Morena: Cari Elmar e Michaela, sono uscita dalla bolla meravigliosa che abbiamo creato per una settimana durante il corso “Spazi di meditazione”, e tornata al mondo il mio rientro è stato veramente davvero difficile. Una settimana lontana dal mondo, in un ambiente di accettazione e silenzio, con persone positive e la serenità, è stato il posto che mi ha permesso di tornare nella mia vera me, nell’essenza delle cose. Lì dove tutto è bello tranquillo e sereno (Esagero? Forse ma è come mi sento). Facendo il medico, avevo portato con me tristezza e morte, tanta durante la terza ondata del Covid-19. La morte di chi assisto ogni giorno e la morte di un caro amico che era morto il giorno prima del corso! Il mio lavoro logorante che, con tutte le difese che ho comunque alzato negli anni, mi crea ancora un grande sconvolgimento nell’anima. E non è per la morte come evento ultimo di una vita, ma è la sofferenza altrui che è difficile da gestire. Sofferenza di colui che va e di quelli che restano.
La mia vita privata piena di pensieri. Una madre anziana e malata che vive da sola e tanto lontana, un nipote, figlio di mio fratello che non c’è più, orfano, problematico e con un mondo attorno molto poco comprensivo nei suoi confronti, un fratello che non sapendo gestire la sua frustrazione e tristezza comincia ad avere problemi con l’alcool, una vita che ho sempre vissuto da sola perché è il miglior modo o forse l’unico che conosco per viverla e difficilmente permetto agli altri di entrare. E, come disse Elmar, ancora non ho imparato né a chiedere, né a prendere. Ci provo però e sto anche migliorando.
Sono rientrata nel mio mondo e le faccende mi sono cadute addosso. Pensavo di poter rimanere ancora un po’ nella mia “bolla”, ma niente di più errato. Ho preso l’influenza e mi sono ritrovata in uno stato di depressione profonda, pensieri cupi, sogni vividi violenti intensi mi hanno portato a uno stato di malessere interiore che non comprendo. Avevo pensieri talmente cupi da farmi pensare veramente si essere scivolata in una depressione maggiore dalla quale si potrebbe uscire solo con l’ausilio dei farmaci e vi assicuro che non ho mai pensato che avrei preso in considerazione una cosa simile. Un po’ perché da medico (definizione: mammifero appartenente alla categoria dei primati che considera che avendo studiato e imparato i malesseri corporali riesce anche a scansarli come per magia) non ammetto di averne bisogno, ma soprattutto perché non avevo mai sentito il bisogno. Certo ci sono stati periodi molto difficili di profonda tristezza, ma la depressione è un’altra cosa. Ed era quello che ho sentito in quei 3 giorni: un buio profondo dove era scivolata l’anima, dove la luce non arrivava e da dove non riuscivo a uscirne.
Sono cresciuta in una famiglia cattolica molto credente e praticante e fin dalla tenera età sono stata molto vicina al divino, a tutto ciò che è più e oltre tutti noi e la morte non l’ho mai considerata una fine e di conseguenza non ho mai avuto particolarmente paura di essa. La mia convinzione era che tutto ciò che si trova oltre quella porta non è peggio, anzi è meglio di tutto ciò che è qui. Ma in quei giorni questa mia certezza è vacillata e una paura profonda mi ha invaso l’anima, accompagnata da sensi di colpa e solitudine.
La mia vita non è stata una passeggiata fino ad ora, ho dovuto combattere e spesso l’ho fatto da sola. Non sono mai stata una persona abbattuta o lamentosa. Tutt’altro, ho sempre cercato di vedere il lato positivo delle cose, anche quando era veramente difficile. Il mio ex e qualche amico mi hanno pure rinfacciato di essere troppo positiva e allegra. Ma questi ultimi momenti vissuti erano un po’ troppo. E’ possibile che in questi giorni felici vissuti con tutti voi si è attivato qualcosa di sconosciuto dentro di me?
Spero di non avervi tediato troppo con la mia lunga lettera. (Ooops!!!)
Vi abbraccio con affetto, Morena
Michaela: Carissima Morena, grazie della tua lettera.
La situazione buia nella quale ti trovavi, è senz’altro molto sconcertante per te, perché inaspettata e violenta. In genere quando entriamo in un divario di sensazione spiacevoli, non spiegabili, apparentemente senza causa, sono coinvolti talmente tanti fattori che è difficile decifrarli od ordinarli. Questo lascia una sensazione di impotenza e di essere in balia degli eventi. Dunque prendiamo per prima in esame alcuni fattori noti:
- Hai passato un periodo di lavoro molto stressante con tematiche magari non del tutto digerite. Due anni, nei quali l’anima riceve poco sostegno, anzi deve dare sostegno agli altri. Non per agency, ma per vocazione. Due anni senza vacanze. Due anni con tanti episodi non elaborati, per esempio: il rapporto con colleghi, i cambiamenti improvvisi di struttura e/o contenuti.
- Hai alle spalle un periodo famigliare travagliato e segnato di morte; dunque con tematiche che riguardano il lasciar andare, l’addio e la perdita di persone care. Un periodo, nel quale anche il sistema famigliare non dà sostegno ma si trova in una fase di riorganizzazione che riguarda tutti coloro che sono rimasti. Dunque un cambiamento che non è stato scelto da nessuno. Potrebbe essere segnato dal sentirsi vittima degli eventi e questo sentimento potrebbe farsi strada tra tutti i coinvolti all’interno della famiglia.
- Un amico che muore significa un addio per sempre e lascia uno strascico di lacrime, pensieri di tutti i tipi, ricordi del vissuto comune. Soltanto per questo servirebbe un rituale sull’addio come quello che abbiamo fatto durante la La porta della beatitudine.
- Inoltre in questi ultimi anni non c’era tempo per le tue tematiche personali che di conseguenza si sono accumulate e si sono fatte più pressanti: come sto io, dove sto andando, cosa mi fa piacere, quale prospettive ho per il futuro?
Come vedi ho elencato solo quanto hai scritto, ma mi immagino che queste tematiche si intreccino con il dialogo interiore e formino un aggrumolo di pensieri che come un filo di lana fa gomitolo su se stesso.
Vorrei chiarire una cosa: la depressione maggiore, lo sai meglio di me, secondo il DSM5 viene diagnosticata solo quando si presenta almeno per due settimane di continuo e si ripete nell’arco di sei mesi per almeno tre volte. Dunque non è il tuo caso! Perciò la chiamerei diversamente, perché è apparsa dopo il corso di meditazione durante il quale hai vissuto, anche grazie al gruppo, una vita più luminosa. Mi posso immaginare che, nel contrasto, il buio appare ancora più buio. È un fenomeno che si incontra quando ci si avvia verso una via meditativa: tutto diventa più intenso, nel bene come nel male.
Dunque ciò che chiami depressione, la chiamerei apparizione dell’ombra, che infatti è l’argomento del prossimo corso. Cosa fare nel frattempo? Innanzitutto cercare di districare gli argomenti ed elaborarne uno alla volta per bene, differenziare bene tra lavoro, famiglia, amicizie, stare da sola, percorso spirituale. Poi se c’è qualcosa che vuoi elaborare in particolar modo, siamo disponibili, ci puoi chiamare.
Un abbraccio forte, Michaela
Elmar: Cara Morena, come vedi, Michaela mi ha anticipato nella risposta. Posso soltanto aggiungere alcuni punti:
- Prima di tutto non ci hai annoiato o tediato con la tua lettera. Sai che non amo le persone prolisse che si dilungano per il piacere di sentirsi parlare, ma la tua lettera era intensa e sincera dalla prima fino all’ultima riga.
- Ripeto quanto detto dalla mia carissima moglie: non hai una depressione. Una persona depressa (secondo i canoni clinici) non riuscirebbe a scrivere quella frase autoironica sui “mammiferi, primati che credono di …”. Ho riso di cuore.
- Meditazione non ha la funzione di farci stare meglio, ma rende la vita più consapevole e di conseguenza più intensa. Perciò anche la sofferenza diventa più intensa. Lo confermano i mistici che hanno meditato tanto, come Santa Caterina di Siena, Santa Teresa d’Avila, Santa Gemma di Lucca, Meister Eckhardt, Milarepa, per citarne soltanto alcune/i. Con la meditazione la luce della consapevolezza diventa così acuta, che nel contrasto le ombre sembrano più scure; proprio come avviene con la luce fisica.
- Se hai preso questa settimana come una specie di vacanza dalla tua quotidianità burrascosa, dopo ti ritrovi nella stessa, ma hai in memoria la pace del tempo passato prima. Ti posso solo dire che conosco bene questo processo: c’è chi si trova nell’inferno durante la meditazione e nel paradiso le settimane dopo (come è successo a me varie volte), chi si trova nel paradiso durante la meditazione e nell’inferno dopo (come è successo a te), chi vive in un continuo purgatorio. Alla fine conosciamo comunque tutti e tre i reami.
- Shunryu Suzuki, il maestro zen, dice: “Se ti sembra di aver meditato male, perché durante o dopo hai sentito tante sofferenze, vuol dire che hai meditato bene”.
Ti mando un abbraccio caloroso
Elmar