Il Counseling

Il Counseling è una relazione d’aiuto che muove dall’analisi dei problemi del cliente, si propone di costruire una nuova visione di tali problemi e di attuare un piano di azione per realizzare le finalità desiderate dal cliente.

“Il counselor è il professionista che mediante ascolto, sostegno ed orientamento, migliora le relazioni extra-personali (le relazioni nella coppia, nella famiglia, nei gruppi, nelle formazioni sociali e nelle istituzioni) ed intrapersonali (la relazione di ogni persona con se stessa). Il suo intervento non si attua su disfunzioni strutturali della persona, non ha finalità psicoterapeutiche, né di diagnosi clinica.” (ACP)

Il counselor fornisce metodi e consigli per migliorare le relazioni umane, gestire cambiamenti, risolvere situazioni difficili, prendere decisioni importanti, definire e raggiungere obiettivi, trovare soluzioni partendo dalle proprie risorse. Il counselor, in prima linea, aiuta il suo cliente ad aiutarsi.

Specifiche aree di consulenza possono essere:

  • Miglioramento della comunicazione in termini di sintonia e di efficienza
  • Consapevolezza delle proprie emozioni, pensieri, percezioni
  • Sostegno alla famiglia e all’educazione dei figli
  • Orientamento nelle fasi sensibili del ciclo della vita (adolescenza, midlife, terza età)
  • Consulenza alla coppia per la relazione affettiva e sessuale
  • Supporto alla comunicazione per comunità e aziende, dinamiche di gruppo
  • Orientamento nella realizzazione professionale, coaching per manager e imprenditori, organizational development
  • Consulenza di comunicazione aziendale, dinamiche di gruppo, organizational development
  • Supervisione per professionisti, insegnanti, medici, psicologi, legali, artisti, ecc.
  • Sviluppo personale e risoluzioni di conflitti nel proprio lavoro
  • Sviluppo transpersonale e spirituale.

Il counselor lavora con persone sane che intendono crescere, espandere la loro consapevolezza, investire nel benessere o risolvere una crisi temporanea. Il counselor interviene nella sfera della salute e non della patologia. Nel caso di una psicopatologia invia il cliente dallo psicoterapeuta.

A chi è utile il counseling

Questo corso non è una formazione in tantra (che è una via spirituale), ma in counseling relazionale (oppure counselling relazionale), cioè una disciplina che potrà arricchire la tua vita professionale, se le relazioni umane e la comunicazione sono aspetti importanti nel tuo lavoro.
Mentre il tantra, dal punto di vista culturale e commerciale costituisce una piccolissima nicchia (gli insegnanti di tantra in Italia si possono contare su due mani), il counseling è una disciplina diffusa in molte aree lavorative private e pubbliche; e si sta diffondendo sempre di più perché le persone, le coppie e le organizzazioni richiedono un maggior sostegno nei loro cambiamenti personali e interpersonali, specialmente nell’ambito della comunicazione e nella gestione delle relazioni.

Rispetto al training di tantra la formazione in counseling è meno centrata sulla relazione uomo-donna o sulla sessualità, ma sulle relazioni in generale. Perciò è, in prima linea, orientata verso persone che nel loro lavoro hanno a che fare con le emozioni e le scelte personali dei loro clienti, come: medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali, mediatori familiari e altre professioni di sostegno, insegnanti di scuola, trainers, animatori dirigenti, consulenti, coaches, legali, operatori del benessere come: yoga, shiatsu, danza, terapie naturali, altre professioni nelle quali la relazione personale è una componente importante.

Al di là del target più stretto, sentiamo spesso dai nostri allievi che approfittano dei corsi, non perché i metodi insegnati siano specifici per la loro professione, ma perché imparano a comunicare meglio con i clienti e i collaboratori, a essere più in pace con se stessi al lavoro, a de-frammentare velocemente quando sono in crisi, a essere connessi con il proprio sé e i desideri profondi mentre sono in contatto con la gente.

Accreditamento della formazione

Il counseling in Italia fa parte delle cosiddette “libere professioni”.
Ovviamente, come in tutte le professioni, non è il diploma o una norma legislativa che determina se il cliente è soddisfatto della consulenza e di conseguenza il successo del counselor (oppure counsellor) sul mercato, ma la sua capacità professionale. Questa da un lato è data da fattori soggettivi del counselor come la maturità, l’esperienza, il suo personale modo di interagire con le persone; da un altro lato dipende da una specifica formazione nelle conoscenze e nei metodi del counseling.
Perciò in tutta Europa i singoli counselors e gli istituti di formazione in counseling si sono riuniti in associazioni professionali volontarie (che non sono albi), per stabilire i criteri di qualità delle formazioni, autodisciplinarsi secondo un codice di condotta etica e farsi accreditare da un’istanza super partes. In tal modo il cliente, nella scelta del counselor con il quale intende risolvere le proprie difficoltà personali, può valutare l’aspetto soggettivo e l’affinità durante un incontro personale, mentre riceve dall’associazione una certa garanzia sul secondo aspetto: la sua professionalità.

Domande frequenti

Dopo il percorso personale, cioè il training di tantra, che dura 2 anni, si aggiunge circa 1 anno per la formazione metodologica in counseling e l’assistenza supervisionata.
Il monte orario totale di formazione counseling è di 975 ore.

Il training di tantra costituisce il percorso personale della formazione in counseling, durante il quale si lavorerà sulla propria persona nei primi due anni. Successivamente si può accedere ai metodi del counseling, durante il terzo anno. Questi ultimi non sono legati al tantra, ma sono metodi che si possono usare in qualsiasi contesto di counseling relazionale. Alla formazione partecipano medici, psicoterapeuti, insegnanti, manager, e chiunque desideri usare i metodi acquisiti nelle loro professioni.

I corsi sono residenziali e prevalentemente esperienziali, con molte esercitazioni pratiche, supportate da sessioni dimostrative e da interventi di counseling individuale.
Il ritmo è piuttosto intenso e l’orario di una giornata tipo è composto da:

08:00 – 09:00 Conduzione di una meditazione con feedback
10:30 – 13:30 Sessione: esercizi per corpo-mente-emozioni in diade o triade
15:30 – 20:30 Sessione: dimostrazioni in gruppo, teoria, sessioni individuali
22:00 – 23:00 Sessione serale: condivisione, pratiche di completamento

Nel 1937 alla Duke University negli Stati Uniti venne tenuto il primo corso in couple counseling. Il concetto di counseling si diffuse poi negli anni ’40 dopo le pubblicazioni di Carl Rogers e Rollo May con l’intenzione di assicurare un riconoscimento professionale a tutti coloro che svolgono un’attività che esige una buona conoscenza della personalità umana. Nel 1943 venne pubblicato il primo manuale di counseling per gli assistenti sociali. Approdando in Europa il counseling prese piede prima di tutto in Gran Bretagna negli anni ’70 e si espanse negli anni ’90 anche verso gli altri stati europei.

Come il mondo politico è suddiviso in una marea di partiti e partitini, così pure il piccolo mondo di una professione appena nata è caratterizzato da un’estrema frammentazione: in 15 anni di storia si sono formate 6 maggiori associazioni di counselling e alcune associazioni minori.
La maggior parte di loro è nata da una scuola o da un gruppo di scuole di counseling e tuttora solo alcune sono delle vere e proprie associazioni professionali. Mentre in alcune è palesemente visibile che proteggono gli interessi di una piccola lobby, altre sono aperte a tutti i counselors. Allora chi vuole diventare counselor e cerca un orientamento, rimane confuso, perché queste associazioni concordano sì su alcuni punti essenziali, ma adottano criteri diversi nell’ammissione dei soci, nella durata delle formazioni, nei criteri di valutazione o nell’accreditamento delle scuole.

In questo panorama assai eterogeneo, attualmente notiamo due grandi tendenze nelle attività delle associazioni: la prima è il lobbying presso il parlamento e il governo, perché il counselor venga riconosciuto come professione e regolamentato istituzionalmente. La seconda consiste nel consolidare la figura professionale del counselor nella società e sul mercato.

Con il D. lgs. 261 del 9 nov. 2007, che recepisce la Direttiva Comunitaria 2005/36/CE sulle qualifiche professionali, l’Italia ha raggiunto con un po’ di ritardo gli altri paesi europei che avevano installato le cosiddette piattaforme europee per riformare le professioni. La novità di questa legge è che lo Stato non riconosce le libere professioni (escluse quelle già organizzate in albi) come tali, ma riconosce le associazioni professionali che a loro volta definiscono le professioni, le formazioni, l’aggiornamento, il codice deontologico, ecc. Questo principio dà più elasticità alle nuove professioni ed evita che si possa incrostare in una specie di “albo” come era successo ad altre, che al danno del consumatore si sono arroccate in un sistema di regole inteso alla loro tutela, definendo addirittura i prezzi minimi sul mercato.
Questo principio è stato concretizzato nella Legge 4 del 2013 che attualmente disciplina le libere professioni, tra cui il counseling.
Per avere un quadro sul counseling in Italia da una fonte indipendente dall’appartenenza a un’associazione professionale, puoi vedere il sito www.counselingitalia.it

Con la liberalizzazione del mercato dei servizi, l’Unione Europea nel 2006 inizia a sintonizzare le varie legislazioni nazionali delle libere professioni con uno standard europeo.
In quest’ottica vale la pena vedere come è organizzato il counseling anche in altri paesi europei:

  • In Gran Bretagna i counselors e gli psicoterapeuti sono uniti in un’unica associazione, la BACP (British Assiciation for Counselling and Psychotherapy) che conta 7.000 membri.
    In Irlanda la analoga IACP conta 2.500 associati.
  • La NAC nei Paesi Bassi e la GAC in Grecia includono solo counselors.
  • In Germania i counselors, coaches e i supervisori si stanno unendo su scala nazionale, il loro movimento è meno forte, perché molti in passato si sono sistemati professionalmente come “Heilpraktiker für Psychotherapie”.
  • In Austria il counseling è regolamentato dalla legge federale. Esiste un albo professionale al quale sono iscritti circa 1.500 “Lebensberater” (il termine austriaco per counselor). Anche noi, Elmar e Michaela, ne facciamo parte.
  • In gran parte degli altri paesi, come in Italia, i counselors sono liberi professionisti che, per motivi formativi e per garantire la qualità professionale, fanno parte di associazioni di counseling.
  • In diversi paesi europei le università stanno introducendo corsi di counseling sotto forma di master o di corsi di specializzazione. Spesso, purtroppo, insegnano molta teoria del counseling a scapito dell’esercitazione pratica e sottovalutando il percorso personale.
  • Alcune scuole di counseling si riferiscono allo “standard EAC” (European Association of Counselling). L’EAC nel 1991 ha definito uno standard stabilendo dei criteri per il monte ore e i metodi impegnati nella formazione come per la condotta etica dei counselors.

In considerazione di questa situazione politica e culturale e consapevoli del fatto che è più facile proporre una formazione quando si appartiene a un organizzazione più grande che raccoglie diverse scuole, tra le varie associazioni di counseling esistenti in Italia abbiamo scelto l'ACP (Associazione dei Counselor Professionisti) che riconosce l’Istituto Maithuna srl per la formazione in counseling ad indirizzo relazionale.
Inoltre il nostro corso di formazione in counseling è conforme al 1° livello dello standard EAC (European Association for Counselling), estendibile al 2° livello dopo un certo periodo di pratica professionale supervisionata.

Sì, al di là del target più stretto, sentiamo spesso dai nostri allievi che approfittano dei corsi, non perché i metodi insegnati siano specifici per la loro professione, ma perché imparano a comunicare meglio con i clienti e i collaboratori, a essere più in pace con se stessi al lavoro, a de-frammentare velocemente quando sono in crisi, a essere connessi con il proprio sé e i desideri profondi mentre sono in contatto con la gente.

Perciò puoi prendere in considerazione:

  • se fai il venditore non impari tecniche persuasive, ma a essere più coerente nel tuo linguaggio corporeo e a osservare come i clienti risponderanno di conseguenza
  • se sei mamma, non impari a educare i tuoi figli, ma a educare te stessa sul piano affettivo, per scoprire che l’educazione dei figli poi va quasi da sola
  • se dirigi un impresa o un’organizzazione, non impari la gestione nel senso tecnico, ma a impostare le tue scelte aziendali rispetto a ciò che vuoi veramente dalla vita
  • se sei un manager o impiegato con certe responsabilità non impari a manipolare i tuoi collaboratori ma a dirigerli relazionandoti più intensamente con loro
  • se fai l’avvocato non impari la retorica per brillare in aula, ma a essere più empatico con i tuoi clienti senza identificarti con i loro problemi e a consigliarli anche sul piano umano.