Quale è la differenza tra lo yoga e il tantra?
Dorotea: Ho frequentato un corso di yoga durante l’estate che mi ha fatto molto bene. Ora sfogliando dei libri e dei siti, trovo diverse discipline che mi confondono: yoga, tantra, tantra-yoga, yoga tantrico, neo-tantra, yoga-tantra, yoga tibetano, tantra tibetano, kundalini-yoga, come pure “tantra e kundalini”. C’entra forse anche l’ayurveda? Talvolta sotto titoli diversi trovo alla fine le stesse pratiche e simili filosofie. Allora quale è la differenza?
Elmar: Cara Dorotea, hai messo il dito in un vespaio. Infatti non c’è coerenza nella terminologia. Iniziamo con la parte più semplice: tantra e yoga sono cresciuti in India come l’ayurveda, ma a parte la radice culturale comune non c’entrano nulla con quest’ultimo. L’ayurveda è una medicina e una scienza dell’alimentazione, ma non una via spirituale.
Per quanto riguarda i primi due, la cosa buffa è che in sanscrito “yoga” vuol dire “unire”, cioè: unire gli opposti, come per esempio il corpo con la mente, l’individuo con il tutto, l’ego con il divino, ecc. Il termine “tantra” significa “metodo per espandere la coscienza”. Anche se a prima vista sembrano diversi, questi due sviluppi della coscienza umana nella prassi si muovono nello stesso modo: se unisco gli opposti, si espande la coscienza, e se espando la coscienza, ogni qual volta che tocco un limite, devo necessariamente unire il conosciuto con l’inconscio.
Nell’evoluzione storica invece il tantra e lo yoga hanno preso vie opposte, il primo segue una matrice matriarcale, il secondo una patriarcale, il primo è una via femminile, il secondo maschile. Il tantra è basato sul principio dell’abbandono, del lasciarsi andare, lo yoga sul principio della disciplina e dell’esercizio.
Perciò lo yoga è stato codificato e da Patanjali in poi tutte le scuole di yoga parlano la stessa lingua e in gran parte danno gli stessi nomi alle stesse pratiche, questo vale in particolar modo per ogni asana. Anche se in Occidente lo Yoga viene associato principalmente alle posture o asana, questa via prevede molte altre pratiche, come il pranayama, i bandha, i mudra, la meditazione sullo yantra o sul mandala, le pratiche contemplative, ecc. fino ad arrivare al samadhi.
Nel tantra è tutto il contrario: è anarchico e caotico, senza sistema. Ogni maestro insegna quello che ha fatto bene a lui e a un allievo può dire l’esatto opposto di quel che ha detto a un altro il giorno precedente. Non ci sono regole e principi tranne uno: ogni metodo che aiuta a espandere la coscienza può diventare una pratica tantrica. Quando un praticante è cosciente della postura che assume mentre si piega per allacciarsi le scarpe, ha lo stesso valore come fare un asana complesso. Ciò che conta nel tantra non è quello che faccio, ma che io sia consapevole di quello che faccio.
Fin qui la distinzione sembra facile, ma il tutto va ben oltre. Quando nell’800 d.C. Padmasambhava portò il tantra in Tibet, era ancora una via semplice di matrice femminile, basata principalmente sull’espansione della coscienza. In Tibet, però, il sistema monastico del lamaismo di matrice patriarcale fuse di nuovo il tantra con elementi dello yoga, inserendo una grande quantità di visualizzazioni complesse e la recitazione di mantra nella pratica meditativa, che spesso riporta la mente del praticante dal “non-fare” di nuovo al “fare”. Perciò trovi questa confusione concettuale tra yoga, tantra e tantra-yoga.
Eppure Daniel Odier, il mio maestro tantrico che proviene dalla scuola del tantra kashmiro, spesso usa i termini yoga e tantra come sinonimi, come usa pure la parola “yoga” come sinonimo per la pratica o sadhana. Così parla per esempio dello “yoga dei sensi”, dello “yoga del sogno”, dello “yoga kundalini”, dello “yoga della non-dualità”, ecc.
Per non perdermi nel mondo dei concetti e delle etichette, quando incontro una nuova pratica, non bado tanto al nome, alla scuola o al paese di provenienza, ma mi chiedo:
· Cosa si fa o non si fa concretamente in questa pratica?
· Se la pratico per alcuni mesi, mi fa sentire bene, più vero, più profondo?
· Mi rende più cosciente dei miei sentimenti, pensieri e percezioni?
· Mi unisce agli altri, alla natura, all’esistenza?
Se aiuta a farmi stare bene e a rendermi più cosciente, continuo a praticarla, indipendentemente dal fatto se viene dal Tibet, da Timbuktu, da Toronto o da Torino, se porta la sigla di un maestro famoso o del mio vicino di casa. Se non soddisfa questi criteri, può anche avere un nome altisonante, una storia millenaria o essere stata benedetta da una serie di santi: non mi servirà granché, perché il mio corpo e la mia anima non entreranno in risonanza con essa.
Lavorare con i chakra bassi può essere pericoloso?
Anny: Pratico yoga dal 1986 ed ogni tanto cado anch’io in una deflessione d’interesse verso la pratica, per questo motivo ho deciso di frequentare un secondo corso professionale, ma il problema è sempre dietro l’angolo. Forse sono io che cerco altro. Ora quasi “per caso” mi è stato consigliato di seguire il tantra, ma ho delle paure: un mio collega di studi mi disse che la via del tantra può essere pericolosa e che ci sarebbe un testo antico che avverte di questi pericoli. Come se Dio stesso diffidasse dal provare simili estasi i comuni mortali… anche un maestro di yoga indiano una volta ci disse di non iniziare a lavorare dai chakra bassi, sempre per un certa pericolosità. Voi cosa potete dirmi?
Elmar: Cara Anny, teniamo corsi di tantra ormai ds molti anni, ma di questi “pericoli” non ne abbiamo visto traccia, se non nella mente degli umani. Lavorare sui chakra bassi è “pericoloso” soltanto per chi teme la sessualità e il coinvolgimento sentimentale con l’altro sesso. Per questo motivo molti religiosi preferiscono la castità, in India come in Occidente. E’ come con i cani: quando hai paura, mordono. Se ti avvicini come amico, ti guardano con i loro grandi occhi. Potresti partecipare ad un corso introduttivo non troppo impegnativo e osservando i tuoi processi mentali e corporei trovare poi la decisione giusta per te. In tal modo non è necessario né fidarti degli antichi testi indiani, né delle nostre parole, ma troverai la risposta in te stessa.
Mentre faccio yoga, la vita scorre, ma io non sono partecipe
John: Insegno yoga da 4 anni e ora non mi sento più a mio agio. Penso troppo all’evoluzione personale, gli esercizi stanno diventando più meccanici, non so più a cosa servono, mi manca la creatività e divento ripetitivo. Mi piace l’assioma di Krishnamurti “Non c’è alcuna via spirituale!” e sento che c’è una verità in questo. Mi sembra di fare Yoga mentre la vita scorre in parallelo. Io non sto nel fiume della vita, ma sulla riva a riflettere sul fiume. Vorrei iniziare con un nuovo metodo e pensavo al tantra, a un po’ di aria fresca.
Elmar: Caro John, aria fresca in questa situazione è sicuramente utile. Il tantra scuoterà con violenza la tua abitudine di pensare la vita, mentre lei scorre altrove. Facendo certi esercizi emozionali non credo che riuscirai a ragionare molto, ti troverai buttato nella piena e dovrai stare attento alle onde e alle cataratte. Però dopo 4 anni di tantra ti potresti ritrovare nella stessa situazione: a praticare il tantra in modo meccanico, mentre il fiume della vita scorre in un altro ramo. Perciò quando ci vedremo al primo corso, vorrei identificare con te quel piccolo spostamento mentale che serve per uscire dalla paralisi di una “routine spirituale” (vedi anche capitolo 3 del libro Tantra e meditazione) e per tornare di nuovo in flusso. Questo sarà il primo obiettivo. Il metodo, yoga o tantra o altro, è secondario.
Stimolare il primo chakra è bandito nello yoga
Livia: Salve, ho frequentato un corso di yoga e vorrei sapere perchè hanno aperto tutti chakra ma non il primo, dicendo che stimolare la kundalini può portare alla follia. In una libreria ho trovato i vostri libri e con mio marito (curioso quanto me) abbiamo cominciato a provare i massaggi e con un approccio consapevole a stimolare anche il primo chakra. Risultato: il carico di energia che credo di aver mosso mi ha sfinito. Dove ho sbagliato?
Elmar: Ciao Livia, anch’io in precedenza ho praticato lo yoga e ho sentito dire la stessa cosa. Bisogna precisare: lavorare sul primo chakra è una cosa, stimolare la kundalini è un’altra. Per quest’ultima ci vogliono esercizi molto rigorosi concentrati sul primo chakra e una disciplina ferrea. Qualche massaggio non è sufficiente, altrimenti le prostitute, i playboy, gli attori porno avrebbero tutti la kundalini alle stelle. In India hanno una paura folle del sesso e lo reprimono più dei cristiani; perciò dall’anno 1200 in poi le pratiche sessuali sono state bandite dagli ashrams indiani. E’ vero che la kundalini si può svegliare anche spontaneamente, addirittura in chi non ha mai fatto alcuna pratica spirituale, ma è raro che porti a un fenomeno psicotico. In tanti anni di corsi tra migliaia persone nessuno, con le pratiche che insegniamo, ha avuto problemi. Lavorando su tutti i chakra contemporaneamente (e in particolar modo sul cuore), l’energia svegliata nel primo si espande facilmente nei chakra superiori senza creare troppa pressione nel sistema energetico. Ciò che descrivi sembra dovuto a una pressione temporanea, probabilmente perchè non siete abituati. Se continuate con queste pratiche, respirate in modo rilassato e se una volta dovesse diventare insostenibile, un bell’orgasmo è un buon rimedio per diminuire la pressione energetica. Se un giorno verrete ad un corso, vi potrò dare dei consigli anche più specifici.