Tantra

Una storia di 4.000 anni

Il Tantra, nato in India 4.000 anni fa, oggi riscontra molto interesse in Europa perchè è una via di ricerca interiore che include la passione sessuale. Insegna a rilassarci nel respiro, a scoprire il piacere dei sensi e a rivitalizzare la coppia.
Ma il Tantra indica pure come allentare le tensioni nel bacino per poterci abbandonare alle sensazioni forti della passione viscerale. Una volta che queste energie sono liberate, possiamo fare l’amore per ore oppure meditare in unione con il partner per rafforzare l’intimità della coppia.

In Occidente si è creata una certa confusione intorno al tantra e al sesso, confusione che ha una precisa radice storica.

Quando negli anni Settanta e Ottanta Osho (Bhagwan Shree Rajneesh) commentò alcuni dei più bei poemi tantrici in chiave psicologica e, al contrario degli altri maestri indiani puritani, parlò esplicitamente delle pratiche sessuali legate al tantra, molti allievi occidentali, cresciuti in un paradigma religioso dove la ricerca di Dio era associata alla rinuncia del piacere, tirarono un sospiro di sollievo. Finalmente un percorso spirituale nel quale non solo si poteva godere senza finire all’Inferno, ma che considerava addirittura il sesso come mezzo per raggiungere l’obiettivo! Siamo stati a Poona per due mesi, gli ultimi per Osho, e lui parlava soprattutto della meditazione zen. Troppo tardi per il sesso, ma non per l’insegnamento.

Osho e la sua allieva Margot Anand diedero inizio a una corrente chiamata neo-tantra: benché basata sui principi tantrici tradizionali, usava prevalentemente metodi tratti dalla psicoterapia corporea e dalla sessuologia esperienziale. In reazione alle maggiori correnti spirituali e spinti dal desiderio di dare libero sfogo alle pulsioni del corpo, finirono tuttavia all’estremo opposto: se fino a quel momento si era praticata molta meditazione con poco sesso, nel neo-tranta si faceva molto sesso e poca meditazione.

In fondo il tantra non è un’ars amandi, come molti in Occidente pensano e come i media hanno fatto credere, ma un percorso spirituale nel quale la meditazione è il metodo principale. Anche noi inizialmente siamo stati attratti dal neo-tantra per le sue pratiche sessuali, ma dopo essercene saziati abbastanza, siamo tornati al tantra tradizionale, precisamente al tantra kashmiro, insegnato da Daniel Odier, senza però fare parte di nessun lignaggio. Tantra e meditazione non sono due pratiche distinte. Meditazione è l’andare oltre tutti i limiti in uno stato di coscienza espansa. Tantra in sanscrito significa “strumento per espandere la coscienza”. Perciò meditazione e tantra essenzialmente sono la stessa cosa.

Il neo-tantra considera l’atto sessuale una tappa obbligata del percorso spirituale, e le meditazioni durante l’unione sessuale una corsia preferenziale verso la liberazione. Ma si tratta di una reazione a tremila anni di repressione sessuale da parte delle religioni piuttosto che di una caratteristica propria del tantra. Nel Vijnanabhairava tantra, il “tantra della conoscenza suprema”, il più antico testo tantrico, su 112 pratiche soltanto tre (i versi 68-70) sono esplicitamente dedicate all’atto sessuale, alcune contengono meditazioni sensuali senza riferimento al sesso, tutte le altre sono meditazioni per i tanti momenti della vita. In generale viviamo in un’epoca in cui il sesso, un tempo vietato, non è altro che una ricorsa al godimento, quasi più un dovere che un piacere. Eppure conosciamo coppie che fanno sesso una volta al mese (e nemmeno tutti i mesi) e sono felici, hanno una buona intesa e si amano. Non per tutti, quindi, il sesso è così importante. Il tantra non dice “fai sesso!”, non prescrive l’obbligo di praticare il sesso in nome della ricerca interiore, ma fornisce una guida a coloro che vogliono includere l’atto sessuale nel loro percorso spirituale. In altre parole: per raggiungere l’unione con il Tutto, non è necessario rinunciare ai piaceri del mondo, come avviene nelle tradizioni ascetiche, ma nemmeno bisogna ricercare piaceri che non si desiderano. Non importa cosa attrae il tuo desiderio, praticalo con coscienza e ti aiuterà a liberarti dai condizionamenti. Per alcuni sarà il sesso, per altri il cucinare, il calcio, la preghiera, passeggiare nella natura.
(Citato con modifiche da: Elmar e Michaela Zadra, Tantra e meditazione, Rizzoli 2006, pp.30-32)