Quale meditazione scegliere?
Eleonora: Ho provato a fare tre meditazioni diverse per circa un anno, una volta una e poi un’altra, come veniva. Devo dire che in fondo tutte e tre mi hanno fatto bene, ma ho l’impressione di avere cambiato il metodo quando una certa meditazione diventava difficile. Da due mesi non faccio più nulla. Mi sembra che trovare la giusta dose tra l’impegnarsi troppo nella ricerca interiore, e il non fare nulla sia un cammino sul filo del rasoio. Ora desidero continuare con una meditazione, ma quale prendere?
Elmar: Non prendere mai una meditazione, permetti piuttosto che lei prenda te. Se vai a scegliere tra le tre meditazioni che conosci, scegli quella che ti consente meglio camminare sul filo del rasoio. Mi posso immaginare che nel libro Tantra e meditazione tu possa trovare alcune risposte più esaurienti alla tua domanda, perché parla poco dei metodi e molto dell’approccio personale alla meditazione che ognuno deve trovare per se.
Il mio modo di meditare è giusto?
Gabbo: Vorrei sapere se è corretto il modo in cui faccio meditazione. Chiudo gli occhi, ascolto il mio respiro e lascio andare i miei pensieri… Secondo voi è giusto? Dovrei correggere qualcosa?
Elmar: Ciao Gabbo, sì, questo è il modo giusto. Senza leggere libri hai trovato il nocciolo della meditazione. La meditazione in fondo è così semplice. Il problema di molte persone è che non sopportano la semplicità, perché li metterebbe a confronto con il proprio vuoto interiore. Preferiscono le meditazioni complicate per avere qualcosa da fare che li distragga da loro stessi.
Tu hai trovato la meditazione più semplice che esista e che ti porterà a te stesso.
Ti auguro delle buone meditazioni!
Posso imparare la meditazione attraverso la lettura?
Mattia: Salve, ho letto il Vostro libro Tantra e meditazione. Sono circa cinque mesi che provo la meditazione seguendo le indicazioni, ma ho forti dubbi su come e cosa dovrei sentire. Rilassato o vigile? Distaccato o presente? Potete darmi qualche consiglio?
Elmar: Ciao Mattia, anche noi sappiamo che insegnare la meditazione tramite un libro è come insegnare la danza attraverso un libro. Un testo ha dei forti limiti. Ti ricordi il testo a pagina 59? Ognuno tende a “meditare” entro i suoi schemi caratteriali, perché gli viene “naturale” in quel modo. Per uscire dai propri schemi – che è il fine della meditazione – ci vuole il contatto diretto. Quando ci vedremo la prima volta, ricordami il tuo obiettivo di imparare a meditare, così ti potrò dare delle indicazioni personalizzate.
La meditazione si può fare da sé o serve un insegnamento?
Scilo: Da alcuni anni mi sono avvicinato alla meditazione. Ho letto i testi “Il nuovo libro dello yoga” di Sivananda, “Lo yoga della potenza” di Evola, il “Tantra yoga” di Daniel Odier e altri…. A livello pratico ho avuto soprattutto esperienza (fai da te) di respirazione, recitazione di mantra e meditazione. Il mio quesito è questo: è possibile, agendo in maniera personale, portare avanti un percorso di questo tipo, oppure è sconsigliabile? Insomma, è indispensabile ricorrere a un maestro oppure fino a un certo punto si può agire anche da soli?
Elmar: Ciao Scilo, puoi continuare bene da solo, con l’aiuto di testi, come stai già facendo. Eppure in un certo punto entrerai in un dilemma: leggendo da solo ti soffermerai su ciò che rientra nei tuoi schemi mentali, sceglierai le pratiche che sono più consone ai tuoi schemi tralasciando le altre; praticando da solo interpreterai i vissuti secondo i tuoi schemi corporei ed emozionali. Insomma, a lungo sarà difficile uscire dai tuoi schemi. Poiché girerai su te stesso e con il passare degli anni, la pratica diventerà ripetitiva.
Per questo motivo i testi dicono che l’insegnamento è importate: per farti uscire dai tuoi schemi.
Come posso distinguere un’azione spontanea da una schematica?
Tatiana: Durante le meditazioni tantriche ho compreso molto sui miei schemi e condizionamenti, anche quelli meno appariscenti. Nei ritmi quotidiani a volte confondo un impulso improvviso, che mi porta a fare un’azione che mi getta in un mio solito schema, con un’azione spontanea che nasce dentro di me. Con la mente mi auto inganno. Come posso accorgermi nel momento?
Elmar: Ciao Tatiana, ci sono due criteri per accorgersi: l’azione che ti porta a uno schema, di solito è automatica, come un riflesso; l’azione spontanea invece è libera. La prima è ripetitiva e sempre uguale, la seconda è libera e fresca, adeguata al momento. La prima la devi fare, le seconda la puoi fare.
Nella percezione corporea la distinzione è ancora più netta: l’azione schematica è accompagnata da un senso di leggera chiusura nel corpo, in particolar modo nella respirazione. L’azione spontanea invece dà un senso di apertura nella respirazione.
Buone azioni!
Da dove iniziare a praticare la meditazione?
Esther: Quali sono i consigli che dareste a coloro che vogliono iniziare a praticare la meditazione ma non sanno da dove cominciare?
Elmar: La risposta breve è: cominciare da se stessi. Inteso non in senso scherzoso, ma come sei veramente, cioè osservare cosa sei, cosa provi, quando chiudi gli occhi, come si fa di solito. Ti siedi da qualche parte su un cuscino di meditazione, o una sedia, o a terra, non importa dove, e osservi cosa succede dentro di te, in particolar modo osserva come respiri. Tieni il respiro presente per tutto il tempo. Il respiro, ovviamente, c’è già per tutto il tempo, tu ne devi solo essere cosciente. Poi, cosa emerge nel corpo? Cosa senti? Per esempio, le dita che formicolano, il freddo sul gomito, il viso che prude, una tensione nella schiena, sii consapevole di tutte queste sensazioni. Inoltre sii consapevole dei pensieri che passano nella mente. Non pensare attivamente, ma osserva i pensieri, distanziandoti leggermente. Non sei tu il pensiero, ma tu sei colei che osserva il pensiero. Questo è il principio di ogni meditazione e lo puoi fare sempre. Potresti iniziare subito.
Michaela: Anche mentre ascolti, puoi ascoltare il respiro. Già queste tre cose sono tanto all’inizio: essere cosciente del respiro, delle sensazioni corporee e dei pensieri.
Elmar: E quando sono troppe, ridurre. Se osservo tutto quello che c’è in me, mi accorgo che c’è tantissima roba, allora è necessario ridurre. Solo il respiro e eventualmente le sensazioni corporee.
Michaela: Questo è una buon inizio. Lo puoi praticare ogni giorno per alcuni minuti. Non costa tanto.
Elmar: Oppure quando ne senti il desiderio.
Michaela: Meglio ancora. In una pausa mentre sei sul treno, mentre aspetti qualcuno…
Elmar: Il respiro è una chiave che viene enfatizzata in quasi tutte le vie spirituali, perché connette l’inconscio con il conscio. Fa da ponte: il respiro è inconsapevole, funziona sempre, anche di notte, quando dormiamo, ma al contempo lo possiamo modificare consapevolmente. Il respiro è da un lato incosciente, dall’altro lato lo puoi facilmente rendere cosciente.