Il tantra è compatibile con altre meditazioni?
Giacomo: Salve, mi chiamo Giacomo e ho 30 anni. Circa tre anni fa sono stato iniziato a una tecnica di meditazione che si chiama “meditazione trascendentale di Maharishi”, attualmente sto facendo regolarmente le asana e la M.T. Vorrei chiedervi: se io partecipassi a un fine settimana ci potrebbero essere problemi per quanto riguarda la mia tecnica di meditazione? Anche se credo che tutti i tipi di meditazione vanno verso l’interiore della persona e servono per evolvere e scacciare via i condizionamenti, vorrei avere qualche informazione più affine da voi. Un’altra domanda: perché il tantra fa del sesso una meditazione?
Elmar: Caro Giacomo, dal nostro punto di vista non c’è nessuna incompatibilità tra il tantra e altre pratiche spirituali. Nel capitolo 7 del libro Tantra e meditazione trovi una spiegazione dettagliata di questo principio e sul perché il Tantra non ha difficoltà con le altre religioni e i loro metodi, benché queste talvolta non accettino il tantrismo.
Il tantra è una via che da sempre ha incluso qualsiasi metodo che aumenta la consapevolezza, integrando tra l’altro anche la sessualità nelle sue varie forme. Siccome il fine del cammino spirituale è l’unione con il “tutto”, si usano anche metodi poco convenzionali, perché ogni cosa che escludi dal cammino ti separa dall’unione, in quanto l’universo appunto contiene tutti gli aspetti, non solo quelli considerati comunemente più “spirituali”. Non si può diventare più interi, più connessi, più uniti in se stessi e con ciò che ci circonda, se questo e quello e quell’altro aspetto della vita vanno esclusi.
Anch’io pratico delle meditazioni che vengono da diverse tradizioni sia buddhiste che induiste o cristiane e che non sono per niente incompatibili tra di loro. Ovviamente uno può provare un po’ questo e un po’ quello senza fare nulla seriamente, ma non mi sembra il tuo caso. Anzi, ampliare la panoramica delle pratiche spirituali mi pare un passaggio importante, anche perché le esigenze verso una pratica cambiano con l’età, con le conoscenze che si fanno; le stesse realizzazioni che si hanno con una certa pratica possono portare al desiderio di provarne un’altra, proprio perché la prima ha fatto il suo compito e in un certo senso si è superata. Ti auguro delle buone meditazioni!
Con la meditazione vipassana ho scoperto alcune cose su di me
Libero: Salve, grazie per avermi mandato le date dei vostri corsi; penso di venire a uno dei prossimi, ma vi vorrei chiedere una conferma circa i risultati che sto ottenendo dalla meditazione Vipassana, ovvero se sto procedendo nella direzione giusta o meno. I primi due giorni ero piuttosto confuso perché ero assalito da un’infinità di pensieri che mi disturbavano e che non sapevo come gestire; quello che ritengo sia l’unico vantaggio di questa prima sessione, è che, da quel momento, anche nella vita quotidiana, ho cominciato a fare uso dell’attenzione. La terza volta che mi sono immerso nella meditazione vipassana ho ottenuto risultati decisamente diversi. Invece che farmi assalire dai pensieri, ho cominciato ad osservarli senza giudicarli (come più volte avete specificato nel vostro libro) saltando da uno all’altro non appena li avvertivo. Da un certo punto di vista era faticoso perché i pensieri si susseguivano in rapida successione e mentre alcuni erano evidenti altri lo erano molto meno, quasi mimetici. Ho prestato attenzione anche alle sensazioni fisiche e devo dire che con sorpresa (banalità direte voi) ho cominciato ad avvertire internamente il mio battito cardiaco. Esaltato da questa scoperta ho provato ad impossessarmene nel senso che mi sono sforzato di sentire in maniera ancora più evidente questa sensazione; il risultato è stato che l’ho persa del tutto. Ma non mi sono scoraggiato e ho continuato a saltare da un pensiero all’altro, da una sensazione all’altra, fino a che per un attimo, come fosse un flash, mi sono sentito svuotato, mi sono sentito precipitare. Dopo un po’ ho avvertito la stessa emozione a livello del plesso solare, e poi di nuovo ma questa volta a livello della testa; in quel momento non è stato molto piacevole perché mi sentivo proprio senza riferimenti, come se precipitassi, e per un po’ sono stato colto da un senso di nausea. A questo punto la mia meditazione è terminata. Va aggiunta una cosa: grazie all’attenzione che rivolgo anche durante la giornata al mio corpo mi sono scoperto spesso con l’avambraccio sinistro teso, il pugno quasi serrato; ogni volta che me ne rendevo conto facevo in modo di rilassarlo. Al termine di quest’ultima meditazione di cui vi ho detto mi sono ritrovato, per una buona mezz’ora, con lo stesso avambraccio indolenzito. Per me sarebbe importante sapere se procedo nella direzione giusta ed eventualmente se le emozioni che ho provato hanno un significato o meno. Cordiali saluti.
Elmar: Caro Libero, in tutto quello che racconti stai andando nella direzione giusta, tranne in un aspetto: non sforzarti di cercare di sentire una certa sensazione (per esempio il battito cardiaco) in modo più evidente. Come hai visto, questo tentativo non ha avuto l’effetto desiderato.
Nella meditazione vipassana osserviamo le sensazioni che ci sono. Non evitiamo quelle giudicate spiacevoli o poco interessanti, ma neanche cerchiamo o intensifichiamo quelle giudicate piacevoli o interessanti. L’osservazione e percezione delle sensazioni è neutrale, non mira a cambiarle.
Come hai notato, meditare ha un effetto anche sulla consapevolezza di tutta la giornata e percepisci il corpo e la mente più chiaramente.
Per i momenti di vuoto non ti devi preoccupare: arrivano e passano. Spesso seguono un processo mentale intenso o un rapido susseguirsi di sensazioni corporee; quando l’onda è passata la valle sembra più profonda. Buon proseguimento!
Come posso conciliare la libertà sessuale con Gesù?
Andrea: Cari Elmar e Michaela la domanda che ho da porvi è semplice. Com’è possibile conciliare una totale libertà sessuale con Gesù Cristo (non con la Chiesa)?
Elmar: Ciao Andrea, anche la risposta è semplice: leggendo i Vangeli osserverai che Gesù Cristo non ha mai parlato della sessualità, lasciandoci una grande libertà.
Cos’è un totem tantra nepalese?
Carlo: Mi è arrivato un totem tantra nepalese in una newsletter. Da quale tradizione viene, dall’India o dal Nepal?
Elmar: Lo conosco, è arrivato anche a me, è una raccolta di saggezze in forma poetica. Non so chi è l’autore e nella letteratura tantrica tradizionale non ho trovato nessun poema che si chiamasse “totem tantra nepalese”. Comunque lo trovo carino e stimolante.
La sola stanza “Non conservare niente per un’occasione speciale, ogni giorno che vivi è un’occasione speciale” contiene il principio di ogni via spirituale.
Puoi prendere la frase che ti tocca maggiormente e attuarla per circa un mese nella tua vita. Se da questa pratica impari qualcosa, non importa più da che tradizione viene, perché è diventato tuo.
Qual è la vera meditazione vipassana?
Claudio: Ho praticato la meditazione vipassana in due monasteri in Thailandia, ma in modo diverso da quello che descrivete nel vostro libro: osservavamo oltre alle sensazioni corporee anche i pensieri e le emozioni. I maestri tailandesi dicono che questa era la vera Vipassana in quanto tramandata da Buddha in una linea ininterrotta da maestro a discepolo. Allora, qual è quella vera?
Elmar: Caro Claudio, anch’io tra la Thailandia, la Birmania e il Nepal ho incontrato diversi modi di fare la meditazione vipassana: c’è chi dopo un periodo di Anapanasati osserva il sorgere dei pensieri, chi le sensazioni corporee, chi il movimento respiratorio, ecc. Tutte le scuole buddhiste dicono di avere una tradizione ininterrotta da Buddha fino ai giorni d’oggi. Si vede che Shakyamuni Buddha ha detto tante cose e ogni scuola ne ha preso una parte per svilupparla più di altre considerandola il perno dell’insegnamento. Anche il vajrayana tibetano pur differenziandosi in molti aspetti dal theravada riferisce linee dirette fino al Buddha.
Come il Papa dice che anche le altre religioni cristiane (evangelici, ortodossi, anglicani….) hanno un loro valore, ma che il cattolicesimo è l’unica vera interpretazione della parola di Gesù; così all’interno del buddhismo ogni scuola pensa di avere l’insegnamento più valido, più veloce o più autentico trovando mille ragioni per giustificare la propria posizione.
Puoi dimenticare queste discussioni tra i vari maestri e considerarle un’espressione del loro ego spirituale. Per la tua vita sono ininfluenti. Pratica qualsiasi forma di Vipassana che ti dia dei buoni risultati e fai come ha fatto Buddha: ha studiato e preso sul serio tutti gli insegnamenti che c’erano ai suoi tempi, ma poi ha seguito la propria strada ascoltando la voce più profonda che percepiva in sé. Se non avesse fatto così, il buddhismo non sarebbe mai nato.
Qual è il giusto approccio al rebirthing?
Riccardo: Buongiorno, sono a chiedere delucidazioni e consigli riguardo all’esercizio di rebirthing che abbiamo fatto al corso “Ardore nel cuore”: durante la pratica mi capita di avvicinarmi a momenti catartici di diverso tipo, ai quali non ho mai dato del tutto sfogo per seguire l’esercizio, questo mio comportamento mi “distrae” dell’esercizio, dissipo energie e arrivano i pensieri. Lo stesso mi accade durante certe meditazioni, come per esempio la chakra-breathing. Pertanto vorrei sapere come comportarmi in questi casi, nel senso di evitare di vivere la catarsi per non distogliermi dall’esercizio o viverla? Ci sono consigli o aneddoti a riguardo?
Elmar: Caro Riccardo, sì, ci sono degli aneddoti. C’era una volta, all’inizio dei lontani anni ’80, quando i Pooh erano ancora giovani e la Lira italiana veniva svalutata ogni anno del 10%, un Tizio che praticava il rebirthing ed ebbe le stesse tue domande. Si rivolse prima a una rebirther professionale per udire la seguente risposta: “Come ti permetti di fare certe domande? Il rebirthing è una tecnica completa in se stessa e ogni tensione si risolve attraverso il solo respiro”. Successivamente si rivolse a uno psicoterapeuta specializzato in bioenergetica e psicologia Gestalt, il quale rispose: “Se attraverso una qualsiasi tecnica, come per esempio questo tipo di respiro, hai toccato delle emozioni profonde, esprimile, urla, batti con i pugni su un materasso. L’emozione ha precedenza rispetto alla tecnica che l’ha stimolato. Ma fallo in un ambiente sicuro, dove non disturbi i vicini di casa”.
Il Tizio, sconvolto dalle risposte contraddittorie, smise con il rebirthing, andò in India e si dedicò alle meditazioni del buddhismo tibetano e successivamente alla vipassana. Oggi il Tizio insegna il rebirthing, la catarsi, varie meditazioni e dà consigli ai suoi allievi, come il seguente: caro Riccardo, prova a fare una serie di sessioni con catarsi e un’altra serie di pari numero senza catarsi, sempre a stomaco vuoto. Alla fine fai un paragone e valuta. Fra circa cinque anni rifai lo stesso esperimento e rivaluta, perché il risultato potrebbe cambiare nell’arco della vita.
Ti rispondo così, perché so che ogni insegnante è convinto che il suo metodo sia il migliore, ma tu dovrai sperimentare quale è il miglior metodo per te.
Spero di aver risposto in modo esauriente. In caso contrario mi puoi chiamare per telefono.
PS: Tu conosci il Tizio dell’aneddoto sopra, hai appena partecipato a un suo corso, è sposato con una certa Michaela.
Le pratiche insegnate portano all’imperturbabilità?
Leopoldo: Caro Elmar, come sai, sono laureato in filosofia e dunque un gran divoratore di libri. Dopo l’ultimo corso ti chiedo un’indicazione bibliografica relativa al buddhismo e, più in generale, sul buddhismo tantrico. Mi farebbe piacere anche che mi indicassi il monastero dove ti sei formato. Vorrei poi porti i seguenti quesiti, visto che non sono riuscito a farlo durante il corso:
- Hai detto che il buddhismo porta a trascendere progressivamente i dualismi: trascendere il dualismo ha come conseguenza l’imperturbabilità psico-emotiva? Vivere nell’imperturbabilità psico-emotiva può essere considerato un obiettivo del buddhismo?
- E’ agency o carattere abbandonato quello di una madre che crede di dover stare costantemente accanto al figlio di 9 anni, al punto da non potersi concedere qualche giorno fuori casa per se stessa? Dice di non essere pronta a separarsi dalla famiglia e dal figlio…
Buona serata
Elmar: Buona serata, Leopoldo. Ho studiato il buddhismo mahayana nel monastero di Kopan, situato a Boudanath, circa 20 km a est di Kathmandu in Nepal. In quell’epoca Lama Thubten Yeshe, il fondatore, era ancora in vita. Oggi è condotto dal suo partner Lama Zopa che qualche volta è venuto anche in Italia.
Bibliografia? Mamma mia, ce n’è così tanta, che non saprei da dove iniziare. E per dirti la verità, ho studiato pochi libri, mi sono dedicato più alla meditazione.
Dopo aver passato una settimana presso Lama Choe kyi nema e un mese a Kopan, sono sceso in India e ho partecipato a un ritiro di 10 giorni di Vipassana con Satya Narajan Goenka. Questo appartiene alla scuola Theravada, che è più essenziale e si concentra sulla pratica meditativa e meno sui testi e discorsi. Comunque i libri che mi hanno impressionato di più, sono:
- Yesce Lama, Tantra Una visione di totalità, Chiara Luci Edizioni 1989
- Suzuki Shunryu, Mente zen – mente di principiante, Ubaldini 1997
- Trungpa Chögyam, Al di là del materialismo spirituale, Astrolabio 1978
Quest’ultimo ha pubblicato anche altri testi. E’ piuttosto iconoclasta, perciò mi è piaciuto. Se cerchi testi sul buddhismo per studiosi seri, ti puoi rivolgere a una mia collega che è laureata in scienze delle religioni. Si chiama Michaela Zadra-Gössnitzer e l’hai conosciuta ai corsi, era spesso seduta vicino a me.
Ah, ti devo ancora rispondere alle tue due domande:
- Sì e sì
- E’ difficile rispondere, perché conosco questa madre soltanto dalle tue poche righe. Potrebbero essere agency + carattere abbandonato, potrebbe anche trattarsi di una madre che non conosce altro oltre a questo ruolo, potrebbe essere la “classica mamma italiana” come compare nei film, o di una mamma timorosa. O, come lei stessa dice, non è ancora pronta di separarsi dal figlio. In tal caso c’è solo da aspettare 5 anni, finché il figlio inizia a staccarsi da lei.
Un caro saluto
Leopoldo: Grazie Elmar per l’ampia risposta! Quel doppio sì al punto 1) mi dona molta gioia e desiderio di approfondire il pensiero e l’etica buddhisti perché, come ti dissi al corso “Ardore nel cuore“, il mio obiettivo di vita è proprio quello di superare il dualismo e coltivare l’imperturbabilità. Tu allora però mi avevi risposto che, se quello era il mio obiettivo, stavo al corso sbagliato, e che mi sarei dovuto rivolgere al Dalai Lama. Posso chiederti il motivo di quella risposta – o di esplicitarla – visto che anche tu persegui quell’obiettivo, essendo buddhista? Non è questo l’orizzonte cui tende anche il tantra?
Elmar: Buona sera, Leopoldo. Mamma mia, fino a poco fa ero imperturbato, ma dopo la lettura della tua ultima mail sono turbato parecchio.
Superare il dualismo porta all’imperturbabilità. Fin qui è vero. Personalmente preferisco il termine equanimità, perché imperturbabilità può essere facilmente confusa con la corazza del carattere invaso. Infatti vengo turbato addirittura da una mail di un mio caro allievo interessato, come noti.
Al corso “Ardore nel cuore” ti ho detto che questo non era il corso giusto, perché conosco il programma e sapevo che ci sarebbero stati dei momenti piuttosto turbati, come per esempio l’incontro tra maschi, o – peggio ancora – l’incontro con le donne, lo streaming, il gioco erotico regina-servo, ecc. Ultimamente ho sentito che anche il Dalai Lama non scherza, per esempio l’iniziazione in Kalachakra lascia le persone assai scosse. Quando l’ho incontrato io, invece parlava soltanto di pace e compassione.
In sintesi: non c’è via di scampo, il turbamento fa parte di qualsiasi via spirituale. Qualcuno usa la metafora dell’uragano: fuori ci sono venti di oltre 200 k/h, nel centro è silenzioso. E il bello è che entrambi i fenomeni esistono contemporaneamente.
Ora vado a preparare la cena, perciò ti saluto.