso di religioni e filosofie orientali. Ho sperimentato la meditazione Vipassana della tradizione Theravada, quest’estate sicuramente farò un’esperienza in un monastero Zen. Conosco poco il tantrismo, ma provo una certa curiosità verso questo percorso, quindi sarei interessato ad approfondirlo in un corso introduttivo.
Dall’impostazione del sito e dalle domande però trovo uno sbilanciamento verso la sfera sessuale. Essendo il mio fine principale l’esperienza meditativa non direttamente collegata al sesso, posso trovare all’interno del programma introduttivo ciò che cerco?

Elmar: Caro Mirko, anch’io noto uno sbilanciamento verso la sfera sessuale e me lo spiego così: per la maggior parte delle persone la sfera sessuale è più importante della meditazione. Noi rispondiamo alle domande come ci pervengono.
Nei nostri corsi non troverai mai delle sessioni meditative così lunghe come nelle 10 ore al giorno della Vipassana. Il percorso tantrico (e il nostro training lo riflette) è improntato in questa maniera: in una prima fase sblocchiamo tutte le emozioni e il sesso con metodi catartici, nella seconda fase ci focalizziamo sul trovare un’armonia affettiva e sessuale nella relazione uomo-donna. Nella terza fase, infine, dopo essere più consapevoli del corpo sottile, meditiamo sulle energie liberate nelle fasi precedenti. In questa fase l’unione tra uomo e donna diventa un forte sostegno per la meditazione.
Se il tuo fine principale invece è l’esperienza meditativa non collegata al sesso, perché ti rivolgi proprio a noi? La troverai più sviluppata nello Zen o nella Vipassana. Oppure puoi consultare il nostro maestro Daniel Odier che insegna il tantra in modo meno sessuale.


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Tantra e altre pratiche meditative e spirituali

Tantra e altre pratiche meditative e spirituali

Il tantra è compatibile con altre meditazioni?

Giacomo: Salve, mi chiamo Giacomo e ho 30 anni. Circa tre anni fa sono stato iniziato a una tecnica di meditazione che si chiama “meditazione trascendentale di Maharishi”, attualmente sto facendo regolarmente le asana e la M.T. Vorrei chiedervi: se io partecipassi a un fine settimana ci potrebbero essere problemi per quanto riguarda la mia tecnica di meditazione? Anche se credo che tutti i tipi di meditazione vanno verso l’interiore della persona e servono per evolvere e scacciare via i condizionamenti, vorrei avere qualche informazione più affine da voi. Un’altra domanda: perché il tantra fa del sesso una meditazione?

Elmar: Caro Giacomo, dal nostro punto di vista non c’è nessuna incompatibilità tra il tantra e altre pratiche spirituali. Nel capitolo 7 del libro Tantra e meditazione trovi una spiegazione dettagliata di questo principio e sul perché il Tantra non ha difficoltà con le altre religioni e i loro metodi, benché queste talvolta non accettino il tantrismo.
Il tantra è una via che da sempre ha incluso qualsiasi metodo che aumenta la consapevolezza, integrando tra l’altro anche la sessualità nelle sue varie forme. Siccome il fine del cammino spirituale è l’unione con il “tutto”, si usano anche metodi poco convenzionali, perché ogni cosa che escludi dal cammino ti separa dall’unione, in quanto l’universo appunto contiene tutti gli aspetti, non solo quelli considerati comunemente più “spirituali”. Non si può diventare più interi, più connessi, più uniti in se stessi e con ciò che ci circonda, se questo e quello e quell’altro aspetto della vita vanno esclusi.
Anch’io pratico delle meditazioni che vengono da diverse tradizioni sia buddhiste che induiste o cristiane e che non sono per niente incompatibili tra di loro. Ovviamente uno può provare un po’ questo e un po’ quello senza fare nulla seriamente, ma non mi sembra il tuo caso. Anzi, ampliare la panoramica delle pratiche spirituali mi pare un passaggio importante, anche perché le esigenze verso una pratica cambiano con l’età, con le conoscenze che si fanno; le stesse realizzazioni che si hanno con una certa pratica possono portare al desiderio di provarne un’altra, proprio perché la prima ha fatto il suo compito e in un certo senso si è superata. Ti auguro delle buone meditazioni!

Con la meditazione vipassana ho scoperto alcune cose su di me

Libero: Salve, grazie per avermi mandato le date dei vostri corsi; penso di venire a uno dei prossimi, ma vi vorrei chiedere una conferma circa i risultati che sto ottenendo dalla meditazione Vipassana, ovvero se sto procedendo nella direzione giusta o meno. I primi due giorni ero piuttosto confuso perché ero assalito da un’infinità di pensieri che mi disturbavano e che non sapevo come gestire; quello che ritengo sia l’unico vantaggio di questa prima sessione, è che, da quel momento, anche nella vita quotidiana, ho cominciato a fare uso dell’attenzione. La terza volta che mi sono immerso nella meditazione vipassana ho ottenuto risultati decisamente diversi. Invece che farmi assalire dai pensieri, ho cominciato ad osservarli senza giudicarli (come più volte avete specificato nel vostro libro) saltando da uno all’altro non appena li avvertivo. Da un certo punto di vista era faticoso perché i pensieri si susseguivano in rapida successione e mentre alcuni erano evidenti altri lo erano molto meno, quasi mimetici. Ho prestato attenzione anche alle sensazioni fisiche e devo dire che con sorpresa (banalità direte voi) ho cominciato ad avvertire internamente il mio battito cardiaco. Esaltato da questa scoperta ho provato ad impossessarmene nel senso che mi sono sforzato di sentire in maniera ancora più evidente questa sensazione; il risultato è stato che l’ho persa del tutto. Ma non mi sono scoraggiato e ho continuato a saltare da un pensiero all’altro, da una sensazione all’altra, fino a che per un attimo, come fosse un flash, mi sono sentito svuotato, mi sono sentito precipitare. Dopo un po’ ho avvertito la stessa emozione a livello del plesso solare, e poi di nuovo ma questa volta a livello della testa; in quel momento non è stato molto piacevole perché mi sentivo proprio senza riferimenti, come se precipitassi, e per un po’ sono stato colto da un senso di nausea. A questo punto la mia meditazione è terminata. Va aggiunta una cosa: grazie all’attenzione che rivolgo anche durante la giornata al mio corpo mi sono scoperto spesso con l’avambraccio sinistro teso, il pugno quasi serrato; ogni volta che me ne rendevo conto facevo in modo di rilassarlo. Al termine di quest’ultima meditazione di cui vi ho detto mi sono ritrovato, per una buona mezz’ora, con lo stesso avambraccio indolenzito. Per me sarebbe importante sapere se procedo nella direzione giusta ed eventualmente se le emozioni che ho provato hanno un significato o meno. Cordiali saluti.

Elmar: Caro Libero, in tutto quello che racconti stai andando nella direzione giusta, tranne in un aspetto: non sforzarti di cercare di sentire una certa sensazione (per esempio il battito cardiaco) in modo più evidente. Come hai visto, questo tentativo non ha avuto l’effetto desiderato.
Nella meditazione vipassana osserviamo le sensazioni che ci sono. Non evitiamo quelle giudicate spiacevoli o poco interessanti, ma neanche cerchiamo o intensifichiamo quelle giudicate piacevoli o interessanti. L’osservazione e percezione delle sensazioni è neutrale, non mira a cambiarle.
Come hai notato, meditare ha un effetto anche sulla consapevolezza di tutta la giornata e percepisci il corpo e la mente più chiaramente.
Per i momenti di vuoto non ti devi preoccupare: arrivano e passano. Spesso seguono un processo mentale intenso o un rapido susseguirsi di sensazioni corporee; quando l’onda è passata la valle sembra più profonda. Buon proseguimento!

Come posso conciliare la libertà sessuale con Gesù?

Andrea: Cari Elmar e Michaela la domanda che ho da porvi è semplice. Com’è possibile conciliare una totale libertà sessuale con Gesù Cristo (non con la Chiesa)?

Elmar: Ciao Andrea, anche la risposta è semplice: leggendo i Vangeli osserverai che Gesù Cristo non ha mai parlato della sessualità, lasciandoci una grande libertà.

Cos’è un totem tantra nepalese?

Carlo: Mi è arrivato un totem tantra nepalese in una newsletter. Da quale tradizione viene, dall’India o dal Nepal?

Elmar: Lo conosco, è arrivato anche a me, è una raccolta di saggezze in forma poetica. Non so chi è l’autore e nella letteratura tantrica tradizionale non ho trovato nessun poema che si chiamasse “totem tantra nepalese”. Comunque lo trovo carino e stimolante.
La sola stanza “Non conservare niente per un’occasione speciale, ogni giorno che vivi è un’occasione speciale” contiene il principio di ogni via spirituale.
Puoi prendere la frase che ti tocca maggiormente e attuarla per circa un mese nella tua vita. Se da questa pratica impari qualcosa, non importa più da che tradizione viene, perché è diventato tuo.

Qual è la vera meditazione vipassana?

Claudio: Ho praticato la meditazione vipassana in due monasteri in Thailandia, ma in modo diverso da quello che descrivete nel vostro libro: osservavamo oltre alle sensazioni corporee anche i pensieri e le emozioni. I maestri tailandesi dicono che questa era la vera Vipassana in quanto tramandata da Buddha in una linea ininterrotta da maestro a discepolo. Allora, qual è quella vera?

Elmar: Caro Claudio, anch’io tra la Thailandia, la Birmania e il Nepal ho incontrato diversi modi di fare la meditazione vipassana: c’è chi dopo un periodo di Anapanasati osserva il sorgere dei pensieri, chi le sensazioni corporee, chi il movimento respiratorio, ecc. Tutte le scuole buddhiste dicono di avere una tradizione ininterrotta da Buddha fino ai giorni d’oggi. Si vede che Shakyamuni Buddha ha detto tante cose e ogni scuola ne ha preso una parte per svilupparla più di altre considerandola il perno dell’insegnamento. Anche il vajrayana tibetano pur differenziandosi in molti aspetti dal theravada riferisce linee dirette fino al Buddha.
Come il Papa dice che anche le altre religioni cristiane (evangelici, ortodossi, anglicani….) hanno un loro valore, ma che il cattolicesimo è l’unica vera interpretazione della parola di Gesù; così all’interno del buddhismo ogni scuola pensa di avere l’insegnamento più valido, più veloce o più autentico trovando mille ragioni per giustificare la propria posizione.
Puoi dimenticare queste discussioni tra i vari maestri e considerarle un’espressione del loro ego spirituale. Per la tua vita sono ininfluenti. Pratica qualsiasi forma di Vipassana che ti dia dei buoni risultati e fai come ha fatto Buddha: ha studiato e preso sul serio tutti gli insegnamenti che c’erano ai suoi tempi, ma poi ha seguito la propria strada ascoltando la voce più profonda che percepiva in sé. Se non avesse fatto così, il buddhismo non sarebbe mai nato.

Qual è il giusto approccio al rebirthing?

Riccardo: Buongiorno, sono a chiedere delucidazioni e consigli riguardo all’esercizio di rebirthing che abbiamo fatto al corso “Ardore nel cuore”: durante la pratica mi capita di avvicinarmi a momenti catartici di diverso tipo, ai quali non ho mai dato del tutto sfogo per seguire l’esercizio, questo mio comportamento mi “distrae” dell’esercizio, dissipo energie e arrivano i pensieri. Lo stesso mi accade durante certe meditazioni, come per esempio la chakra-breathing. Pertanto vorrei sapere come comportarmi in questi casi, nel senso di evitare di vivere la catarsi per non distogliermi dall’esercizio o viverla? Ci sono consigli o aneddoti a riguardo?

Elmar: Caro Riccardo, sì, ci sono degli aneddoti. C’era una volta, all’inizio dei lontani anni ’80, quando i Pooh erano ancora giovani e la Lira italiana veniva svalutata ogni anno del 10%, un Tizio che praticava il rebirthing ed ebbe le stesse tue domande. Si rivolse prima a una rebirther professionale per udire la seguente risposta: “Come ti permetti di fare certe domande? Il rebirthing è una tecnica completa in se stessa e ogni tensione si risolve attraverso il solo respiro”. Successivamente si rivolse a uno psicoterapeuta specializzato in bioenergetica e psicologia Gestalt, il quale rispose: “Se attraverso una qualsiasi tecnica, come per esempio questo tipo di respiro, hai toccato delle emozioni profonde, esprimile, urla, batti con i pugni su un materasso. L’emozione ha precedenza rispetto alla tecnica che l’ha stimolato. Ma fallo in un ambiente sicuro, dove non disturbi i vicini di casa”.
Il Tizio, sconvolto dalle risposte contraddittorie, smise con il rebirthing, andò in India e si dedicò alle meditazioni del buddhismo tibetano e successivamente alla vipassana. Oggi il Tizio insegna il rebirthing, la catarsi, varie meditazioni e dà consigli ai suoi allievi, come il seguente: caro Riccardo, prova a fare una serie di sessioni con catarsi e un’altra serie di pari numero senza catarsi, sempre a stomaco vuoto. Alla fine fai un paragone e valuta. Fra circa cinque anni rifai lo stesso esperimento e rivaluta, perché il risultato potrebbe cambiare nell’arco della vita.
Ti rispondo così, perché so che ogni insegnante è convinto che il suo metodo sia il migliore, ma tu dovrai sperimentare quale è il miglior metodo per te.
Spero di aver risposto in modo esauriente. In caso contrario mi puoi chiamare per telefono.

PS: Tu conosci il Tizio dell’aneddoto sopra, hai appena partecipato a un suo corso, è sposato con una certa Michaela.

Le pratiche insegnate portano all’imperturbabilità?

Leopoldo: Caro Elmar, come sai, sono laureato in filosofia e dunque un gran divoratore di libri. Dopo l’ultimo corso ti chiedo un’indicazione bibliografica relativa al buddhismo e, più in generale, sul buddhismo tantrico. Mi farebbe piacere anche che mi indicassi il monastero dove ti sei formato. Vorrei poi porti i seguenti quesiti, visto che non sono riuscito a farlo durante il corso:

  1. Hai detto che il buddhismo porta a trascendere progressivamente i dualismi: trascendere il dualismo ha come conseguenza l’imperturbabilità psico-emotiva? Vivere nell’imperturbabilità psico-emotiva può essere considerato un obiettivo del buddhismo?
  2. E’ agency o carattere abbandonato quello di una madre che crede di dover stare costantemente accanto al figlio di 9 anni, al punto da non potersi concedere qualche giorno fuori casa per se stessa? Dice di non essere pronta a separarsi dalla famiglia e dal figlio…

Buona serata

Elmar: Buona serata, Leopoldo. Ho studiato il buddhismo mahayana nel monastero di Kopan, situato a Boudanath, circa 20 km a est di Kathmandu in Nepal. In quell’epoca Lama Thubten Yeshe, il fondatore, era ancora in vita. Oggi è condotto dal suo partner Lama Zopa che qualche volta è venuto anche in Italia.

Bibliografia? Mamma mia, ce n’è così tanta, che non saprei da dove iniziare. E per dirti la verità, ho studiato pochi libri, mi sono dedicato più alla meditazione.

Dopo aver passato una settimana presso Lama Choe kyi nema e un mese a Kopan, sono sceso in India e ho partecipato a un ritiro di 10 giorni di Vipassana con Satya Narajan Goenka. Questo appartiene alla scuola Theravada, che è più essenziale e si concentra sulla pratica meditativa e meno sui testi e discorsi. Comunque i libri che mi hanno impressionato di più, sono:

  • Yesce Lama, Tantra Una visione di totalità, Chiara Luci Edizioni 1989
  • Suzuki Shunryu, Mente zen – mente di principiante, Ubaldini 1997
  • Trungpa Chögyam, Al di là del materialismo spirituale, Astrolabio 1978

Quest’ultimo ha pubblicato anche altri testi. E’ piuttosto iconoclasta, perciò mi è piaciuto. Se cerchi testi sul buddhismo per studiosi seri, ti puoi rivolgere a una mia collega che è laureata in scienze delle religioni. Si chiama Michaela Zadra-Gössnitzer e l’hai conosciuta ai corsi, era spesso seduta vicino a me.

Ah, ti devo ancora rispondere alle tue due domande:

  1. Sì e sì
  2. E’ difficile rispondere, perché conosco questa madre soltanto dalle tue poche righe. Potrebbero essere agency + carattere abbandonato, potrebbe anche trattarsi di una madre che non conosce altro oltre a questo ruolo, potrebbe essere la “classica mamma italiana” come compare nei film, o di una mamma timorosa. O, come lei stessa dice, non è ancora pronta di separarsi dal figlio. In tal caso c’è solo da aspettare 5 anni, finché il figlio inizia a staccarsi da lei.

Un caro saluto

Leopoldo: Grazie Elmar per l’ampia risposta! Quel doppio sì al punto 1) mi dona molta gioia e desiderio di approfondire il pensiero e l’etica buddhisti perché, come ti dissi al corso “Ardore nel cuore“, il mio obiettivo di vita è proprio quello di superare il dualismo e coltivare l’imperturbabilità. Tu allora però mi avevi risposto che, se quello era il mio obiettivo, stavo al corso sbagliato, e che mi sarei dovuto rivolgere al Dalai Lama. Posso chiederti il motivo di quella risposta – o di esplicitarla – visto che anche tu persegui quell’obiettivo, essendo buddhista? Non è questo l’orizzonte cui tende anche il tantra?

Elmar: Buona sera, Leopoldo. Mamma mia, fino a poco fa ero imperturbato, ma dopo la lettura della tua ultima mail sono turbato parecchio.
Superare il dualismo porta all’imperturbabilità. Fin qui è vero. Personalmente preferisco il termine equanimità, perché imperturbabilità può essere facilmente confusa con la corazza del carattere invaso. Infatti vengo turbato addirittura da una mail di un mio caro allievo interessato, come noti.
Al corso “Ardore nel cuore” ti ho detto che questo non era il corso giusto, perché conosco il programma e sapevo che ci sarebbero stati dei momenti piuttosto turbati, come per esempio l’incontro tra maschi, o – peggio ancora – l’incontro con le donne, lo streaming, il gioco erotico regina-servo, ecc. Ultimamente ho sentito che anche il Dalai Lama non scherza, per esempio l’iniziazione in Kalachakra lascia le persone assai scosse. Quando l’ho incontrato io, invece parlava soltanto di pace e compassione.
In sintesi: non c’è via di scampo, il turbamento fa parte di qualsiasi via spirituale. Qualcuno usa la metafora dell’uragano: fuori ci sono venti di oltre 200 k/h, nel centro è silenzioso. E il bello è che entrambi i fenomeni esistono contemporaneamente.
Ora vado a preparare la cena, perciò ti saluto.


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Tantra, Yoga e stimolazione dei primi chakra

Tantra, Yoga e stimolazione dei primi chakra

Quale è la differenza tra lo yoga e il tantra?

Dorotea: Ho frequentato un corso di yoga durante l’estate che mi ha fatto molto bene. Ora sfogliando dei libri e dei siti, trovo diverse discipline che mi confondono: yoga, tantra, tantra-yoga, yoga tantrico, neo-tantra, yoga-tantra, yoga tibetano, tantra tibetano, kundalini-yoga, come pure “tantra e kundalini”. C’entra forse anche l’ayurveda? Talvolta sotto titoli diversi trovo alla fine le stesse pratiche e simili filosofie. Allora quale è la differenza?

Elmar: Cara Dorotea, hai messo il dito in un vespaio. Infatti non c’è coerenza nella terminologia. Iniziamo con la parte più semplice: tantra e yoga sono cresciuti in India come l’ayurveda, ma a parte la radice culturale comune non c’entrano nulla con quest’ultimo. L’ayurveda è una medicina e una scienza dell’alimentazione, ma non una via spirituale.
Per quanto riguarda i primi due, la cosa buffa è che in sanscrito “yoga” vuol dire “unire”, cioè: unire gli opposti, come per esempio il corpo con la mente, l’individuo con il tutto, l’ego con il divino, ecc. Il termine “tantra” significa “metodo per espandere la coscienza”. Anche se a prima vista sembrano diversi, questi due sviluppi della coscienza umana nella prassi si muovono nello stesso modo: se unisco gli opposti, si espande la coscienza, e se espando la coscienza, ogni qual volta che tocco un limite, devo necessariamente unire il conosciuto con l’inconscio.
Nell’evoluzione storica invece il tantra e lo yoga hanno preso vie opposte, il primo segue una matrice matriarcale, il secondo una patriarcale, il primo è una via femminile, il secondo maschile. Il tantra è basato sul principio dell’abbandono, del lasciarsi andare, lo yoga sul principio della disciplina e dell’esercizio.
Perciò lo yoga è stato codificato e da Patanjali in poi tutte le scuole di yoga parlano la stessa lingua e in gran parte danno gli stessi nomi alle stesse pratiche, questo vale in particolar modo per ogni asana. Anche se in Occidente lo Yoga viene associato principalmente alle posture o asana, questa via prevede molte altre pratiche, come il pranayama, i bandha, i mudra, la meditazione sullo yantra o sul mandala, le pratiche contemplative, ecc. fino ad arrivare al samadhi.
Nel tantra è tutto il contrario: è anarchico e caotico, senza sistema. Ogni maestro insegna quello che ha fatto bene a lui e a un allievo può dire l’esatto opposto di quel che ha detto a un altro il giorno precedente. Non ci sono regole e principi tranne uno: ogni metodo che aiuta a espandere la coscienza può diventare una pratica tantrica. Quando un praticante è cosciente della postura che assume mentre si piega per allacciarsi le scarpe, ha lo stesso valore come fare un asana complesso. Ciò che conta nel tantra non è quello che faccio, ma che io sia consapevole di quello che faccio.
Fin qui la distinzione sembra facile, ma il tutto va ben oltre. Quando nell’800 d.C. Padmasambhava portò il tantra in Tibet, era ancora una via semplice di matrice femminile, basata principalmente sull’espansione della coscienza. In Tibet, però, il sistema monastico del lamaismo di matrice patriarcale fuse di nuovo il tantra con elementi dello yoga, inserendo una grande quantità di visualizzazioni complesse e la recitazione di mantra nella pratica meditativa, che spesso riporta la mente del praticante dal “non-fare” di nuovo al “fare”. Perciò trovi questa confusione concettuale tra yoga, tantra e tantra-yoga.
Eppure Daniel Odier, il mio maestro tantrico che proviene dalla scuola del tantra kashmiro, spesso usa i termini yoga e tantra come sinonimi, come usa pure la parola “yoga” come sinonimo per la pratica o sadhana. Così parla per esempio dello “yoga dei sensi”, dello “yoga del sogno”, dello “yoga kundalini”, dello “yoga della non-dualità”, ecc.
Per non perdermi nel mondo dei concetti e delle etichette, quando incontro una nuova pratica, non bado tanto al nome, alla scuola o al paese di provenienza, ma mi chiedo:
· Cosa si fa o non si fa concretamente in questa pratica?
· Se la pratico per alcuni mesi, mi fa sentire bene, più vero, più profondo?
· Mi rende più cosciente dei miei sentimenti, pensieri e percezioni?
· Mi unisce agli altri, alla natura, all’esistenza?
Se aiuta a farmi stare bene e a rendermi più cosciente, continuo a praticarla, indipendentemente dal fatto se viene dal Tibet, da Timbuktu, da Toronto o da Torino, se porta la sigla di un maestro famoso o del mio vicino di casa. Se non soddisfa questi criteri, può anche avere un nome altisonante, una storia millenaria o essere stata benedetta da una serie di santi: non mi servirà granché, perché il mio corpo e la mia anima non entreranno in risonanza con essa.

Lavorare con i chakra bassi può essere pericoloso?

Anny: Pratico yoga dal 1986 ed ogni tanto cado anch’io in una deflessione d’interesse verso la pratica, per questo motivo ho deciso di frequentare un secondo corso professionale, ma il problema è sempre dietro l’angolo. Forse sono io che cerco altro. Ora quasi “per caso” mi è stato consigliato di seguire il tantra, ma ho delle paure: un mio collega di studi mi disse che la via del tantra può essere pericolosa e che ci sarebbe un testo antico che avverte di questi pericoli. Come se Dio stesso diffidasse dal provare simili estasi i comuni mortali… anche un maestro di yoga indiano una volta ci disse di non iniziare a lavorare dai chakra bassi, sempre per un certa pericolosità. Voi cosa potete dirmi?

Elmar: Cara Anny, teniamo corsi di tantra ormai ds molti anni, ma di questi “pericoli” non ne abbiamo visto traccia, se non nella mente degli umani. Lavorare sui chakra bassi è “pericoloso” soltanto per chi teme la sessualità e il coinvolgimento sentimentale con l’altro sesso. Per questo motivo molti religiosi preferiscono la castità, in India come in Occidente. E’ come con i cani: quando hai paura, mordono. Se ti avvicini come amico, ti guardano con i loro grandi occhi. Potresti partecipare ad un corso introduttivo non troppo impegnativo e osservando i tuoi processi mentali e corporei trovare poi la decisione giusta per te. In tal modo non è necessario né fidarti degli antichi testi indiani, né delle nostre parole, ma troverai la risposta in te stessa.

Mentre faccio yoga, la vita scorre, ma io non sono partecipe

John: Insegno yoga da 4 anni e ora non mi sento più a mio agio. Penso troppo all’evoluzione personale, gli esercizi stanno diventando più meccanici, non so più a cosa servono, mi manca la creatività e divento ripetitivo. Mi piace l’assioma di Krishnamurti “Non c’è alcuna via spirituale!” e sento che c’è una verità in questo. Mi sembra di fare Yoga mentre la vita scorre in parallelo. Io non sto nel fiume della vita, ma sulla riva a riflettere sul fiume. Vorrei iniziare con un nuovo metodo e pensavo al tantra, a un po’ di aria fresca.

Elmar: Caro John, aria fresca in questa situazione è sicuramente utile. Il tantra scuoterà con violenza la tua abitudine di pensare la vita, mentre lei scorre altrove. Facendo certi esercizi emozionali non credo che riuscirai a ragionare molto, ti troverai buttato nella piena e dovrai stare attento alle onde e alle cataratte. Però dopo 4 anni di tantra ti potresti ritrovare nella stessa situazione: a praticare il tantra in modo meccanico, mentre il fiume della vita scorre in un altro ramo. Perciò quando ci vedremo al primo corso, vorrei identificare con te quel piccolo spostamento mentale che serve per uscire dalla paralisi di una “routine spirituale” (vedi anche capitolo 3 del libro Tantra e meditazione) e per tornare di nuovo in flusso. Questo sarà il primo obiettivo. Il metodo, yoga o tantra o altro, è secondario.

Stimolare il primo chakra è bandito nello yoga

Livia: Salve, ho frequentato un corso di yoga e vorrei sapere perchè hanno aperto tutti chakra ma non il primo, dicendo che stimolare la kundalini può portare alla follia. In una libreria ho trovato i vostri libri e con mio marito (curioso quanto me) abbiamo cominciato a provare i massaggi e con un approccio consapevole a stimolare anche il primo chakra. Risultato: il carico di energia che credo di aver mosso mi ha sfinito. Dove ho sbagliato?

Elmar: Ciao Livia, anch’io in precedenza ho praticato lo yoga e ho sentito dire la stessa cosa. Bisogna precisare: lavorare sul primo chakra è una cosa, stimolare la kundalini è un’altra. Per quest’ultima ci vogliono esercizi molto rigorosi concentrati sul primo chakra e una disciplina ferrea. Qualche massaggio non è sufficiente, altrimenti le prostitute, i playboy, gli attori porno avrebbero tutti la kundalini alle stelle. In India hanno una paura folle del sesso e lo reprimono più dei cristiani; perciò dall’anno 1200 in poi le pratiche sessuali sono state bandite dagli ashrams indiani. E’ vero che la kundalini si può svegliare anche spontaneamente, addirittura in chi non ha mai fatto alcuna pratica spirituale, ma è raro che porti a un fenomeno psicotico. In tanti anni di corsi tra migliaia persone nessuno, con le pratiche che insegniamo, ha avuto problemi. Lavorando su tutti i chakra contemporaneamente (e in particolar modo sul cuore), l’energia svegliata nel primo si espande facilmente nei chakra superiori senza creare troppa pressione nel sistema energetico. Ciò che descrivi sembra dovuto a una pressione temporanea, probabilmente perchè non siete abituati. Se continuate con queste pratiche, respirate in modo rilassato e se una volta dovesse diventare insostenibile, un bell’orgasmo è un buon rimedio per diminuire la pressione energetica. Se un giorno verrete ad un corso, vi potrò dare dei consigli anche più specifici.


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Costellazioni familiari

Costellazioni familiari

Forse l’immagine che ho della mia famiglia è un’illusione

Barbie: Cara Michaela, non sto parlando della mia attuale famiglia, ma di quella dove sono cresciuta. Il corso I mostri interiori è stato folgorante per me, in particolare lo psicodramma con mio padre. Credo che tutti quegli insulti che avevo urlato all’uomo che interpretava mio padre non fossero, come pensavo, “roba” di mia madre. Chissà quante volte si è comportato male con me! Io mi ostinavo ad idealizzarlo, ma lui mi ha spesso maltrattato e mancato di rispetto.
Una frase che tu mi avevi detto era stata decisiva: “E’ strano che un padre tratti la figlia da principessa e non tratti la moglie da regina”. Lì ho capito che non poteva essere, che qualcosa non tornava nelle mie credenze e che era il caso di andare più a fondo. Noto che inizia a vacillare tutta l’immagine che avevo della mia famiglia.
Una cosa è certa: sono felice di non essermene andata, questa volta.

Michaela: Cara Barbie, sono contenta nel vedere che trovi le tue soluzioni da sola e che, anche nei momenti più difficili, da dietro la ferita riemerge la comprensione.
Quando l’immagine apparente della famiglia inizia a scemare, la costellazione reale può, finalmente, manifestarsi.

Ha senso fare più volte una costellazione familiare?

Chiara: Mi interessa molto il destino della mia famiglia, capire cosa ho vissuto da bambina e vedere come cresco i miei figli oggi. Ho partecipato due volte a una costellazione familiare e ho notato che la seconda volta ho vissuto meglio degli aspetti che la prima volta erano sfuggenti e che ho compreso quante delle mie caratteristiche ho ereditato da mio padre, cosa che non sapevo prima.
Vi chiedo se fate le costellazioni familiari come nelle scuole discendenti da Bert Hellinger o se fate un’altra cosa. Perché lì di sessualità non si parla mai, eppure mi ricordo che da bambina provavo una forte attrazione verso mio padre, era eccitante al massimo, non come la provo oggi verso un uomo, ma altrettanto forte.

Michaela: Cara Chiara, con le costellazioni familiari è proprio così: ogni volta emerge un altro aspetto dall’inconscio, si arrotondano gli eventi, nascono nuove comprensioni, si vede l’importanza di una figura come la nonna, lo zio, la sorella, l’amante di papà, … che prima non si notava. La costellazione familiare non è una cosa statica del tipo “l’ho fatta e adesso so perché sono così come sono”, ma cambia con la propria evoluzione. Le introiezioni delle figure primarie cambiano con la consapevolizzazione delle stesse.
Anch’io ho seguito la formazione in costellazioni familiari, con la prima generazione di allievi di Bert Hellinger all’ABHI e ho frequentato alcuni corsi tenuti proprio da lui. Quando lavoro insieme a Elmar con i miei allievi nel corso I mostri interiori, usiamo più di un metodo: prima lo psicodramma per individuare bene la relazione primaria con la madre e con il padre, poi le costellazioni familiari per comprendere il sistema famiglia nella sua complessità. In più usiamo alcuni elementi dell’IBP-Counseling (Integrative Body Psychotherapy) per dare più spessore al vissuto corpo-mente di questa esplorazione.
Questo perché vogliamo evitare che le costellazioni diventino un nuovo modo di tornare a frasi fatte, che sentiamo spesso da persone che hanno avuto un approccio superficiale con queste tematiche: “ho già lavorato sul rapporto con mia madre, so che devo…” oppure “ho già perdonato i miei genitori, non serve ritornare su questo argomento” oppure “siccome ho avuto un abuso a 11 anni, non riesco ad abbandonarmi agli uomini” e così via.
Non vogliamo che il counseling venga usato per sostituire vecchie credenze con altre, nuove, ma ugualmente rigide, che si consolidano nell’individuo dandogli l’impressione di avere capito definitivamente la struttura profonda del proprio sé, per non dover affrontare quei punti che sono i più dolorosi nella ricerca interiore.
Per fare un esempio: il rapporto con tua madre non sarà mai elaborato completamente, perché il tuo sentimento di fondo (cioè quel sentirti normale che non ti verrebbe neppure in mente di cambiare) è impregnato da lei, te lo ha trasmesso quando eri nel suo utero. Il modo con cui tua madre ti ha toccato, evitato, amato, guardato, tenuto, trascurato, coccolato emerge in ogni relazione intima che hai: con il tuo uomo, con la tua amica del cuore, con i tuoi figli, con chiunque ti stia vicino. Questa memoria è immagazzinata nelle parti più antiche del sistema nervoso e nel sistema limbico, perciò la tocchi soltanto quando la costellazione familiare diventa un’esperienza corporea. La devi sentire in ogni fibra del tuo corpo, altrimenti rimane una scenografia interessante. Perciò le frasi risolutive che Hellinger offre funzionano soltanto quando sono dette in un determinato momento, quando tutto il corpo è aperto e ricettivo ai sentimenti verso il sistema o verso una certa persona.
Inoltre, vogliamo che la frase risolutiva emerga dal cliente dal suo sapere corporeo, dal suo linguaggio corporeo, da un suo impulso anche fragile o tenero, ma che non venga suggerita dal counselor come lo vediamo spesso fare nelle costellazioni familiari. Nell’ultimo caso rischia di diventare l’ennesima interpretazione che qualcuno ti dà e che aumenta i dubbi su chi sei, perché ogni counselor ti dirà un’altra versione. Se invece emerge da te stessa, a quel punto lo sai, e lo sai in profondità, senza ombra di dubbio, perché sei tu a darti la risposta.
Con questa risposta sono forse andata un po’ oltre la tua domanda, per chiarire alcuni punti che mi stanno a cuore e che vengono spesso fraintesi da chi ha poca esperienza con le costellazioni familiari o si avvicina ad essi con una comprensione solo mentale.
Come hai visto nel nostro programma, teniamo il corso delle costellazioni familiari due volte in inverno, quando il clima invita a guardarci dentro, perché lo riteniamo un ottimo metodo per comprendere la propria origine, il perché siamo quello che siamo, e poter cambiare successivamente nel training un tassello dopo l’altro, per poter cambiare gli schemi distruttivi nelle relazioni intime e poter vivere un amore più profondo e un piacere sessuale più pieno.

C’è una relazione tra il tantra e costellazioni familiari?

Ernesto: Come si possono relazionare il tantra e le costellazioni familiari?

Elmar: A Vienna, ho fatto un percorso di psicoterapia Gestalt e bioenergetica per tre anni. Dopo per un po’ non ne volevo più sapere. Mi dicevo “Caspita, bisogna sempre tornare ai genitori, ai traumi infantili, alle carenze, ai bisogni… Chi me lo fa fare?”. Allora sono andato in un monastero tibetano. Ho chiesto al Lama Chökyi Nyima Rinpoche se mi poteva insegnare una meditazione tantrica. Egli rispose: “Siediti su un cuscino in modo comodo, con la schiena abbastanza dritta, visualizza davanti a te il Buddha e dietro a te i tuoi genitori”. Inorridii. “Cosa?! I genitori di nuovo?” Egli vide la mia reazione e pazientemente disse: “Ebbene sì, perché i genitori ti condizionano per tutta la vita, perciò fanno anche parte della meditazione. Vanno messi i genitori interiorizzati, quelli che ti ricordi, non i genitori veri, anziani di oggi.”

Michaela: Inoltre, per come le facciamo noi, tra costellazioni familiari e tantra io vedo alcuni nessi. Spesso nelle costellazioni familiari non si tocca la sessualità. Noi invece indaghiamo anche su questo aspetto. Forse è una cosa peculiare nostra: vediamo come la vivono, come l’hanno vissuta, cosa hanno tramandato e come ti condiziona oggi. É molto interessante notare l’unione tra costellazione e un percorso spirituale.

Elmar: Si potrebbe dire che le costellazioni sono preliminari al tantra. Come nel nello yoga si fanno asana per molti anni prima di passare alle pratiche più intense, o nel tantrismo tibetano si fanno le invocazioni, così le costellazioni sono un buon preliminare per rendersi conto delle proprie convinzioni: non tutte vengono da me, molte le ho prese dai miei antenati, dai miei amici da giovane. E quando hai “gli occhiali” per osservarle diventa più facile arrivare alla mente pura, a trascenderle.


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