Dubbi sulle meditazioni?

Dubbi sulle meditazioni?

Ho due domande sulla meditazione dinamica

Arianna: Prima cambiavo orario della meditazione dinamica quasi tutti i giorni per impegni vari, da due settimane mi alzo alle 5 per farla. E’ fantastica fatta il mattino, mi piace e non mi pesa, dà veramente una marcia in più. E poi c’è il silenzio: ho sensazioni nuove, bellissime, in certi momenti smetto addirittura di deglutire, non sento dolori, sono dentro. Un po’ esco un po’ entro, ma sento un cambiamento vero. Quando sono dentro ci sono ed è bello, mi sento protetta e avvolta dalla luce.
Ora ti chiedo: se non la faccio tutti i giorni, si interrompe qualcosa? Per esempio il fine settimana sono in viaggio e non riuscirò a farla

Elmar: Una volta che la fai con piacere, come me la stai descrivendo, qualche giorno di pausa non fa niente, non interrompe il flusso. Noterai da sola, quanti giorni di pausa sono fattibili, senza perdere le belle sensazioni che descrivi.

Arianna: Sto continuando con la meditazione dinamica alle cinque e mezza del mattino. Ora vivo meglio il silenzio, anzi, quando arriva la musica quasi mi dispiace: da qualche giorno mi succede che mi si addormenta la coscia sinistra, ma solo la parte davanti e il fianco esterno. Dato che il nostro corpo ci comunica sempre, questo cosa significa? Altra cosa che ho notato: faccio fatica a rimanere centrata sul suono “HU”, cioè faccio il movimento con le gambe ma perdo spesso il respiro. Vuol dire che sto fuggendo?

Elmar: Cara Arianna, quando l’energia comincia a circolare nel corpo, ben spesso scopriamo delle sensazioni asimmetriche: una parte formicola, l’altra no, un lato è più rigido, l’altro più sciolto, e così via. E’ una condizione normale e può cambiare da una volta all’altra. Non vale la pena soffermarsi troppo sui significati, osservarli è sufficiente. Nella terza fase è consigliabile mantenere il suono “HU”, il respiro e il salto sincronizzati. E’ proprio il loro insieme che scioglie le tensioni croniche e aumenta la carica energetica. La sincronia tra tutti e tre ti darà una sensazione di “esserci” che non si può descrivere a parole. In più, facendo l’espirazione e il suono mentre atterri dal salto, ti stancherai meno. Buon proseguimento!

Come si respira durante la meditazione seduta?

Armonic: Caro Elmar, ti chiedo un chiarimento sulla respirazione, che mi sono dimenticato di chiedere durante il corso: quando dite alle persone: “Respira”, consigliate: di essere consapevoli della respirazione (senza intervenire coscientemente) o di respirare volutamente in modo più completo e profondo? O tutte e due?

Elmar: Nel buddhismo dicono che la consapevolezza del respiro è sufficiente.
Siccome nella nostra cultura abbiamo tutti un respiro contratto (chi più, chi meno), consigliamo tutti e due: diventare consapevoli e approfondirlo un po’ per conoscere la sensazione liberatoria di un respiro pieno che vitalizzi di conseguenza anche i sentimenti e ci rende presenti al corpo.

Cerco un approccio migliore per la meditazione sul fuoco interiore

Flaviano: Ciao Elmar, fra i buoni propositi di questi giorni ho cominciato a meditare appena ho tempo. Ho scelto il tummo (meditazione sul fuoco interiore) perchè per buona parte è simile alla respirazione che faccio con aikido e mi sembrava facile integrarla. Dopo qualche giorno comincio ad accorgermi di qualche cambiamento, eppure mi restano dei dubbi perché dal libro Tantra. La via dell’estasi sessuale non riesco a cogliere alcuni passaggi. Per esempio la parte di visualizzazione in cui prima concentro l’energia nell’addome, contraggo il perineo, visualizzo la fiamma che sale, la goccia che scende e infine il diffondersi a tutto il corpo è da fare tutta mentre trattengo il respiro o una parte si visualizza in espirazione?
Mi sono accorto poi durante le tue spiegazioni al corso La porta della beatitudine che molto di come l’avevo capita io dal libro era sbagliato: per esempio la contrazione del perineo è delicata, mentre pensavo che fosse forte. Mi chiedevo se potessi darmi qualche suggerimento o un testo di riferimento più dettagliato.

Elmar: Caro Flaviano, anche i vari lama tibetani che praticano il tummo per anni, la descrivono in modo diverso. Alcuni fanno tutto mentre trattengono il respiro, altri fanno scendere la goccia durante l’espirazione. Sul modo soft o hard trovi altrettante discrepanze. Sono filosofie di vita che in ogni monastero vengono comprese in modo diverso, dipende dal maestro che le insegna. Perciò la pratica viene trasmessa personalmente per poterla adattare al carattere dell’allievo e non attraverso i libri che devono orientarsi a una grande massa. Conoscendoti ti consiglierei un approccio più soft in tutte le fasi. Questa è una meditazione che produce un piacere sottile e non un esercizio da palestra.
Se cerchi altri testi, chiedi a Chiara Luce Edizioni che stanno traducendo “I sei yoga di Naropa” di Lama Yesce, un esponente della versione soft. Un autore più tradizionale invece è Garma C.C. Chang, Insegnamenti di yoga tibetano, Ubaldini Editore.

Meditare aiuta a superare le conseguenze di traumi sessuali?

Eleonora: La meditazione tantrica può aiutare a superare la rigidità e l’autodifesa causati da traumi sessuali adolescenziali?

Elmar: La rigidità sì. Anche la difesa, però il trauma va risolto con un altro metodo e richiede una terapia. La trauma-terapia è stata creata negli anni ‘90 da Peter Levin. Io ho fatto una breve formazione, ma non è una cosa che pratichiamo durante i nostri corsi.
La meditazione non può risolvere un trauma. Semmai la meditazione può risvegliare il trauma, perché quando tutte le difese si abbassano e tu sei lì tranquilla, può darsi che riemerga il trauma che fino a quel momento è rimasto nell’inconscio. Nella meditazione, in generale, aumentano tutti i problemi, vengono su come mostri, perché nel contrasto con la stabilità e la lucidità della mente risalgono più facilmente. La risoluzione del trauma, però, richiede un metodo terapeutico. Questa confusione viene fatta spesso: tra meditazione, counseling e terapia viene messo tutto in un calderone, ma sono metodi ben diversi. Come diceva il nostro maestro Jack Rosenberg, la terapia serve per risolvere un problema, per esempio questo trauma sessuale nell’adolescenza. Quando il problema è risolto, la terapia finisce. La meditazione serve per andare al di là di tutti gli schemi, di tutte le dualità, e questa si può fare per una vita.

Michaela: Sì, sì, sono d’accordo. La rigidità si può superare, perché ci sono molte meditazioni che enfatizzano proprio il movimento. A partire da movimenti molto ampi, fino a movimenti molto sottili, invisibili e percepibili soltanto da chi medita.

Il libro va bene anche per coppie omosessuali?

Ramona: Il vostro libro sulla meditazione va bene anche per le coppie omosessuali?

Michaela: Assolutamente sì.

Elmar: Si devono solo cambiare mentalmente alcune frasi del libro in cui c’è scritto “l’uomo e la donna”. Si sostituiscono con “partner A e partner B”.
Ai nostri corsi vengono anche coppie omosessuali. Poche, perché sono poche nella totalità della popolazione. In questi ultimi anni il movimento LGBTQIA+ ha fatto parlare molto di sé e ciò è stato importante per l’emancipazione degli stessi nella società. Eppure molte aree della vita sono uguali per tutti. Se per esempio ti iscrivi alla scuola guida, la tua identità sessuale o l’orientamento sessuale sono ininfluenti. Anche nella meditazione i principi sono gli stessi. Come gli eterosessuali, anche gli omosessuali hanno 7 chakra, una bocca per parlare, genitali per provare piacere, un cuore per amare. E per arrivare al silenzio della mente, la preferenza sessuale non importa proprio.

Michaela: Abbiamo diversi amici, sia uomini che donne, omosessuali e vediamo che hanno gli stessi problemi, le stesse dinamiche, che i chakra funzionano nello stesso modo. Sappiamo, perché ce lo hanno detto, che tutti gli esercizi funzionano anche per loro.


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